Da Trapani a Santiago del Cile la storia di Violette Impellizzeri - QdS

Da Trapani a Santiago del Cile la storia di Violette Impellizzeri

Liliana Rosano

Da Trapani a Santiago del Cile la storia di Violette Impellizzeri

sabato 17 Agosto 2019

Andata via da Alcamo a quattordici anni, adesso è un’astronoma di successo

ALCAMO (TP) – Astronoma rinomata, una laurea conseguita a Bonn e un progetto internazionale tra le mani. La trapanese Violette Impellizzeri si è già guadagnata il titolo di “donna delle stelle”.

Sei stata tra le prime a vedere in anteprima l’immagine del buco nero diffusa lo scorso 10 aprile. Come siete arrivati a questo risultato e qual è stato il tuo ruolo?
“Questo successo inizia dall’Alma (Atacama large millimeter array), il progetto pubblico internazionale per cui lavoro dal 2011 a San Pedro de Atacama, nel Nord del Cile. Quando gli scienziati dell’Eht (Event horizon telescope) sono venuti con l’obiettivo di trovare il buco nero, io sono stata tra quelli che ha spinto per appoggiare il progetto creando le condizioni per una collaborazione. Il mio ruolo in questo progetto è di support astronomer, tecnicamente chiamato  “Friend of VLBI” — tutte le stazioni Vlbi hanno un “amico” tecnico, che supporta le osservazioni. A livello tecnico, nella prima fase di osservazione, durata dieci giorni e iniziata due anni fa, per osservare un oggetto così lontano abbiamo utilizzato otto telescopi in diversi continenti che puntano contemporaneamente verso lo stesso angolo di cosmo quasi a formare un’unica e gigantesca parabola. I diversi radiotelescopi sono  stati sincronizzati con un orologio atomico e i dati ottenuti da ognuno sono stati combinati attraverso algoritmi che gli scienziati hanno impiegato anni a sviluppare e poi a far girare inviandoli in Nord America e a Bonn.  A due anni dall’osservazione, i ricercatori sono riusciti a mettere insieme tutti i tasselli e a comporre la foto scattata non con luce visibile, ma usando le frequenze delle onde radio”.

In che era ci stiamo avviando?
“Intanto possiamo dire che i buchi neri non sono più fantascienza ma realtà e questo non mi sembra un risultato da poco. I buchi neri esistono così come esiste l’orizzonte degli eventi. Durante la campagna osservativa del 2017 gli obiettivi da fotografare erano due: i buchi neri al centro di M87 e quello al centro della Via Lattea, denominato Sagittarius A. Siamo riusciti a fotografare il primo buco nero ma è stato più difficile visualizzare l’ombra di Sagittarius A che continua ad essere l’oggetto della seconda fase di osservazione. A livello tecnologico, c’è stato un apporto significativo di nuove tecnologie mentre la fase narrativa che  accompagna questa scoperta ci porta ad un passo in avanti rispetto alle domande sull’origine cosmica, da dove veniamo, come ha inizio la vita. Con questa scoperta, si confermano le teorie di Einstein ma ora dobbiamo occuparci di risolvere i problemi del pianeta terra a partire dal cambiamento climatico”.

Sei conosciuta come la donna delle stelle e il mondo della scienza ha sempre fatto parte della tua vita. Quali sono i gap da colmare per avvicinare a questo mondo più donne?
“È aumentato il numero delle donne che studiano materie scientifiche e anche di quelle che ricoprono alcuni ruoli importanti. C’è un dato, anch’esso scientifico: i vertici e certe posizioni importanti restano ancora in mano agli uomini. Non è solo un problema di genere ma bisogna Investire di più in ricerca e creare  le condizioni per supportarla attraverso le sue risorse umane e le infrastrutture, sono azioni indispensabili per colmare il gap con gli altri paesi”.

Nel  2008 ti sei guadagnata la pubblicazione scientifica su Nature perché hai scoperto l’acqua più antica dell’universo. Oggi a cosa stai  lavorando?
“Torno a un progetto che amo, che é quello di studiare la polvere e il gas intorno a buco nero però un po’ più fuori. Vorrei creare una immagine in 3 dimensioni dell’emissione di acqua e altre molecole intorno ad un buco nero. Sto parlando di una regione che comunque é 1000 volte più distante dell’orizzonte degli eventi che abbiamo visto in M87. Pur essendo più distante dal centro, questo gas ci dice come “mangiano” i buchi neri e perché una parte del gas viene espulso forno – quindi é uno studio molto complementare all’immagine spettacolare che abbiamo visto”.

Come si diventa una delle poche astronome come te?
“Ci vuole molta passione per la natura, la scienza, le grandi questioni legate all’origine del mondo. Da piccola amavo osservare le stelle e mi ha sempre appassionato cercare la verità assoluta nelle cose e il senso della giustizia legato alla scientificità, alla certezza. Sono cresciuta a pane e scienza, incoraggiata ad avere un approccio scientifico da mio padre. Bisogna partire dal giusto insegnamento delle scienze a scuola. Incoraggiare i ragazzi a studiarle e soprattutto spiegarle con la massima naturalezza e passione”.

Cosa ti ha dato la Sicilia come donna e professionista?
“La solarità, la capacità di affrontare la vita con un certo stato d’animo. La generosità e poi la bellezza dei luoghi, la storia, la cultura. Sono molto legata alla mia terra dove torno ogni anno con mio marito Eric, anche lui astrofisico e i miei due figli, Raphael ed Eleonore. In Sicilia nasce l’amore per la scienza ed è lì che ho iniziato i miei primi studi”.

Quali saranno le prossime scoperte eclatanti?
“Ci saranno ancora tante sorprese dall’osservazione di Sagittarius A. La prossima grande notizia verrà dal sistema solare, magari da Marte o Venere, ma non posso svelare niente”.

Cosa pensa Violette dei terrapiattisti e di un eventuale ritorno in patria?
“Li trovo carini, innocui volendo. Sono gli anti-vaxx, i populisti, i qualunquisti che mi preoccupano”. Il ritorno in patria sarebbe bello ma ci devono essere le condizioni strutturali e intellettuali”.

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