Digestori fra incentivi inadeguati e sussidi inutili - QdS

Digestori fra incentivi inadeguati e sussidi inutili

redazione

Digestori fra incentivi inadeguati e sussidi inutili

venerdì 03 Dicembre 2021

Nuovi incentivi per la produzione di biometano e i fondi del PNRR per l’economia circolare

di Chicco Testa
Presidente di Fise Assoambiente

Per sostenere la realizzazione di impianti di digestione anaerobica dei rifiuti urbani il Governo sta mettendo in campo due importanti strumenti economici: i nuovi incentivi per la produzione di biometano e i fondi del PNRR per l’economia circolare. Sui nuovi incentivi al biometano circola la bozza di un decreto che sta suscitando molte polemiche, perché limita di fatto l’economicità degli impianti di digestione alimentati da frazione organica da rifiuti urbani. L’avviso per i fondi PNRR poi dedica una quota di circa 450 milioni di euro agli impianti per la frazione organica (compostaggio e digestione anaerobica), ma solo se presentati da gestori pubblici attraverso ATO o i comuni.

Che di impianti di digestione anaerobici ci sia bisogno non ci sono dubbi. Al 2035 si stima una raccolta differenziata di rifiuti organici di 8/10 milioni di tonnellate, l’attuale capacità impiantistica nazionale di digestori anaerobici è pari a 4 milioni di tonnellate, ne mancano quindi per 6 milioni. Si tratta di fare nuovi impianti oppure di trasformare gli attuali impianti di solo compostaggio, che valgono 3,9 milioni di tonnellate.

Gli operatori economici si stavano muovendo con progetti in fase di realizzazione o di autorizzazione, che già valgono circa 1,6 milioni di tonnellate, forse di più. Intorno a questo tipo di impianti la contestazione NIMBY sembra essere più attenuata rispetto ad altre tipologie impiantistiche. Insomma i progetti stavano andando avanti. Naturalmente gli operatori si sono mossi anche sostenuti dal generoso incentivo economico introdotto negli anni scorsi. Questo slancio degli operatori rischia di essere messo a rischio dal nuovo testo del decreto incentivi, che riduce il valore dell’incentivo ad una soglia troppo bassa, penalizza l’uso della frazione organica da rifiuti urbani e non include il potenziamento di impianti già esistenti. Le associazioni delle imprese hanno manifestato la propria preoccupazione al Governo chiedendo con forza una modifica della bozza.

In questo quadro non si sentiva un particolare bisogno di sussidi pubblici a fondo perduto, derivanti dal PNRR, specie se destinati ad una parte di operatori (quelli pubblici) e non a tutti gli operatori economici interessati. Il finanziamento ad alcuni impianti da parte del MITE rischia di alterare mercato e concorrenza, favorendo i gestori pubblici a svantaggio dei privati, consentendo ad una parte di primi di offrire capacità di trattamento a prezzi artificialmente più bassi dei competitors. Materia di Antitrust quindi, cui è stato indirizzato uno specifico quesito.

Insomma al fronte di un forte dinamismo del mercato e degli operatori i decisori pubblici sono riusciti in modo incomprensibile e paradossale a rendere tutto complicato rischiando di scoraggiare gli investitori. Quello che serviva invece era una drastica semplificazione dei processi autorizzativi, ancora lunghi e imprevedibili, per dare certezza alle imprese che possono finanziare gli investimenti con risorse proprie anche senza sussidi pubblici, peraltro distorsivi.

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