Detenuti in Sicilia, un lavoro per rinascere - QdS

Detenuti in Sicilia, un lavoro per rinascere

Roberto Pelos

Detenuti in Sicilia, un lavoro per rinascere

venerdì 10 Novembre 2023

Approvato da Cassa ammende il bando, di cui la Regione è capofila, per il reinserimento sociale. Il progetto durerà 18 mesi con un fondo da 2,6 milioni di euro rivolto a 200 persone

PALERMO – Duecento persone, detenute o sottoposte a misure e sanzioni di comunità, saranno coinvolte in un progetto per la realizzazione di percorsi di inclusione sociale o di inserimento lavorativo grazie all’assessorato regionale della Famiglia e delle politiche sociali, che ha emanato un avviso rivolto agli enti del terzo settore interessati a partecipare alla partnership per l’attuazione degli interventi e dei servizi.

Il progetto, presentato dalla Regione Siciliana che ne è anche capofila, è stato approvato dalla Cassa ammende, ente vigilato dal ministero della Giustizia, e avrà una durata complessiva di 18 mesi. L’importo totale è di 2,6 milioni di euro: due milioni finanziati dalla Cassa delle ammende e 600 mila dalla Regione. È prevista, nel progetto, la collaborazione degli istituti penitenziari dell’Isola, per il tramite del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, del Centro per la giustizia minorile per la Sicilia e degli uffici di esecuzione penale esterna. “La detenzione deve necessariamente avere un fine rieducativo, così come sancito dalla nostra Costituzione” ha sottolineato l’assessore Nuccia Albano. Il Quotidiano di Sicilia l’ha intervistata.

Assessore Albano, quali sono le maggiori difficoltà che incontrano in Sicilia i detenuti nel reinserimento nel mondo del lavoro?
“L’azione progettuale è rivolta prevalentemente ai detenuti in fase di dimissione dagli Istituti penitenziari che, in assenza di modelli alternativi alla criminalità, rischiano di essere coinvolti nuovamente nei circuiti criminali con un conseguente elevato tasso di ricaduta nella commissione di reati. Il momento a più alto rischio di esclusione sociale è rappresentato dalla fase di dimissione dagli Istituti, momento in cui da un lato, avviene un netto cambiamento, dall’altro, l’assenza di un sostegno per far fronte alle necessità giornaliere. Non poter contare su uno stipendio può rappresentare un serio ostacolo al reinserimento e aumentare il rischio di tornare a delinquere”.

Il bando regionale per il reinserimento socio-lavorativo dei detenuti è rivolto a 200 persone. In base a quale criterio vengono scelte?

“Sono gli istituti penitenziari a scegliere i detenuti in base alla loro condizione. I destinatari del progetto sono le persone in uscita dal circuito penitenziario, in esecuzione penale esterna o sottoposti a misure e sanzioni di comunità, in carico agli Uffici di Esecuzione penale esterna delle regioni meno sviluppate, ai quali offrire percorsi di inclusione socio-lavorativa”.

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