Cure in eccesso, i rischi per la salute - QdS

Cure in eccesso, i rischi per la salute

Serena Giovanna Grasso

Cure in eccesso, i rischi per la salute

martedì 15 Ottobre 2019

Altroconsumo: il ricorso esagerato ed immotivato agli antibiotici sviluppa resistenza ai batteri. L’abuso di antinfiammatori può provocare complicazioni cardiache e può irritare lo stomaco

PALERMO – Farmaci ed esami clinici in eccesso sono altrettanto pericolosi del ricorso carente. Analisi o trattamenti non necessari possono esporre il paziente a rischi inutili, in misura molto maggiore di quanto non siamo abituati a pensare. Altroconsumo ha stilato una lista di esami il cui utilizzo è immotivatamente esagerato e i conseguenti rischi per la salute.

Iniziamo con il ricorso agli antibiotici. Benché sia una prassi diffusa, non è opportuno ricorrere con abitudine agli antibiotici per infezioni delle vie aeree superiori (come faringiti, laringiti o tonsilliti). Spesso, queste infezioni hanno origini virali e guariscono spontaneamente in pochi giorni, quindi l’uso di antibiotici che, invece, agiscono sulle infezioni batteriche, risulta inutile. Bisogna valutare l’opportunità di prescrivere antibiotici soltanto nei pazienti a rischio di estensione dell’infezione alle vie aeree inferiori (come bronchiti o polmoniti) o in caso di peggioramento del quadro clinico dopo qualche giorno. L’uso di routine degli antibiotici espone al rischio di sviluppare resistenze nei batteri ed effetti collaterali, in particolare a carico dell’intestino.

Allo stesso modo, è sconsigliato il ricorso in prima battuta alla risonanza magnetica in caso di mal di schiena o sciatalgia. Gli studi mostrano che la maggior parte delle persone con mal di schiena o sciatalgia migliorano nel giro di un mese, sia che abbiano fatto una risonanza magnetica, sia che non l’abbiano fatta. Dunque, il ricorso all’esame non permette un più rapido miglioramento. Inoltre, questo tipo di indagine sottopone l’organismo a radiazioni ionizzanti, che è meglio evitare se non indispensabile. Al contrario, è necessario sottoporsi a questo tipo di esame in presenza di gravi sintomi di tipo neurologico o sistemico o in caso di sintomi resistenti a terapia fisica e medica della durata almeno pari a sei settimane.

Siamo abituati a fare “uso” e “abuso” anche degli antinfiammatori. Questa tipologia di farmaci, se assunta con regolarità ed elevata frequenza, può aumentare il rischio di complicazioni cardiache o peggiorare le condizioni di salute di chi già soffre di pressione alta, può irritare lo stomaco e nei diabetici può portare ad insufficienza renale.

Altrettanto esagerato è il ricorso a farmaci che intervengono in caso di bruciore di stomaco. Assolutamente indicati in caso di ulcere ed esofagiti da reflusso, ma da evitare per i bruciori di stomaco banali. Nelle malattie da reflusso gastroesofageo sono utili in quanto eliminano i sintomi, ma devono essere assunti solo quando sono realmente necessari e alla dose più bassa possibile. Il loro uso continuo è probabilmente correlato a un aumento del rischio di infezioni intestinali e polmonari già nel breve termine, e di frattura ossea dopo un anno di uso.

Infine, tra gli anziani abbonda il ricorso alle benzodiazepine per contrastare i problemi di insonnia. Prima sarebbe più opportuno valutare altri metodi per migliorare la qualità e la durata del sonno. Quando, invece, si sceglie di adottare questo tipo di farmaci, si raccomanda un uso per un periodo non superiore a quattro settimane, intervallato da interruzioni. Inoltre, per continuare la terapia occorre valutare l’eventuale comparsa di effetti indesiderati.

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