In vaste aree Sud negato il diritto all’acqua - QdS

In vaste aree Sud negato il diritto all’acqua

Adriano Agatino Zuccaro

In vaste aree Sud negato il diritto all’acqua

sabato 16 Ottobre 2021

Nei giorni scorsi si è discusso di “Water gap” in occasione del Forum nazionale sull’acqua. In Sicilia 25 comuni totalmente privi di fognature e 80 non allacciati ad alcun depuratore

PALERMO – In occasione della III edizione del Forum nazionale Acqua “Una risorsa circolare”, Legambiente ha denunciato che l’Italia è indietro nella gestione sostenibile dell’acqua: “È tra i Paesi europei soggetti ad uno stress idrico medio-alto: in termini di popolazione nazionale, circa il 26% è sottoposta a un forte stress idrico. L’Italia ha una rete di distribuzione obsoleta e con forti perdite idriche e non ha ancora messo a sistema il riutilizzo delle acque reflue depurate”. Il QdS ha analizzato i dati Istat più recenti per vedere rispetto ai numeri nazionali appena citati la situazione siciliana.

Nel 2020 resta stabile, rispetto all’anno precedente, – scrive l’Istat – la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle loro abitazioni, con un valore pari all’8,8%. Il disservizio investe in misura diversa le regioni e interessa quasi 2 milioni 261 mila famiglie, il 64,1% delle quali, poco meno di 1 milione 450 mila, vive nelle regioni del Mezzogiorno. La Calabria si conferma la regione con la quota più elevata di famiglie (38,8%) che lamentano l’inefficienza del servizio, seguita dalla Sicilia (22,0%). Quote modeste si registrano invece nel Nordovest e nel Nord-est (3,2% e 2,6%), mentre al Centro meno di una famiglia su dieci dichiara che il servizio di erogazione è irregolare.

Più di tre famiglie su quattro (78,3%) a livello nazionale si ritengono molto o abbastanza soddisfatte rispetto all’odore, al sapore e alla limpidezza dell’acqua. La quota di famiglie insoddisfatte è ben al di sopra della media nazionale in Calabria (36,8%), Sardegna (36,3%), Sicilia (34,9%) e Abruzzo (28,1%).

Per ciò che attiene il servizio pubblico di depurazione, l’Istat segnala che è assente per circa tre residenti su dieci. Nel 2018 il servizio pubblico di depurazione delle acque reflue urbane, garantito da 18.140 impianti in esercizio, ha trattato un carico inquinante medio annuo di circa 68 milioni di abitanti equivalenti. Nel Nord-ovest e Sud si concentra, complessivamente, più del 50% del carico inquinante depurato dagli impianti a livello nazionale. La stima della sola popolazione connessa agli impianti di depurazione delle acque reflue urbane corrisponde a circa il 70% della popolazione residente (42,3 milioni di abitanti).

La restante quota di popolazione (circa 18 milioni di abitanti) non è, pertanto, allacciata al servizio pubblico di depurazione e risiede in comuni completamente privi del servizio (339) o in comuni solo parzialmente depurati. La Sicilia, dove il 6,4% della popolazione risiede in 25 comuni completamente privi di servizio pubblico di fognatura e il 13,3% in 80 comuni privi del servizio pubblico di depurazione, è la principale destinataria delle quattro procedure d’infrazione in carico all’Italia, avviate tra il 2004 e il 2017 in campo fognario-depurativo, e dovute al mancato adeguamento degli agglomerati alla direttiva comunitaria sulle acque reflue (Direttiva 1991/271).

La mancata depurazione delle acque reflue urbane costa alla Sicilia oltre 30 milioni di euro l’anno su 65 milioni di sanzioni che l’Italia versa annualmente all’Europa. Significative le situazioni di non conformità anche in Campania, dove il 7,8% della popolazione vive in comuni completamente privi di servizio pubblico di depurazione.

Sei, per l’associazione ambientalista, gli interventi per invertire la rotta: servono interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato, separare le reti fognarie, investire sullo sviluppo di sistemi depurativi innovativi e con tecniche alternative; misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico come avviene per gli interventi di efficientamento energetico; occorre prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane e installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità in ambiente urbano attraverso misure che di de-sealing; utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi; implementare i sistemi di recupero e riutilizzo delle acque; favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali e garantire un servizio di depurazione dedicato per una migliore qualità dell’acqua di scarico.

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