Denuncia dell’Anci Sicilia, default in 100 Comuni senza Piano aziendale - QdS

Denuncia dell’Anci Sicilia, default in 100 Comuni senza Piano aziendale

Carlo Alberto Tregua

Denuncia dell’Anci Sicilia, default in 100 Comuni senza Piano aziendale

martedì 14 Gennaio 2020

L’AnciSicilia ha gettato un grido d’allarme: 100 dei 390 Comuni sono sull’orlo del dafault. Vero. Ma ve ne è una ventina che, invece, ha dimostrato virtù amministrative. Citiamo, ad esempio, San Teodoro, Sambuca, Montalbano Elicona, Sant’Agata Li Battiati, Aci Bonaccorsi, Castelbuono ed altri.
In questi paesi i sindaci hanno dimostrato equilibrio e competenza. I bilanci sono in attivo, le tasse comunali in diminuzione, la raccolta differenziata degli Rsu ai massimi, la pulizia delle strade più che buona, immobili pubblici restaurati e personale sufficiente ma al minimo, i crediti (residui attivi) esatti, evasione al minimo.
La sana gestione, di cui vi abbiamo elencato alcuni parametri, non è comune alla stragrande maggioranza degli enti locali, i quali sono amministrati male ed hanno i loro parametri gestionali lontani da quelli dei Comuni virtuosi.
Si può comprendere come le città metropolitane abbiano difficoltà, e con esse i capoluoghi delle stesse, perché è enormemente più difficile amministrare centri con 700 mila abitanti come Palermo o 300 mila come Catania. Ciò non toglie che anche su grandi dimensioni, se codesti capoluoghi si munissero di un efficiente Piano aziendale, ovviamente redatto da competenti, anch’essi potrebbero ottenere quei risultati che onorerebbero i primi cittadini e le loro giunte.


Il buon andamento dell’amministrazione degli enti locali è affidato alle relative burocrazie e quindi al loro funzionamento efficiente. Per ottenere tale risultato, occorre che i Piani aziendali, cui prima si accennava, siano attuati nelle loro parti di programmazione, gestione, esecuzione e controllo.
In quasi nessun ente locale siciliano vi è un sistema di controllo di gestione che funzioni e, per la verità, non vi è neanche nell’ente Regione, che dovrebbe dare l’esempio. La Corte dei Conti ha sottolineato che non vi è nessun controllo se non di carattere formale, anzi ha aggiunto che si sono verificate gravi irregolarità, effettuate spese senza utilità, vi sono state anomalie e criticità, l’inefficienza l’ha fatta da padrona.
Che doveva scrivere di più la Corte dei Conti? Non sappiamo se chi doveva ascoltare ha fatto orecchie da mercanti.

I Comuni siciliani hanno scarsa progettualità, non sono in condizione di utilizzare le notevoli risorse europee e statali disponibili. Usano poco i prestiti della Cassa depositi e prestiti (Cdp), destinati unicamente ad infrastrutture.
In Sicilia c’è bisogno di tutto, vi è la disponibilità finanziaria ma i Comuni non hanno la capacità professionale per utilizzarla, con la conseguenza che tutto rimane bloccato. Non si realizzano progetti, stilati rigorosamente secondo le norme europee, e quelli che si realizzano in parte non vengono accolti.
La Regione lamenta proprio la carenza di progetti provenienti dai Comuni nonostante vi sia un fondo progetti cui gli stessi possono attingere, ma lo fanno con molta parsimonia.
Certo, in Sicilia la mafia è una cappa e con essa l’evasione fiscale, la corruzione e l’inefficienza della Pa. è chiaro che così l’ambiente è difficile e i sindaci non sono nelle migliori condizioni per affrontare le difficoltà. Tuttavia, una ventina di essi sono riusciti a superarle.


Non si capisce perché la bravura di tali pochi sindaci non si estenda a tutti nel tentativo di emulazione del buono, che c’è, anziché lasciarsi andare alla inutile lamentazione che è la dimostrazione di una incapacità e di una infelice scelta degli elettori che non sono capaci di far diventare loro sindaci i migliori cittadini anziché i peggiori, capaci solo di radunare il consenso con il metodo clientelare, basato sulla cultura del favore e non su quello dell’interesse generale.
Ed arriviamo al nodo della questione oggi esaminata: l’ignoranza dilagante nella popolazione siciliana che non consente ai propri cittadini di capire bene la fenomenologia negativa per contrastarla adeguatamente scegliendo i migliori e non i peggiori.
Nella responsabilità di quanto indichiamo vi è una grande parte di essa che riguarda proprio i cittadini, i quali non si acculturano adeguatamente, per cercare di comprendere quello che accade, perché accade e come accade: un vero peccato.

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