Democrazia in pericolo - QdS

Democrazia in pericolo

redazione

Democrazia in pericolo

Salvo Fleres  |
mercoledì 07 Febbraio 2024

Sono convinto che la democrazia abbia bisogno di un proprio carburante, che deve costantemente alimentarsi di alcuni elementi

Ogni giorno provo a contribuire al dibattito nazionale sui vari temi di attualità con qualche considerazione personale. La domenica mi riservo uno spazio per “divagare” e far volare la mente oltre i problemi che ci assillano più di frequente. Ebbene credo che, al di là delle opinioni di ciascuno, partecipare alle discussioni che ci riguardano da vicino o che riguardano argomenti aventi valenza universale sia molto importante. Sono convinto che la democrazia abbia bisogno di un proprio carburante, che deve costantemente alimentarsi di alcuni elementi: la capacità di discernimento, la cultura, l’informazione, la conoscenza dei pilastri fondanti dello Stato, il buonsenso, ecc.

Il nostro Paese, purtroppo, immagina di mantenere in piedi un modello di democrazia che pretende di poter fare a meno di questi elementi e non si rende conto di correre un grave rischio. Mi riferisco al rischio che la democrazia stessa venga percepita in maniera non corretta e che per questa ragione possa essere messa a rischio da chi fonda la propria azione politica sull’ignoranza, sulla suggestione e sulla disinformazione.

La percentuale di ignoranza funzionale

Intendo dire che fino a quando, nel nostro e negli altri Paesi, la percentuale di ignoranza funzionale si manterrà alta, fino a quando qualcuno penserà che la democrazia è il diritto di chi vince di governare e di poter fare quello che vuole, trascurando il fatto che è anche il diritto di chi perde di essere rispettato e di poter aspirare a governare in un momento successivo, la democrazia sarà in grave pericolo. Così come, purtroppo, sarebbe in pericolo se dovesse abbassarsi il livello di libertà, ove mai qualcuno pensasse che un tale delicatissimo concetto possa non coniugarsi con quelli di responsabilità e di solidarietà.

Insomma, per uscire da qualsiasi metafora, come dimostra ciò che accade sui social e per le strade e come confermano sia l’elevata percentuale di voti di protesta sia il crescente astensionismo, il nostro Paese non può continuare a trascurare la cultura, l’istruzione e l’informazione, se non vuole correre il rischio di consegnarsi a regimi che, per loro natura, sono molto distanti sia dal concetto di democrazia sia da quello di libertà.

Occorre tenere alto il livello di istruzione

Per raggiungere l’obiettivo di mettere tutti i cittadini nelle condizioni di capire ciò che leggono, di rendersi conto dei motivi che provocano le decisioni, anche difficili, che vengono adottate dalle diverse istituzioni, per ragionare in autonomia, sottraendosi alle verità confezionate ed abilmente somministrate dalla “disinformatia” e dal “genio comunicatori”, è indispensabile che lo Stato si preoccupi di tenere alto il livello di istruzione, ma non solo nel senso nozionistico del termine, bensì anche nel senso dell’apprendimento e dello sviluppo delle capacità logiche di ciascuno. Gli spot contro “le bufale”, che la Rai sta opportunamente diffondendo in queste settimane, vanno certamente bene, aiutano senz’altro le menti semplici a diffidare di certe notizie e di certe testate, ma non sono sufficienti, bisogna fare di più e bisogna partire dalla scuola. La pubblica istruzione italiana deve costituire il primo baluardo di difesa in quella strisciante guerra che vorrebbe travolgere la libertà e la democrazia puntando sull’ignoranza, sull’incapacità di comprendere quello che ci accade intorno, ovvero su un mal risposto buonismo, secondo il quale basterebbe sempre “porgere l’altra guancia” per risolvere qualsiasi conflitto.

Neanche un forte intervento sulla scuola rischia di essere sufficiente

Tuttavia, nonostante gli auspicabili buoni propositi, neanche un forte intervento sulla scuola rischia di essere sufficiente, se le più importanti istituzioni del Paese non la smettono di pensare che “con la cultura non si mangia” o che i media debbano soltanto informare e vendere copie e non anche formare cittadini e società. L’Italia, le sue tradizioni, la sua storia, il suo patrimonio, i suoi abitanti si difendono, ovviamente, sostenendo l’economia, le infrastrutture, il rispetto dell’ambiente, l’autonomia energetica e tanto altro, ma anche rafforzando in maniera significativa l’istruzione, la cultura, generale e civica, e l’informazione libera e democratica.

Suvvia, non è così difficile, ed anche se si tratta di interventi costosi è sempre meglio disporre misure preventive, invece che spendere denaro quando è troppo tardi.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017