Direttiva europea “Auto elettriche” - QdS

Direttiva europea “Auto elettriche”

Carlo Alberto Tregua

Direttiva europea “Auto elettriche”

martedì 11 Aprile 2023

Una svolta nell’automotive

L’Unione Europea ha approvato un regolamento che vieterà dal 2035 la vendita di auto a trazione termica. Dal che ne deriva che le industrie del settore potranno produrre solo auto alimentate con energia elettrica, nonché – a richiesta accettata dalla Germania – con auto alimentate da e-fuel, cioè da carburante a base di idrogeno e carbonio non fossile.
La deroga al principio generale dell’elettricità è stata accettata dall’Ue perché quest’ultimo carburante ha emissioni quasi a zero.

Il nostro Paese ha tentato di avere una seconda deroga al principio generale e cioè la produzione e vendita di auto alimentate da idrocarburante, il quale deriva da un processo produttivo a base di prodotti agricoli e scarti organici. Anche questo carburante è a bassissima emissione, ma a Bruxelles non ne hanno voluto sapere.
La Commissione europea ha detto no anche alla Francia che voleva inserire il principio di motori alimentati con energia nucleare da fusione.

Cosicché, il regolamento diventerà vigente per tutti i ventisette Paesi a partire dall’1 gennaio 2035.
Questo è lo scenario, vediamo le conseguenze.
In atto, il mercato delle auto elettriche è dominato in gran parte dalla Cina ed in seconda battuta dagli Stati Uniti, ove si ingrandisce sempre più il colosso inventato da Elon Musk, il quale quest’anno ha abbattuto i prezzi di quasi il venti per cento, perché intende vendere all’incirca due milioni di auto.
Queste ultime hanno bisogno come materie prime di batterie e di semiconduttori, in gran parte prodotti da Cina e Taiwan.
Le industrie europee e quelle americane fanno fatica a mettersi al passo produttivo di queste due grandi categorie di materie prime, appunto batterie e semiconduttori, senza le quali la produzione di auto è contratta e fortemente limitata.
Non parliamo del nostro Paese ove ancora non ci risulta siano state insediate industrie per la produzione di batterie e semiconduttori in maniera sufficiente.

Stellantis, il colosso conseguente alla fusione del gruppo francese PSA e del gruppo Fiat, con i numerosi marchi, sta indirizzandosi verso la produzione di auto elettriche, ma trasformare gli impianti esistenti, seppure da qui al 2035, non è conforme al tempo a disposizione e comporta ingenti investimenti. Tuttavia, la concorrenza mondiale è fortissima e quindi non potrà perdere molto tempo per mettersi in competizione.

Vi sono poi i gruppi tedeschi che dominano il mercato mondiale con le auto a trazione termica. Con la deroga ottenuta dall’Unione Europea, stanno già provvedendo a trasformare i loro apparati produttivi in funzione di essa e quindi non è escluso che entro la fatidica data già indicata, saranno nelle condizioni di reggere la competizione mondiale.
Per altro, il citato Musk sta insediando una nuova fabbrica di auto elettriche nel territorio di Berlino, con a fianco una seconda industria strumentale per la produzione di batterie e semiconduttori.

La produzione di veicoli elettrici, compresi i “bisonti”, ha bisogno delle infrastrutture territoriali e cioè delle colonnine di ricarica, senza le quali i veicoli non possono circolare avendo scarsa autonomia. Infatti, seppur con batterie più moderne, ad oggi l’autonomia delle predette auto viaggia intorno ai 500/600 chilometri al massimo.

È vero che Enel, Eni ed altri stanno investendo cospicue risorse per infrastrutturare la rete autostradale e stradale italiana, ma è anche vero che essa deve essere diffusa nel reticolo di tutti i comuni d’Italia, che sono all’incirca ottomila.
Non solo, ma occorre una legge per costringere i condomini a consentire le prese di ricarica nei cortili e nei garage. Insomma, occorre una capillarizzazione della rete di alimentazione, senza di che è difficile che gli acquirenti spostino i loro acquisti dalle auto termiche alle auto elettriche.

Vi è inoltre da risolvere il problema del riciclo delle batterie esauste, creando apposite industrie di trattamento delle materie prime che le compongono, le quali diventano sempre più rare mentre la loro estrazione comporta gravi danni ambientali.

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