Dl Caivano, procuratrice Caramanna: "Norma importante, ma finalità principale per il detenuto minorenne resta il recupero"

Dl Caivano, procuratrice Caramanna: “Norma importante, ma finalità principale per il detenuto minorenne resta il recupero”

Daniele D'Alessandro

Dl Caivano, procuratrice Caramanna: “Norma importante, ma finalità principale per il detenuto minorenne resta il recupero”

Roberto Greco  |
lunedì 11 Settembre 2023

Dl “Caivano”: la nostra intervista esclusiva alla dott,ssa Claudia Caramanna, Procuratrice della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni.

Lo scorso giovedì 7 settembre 2023, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile. Di particolare rilievo sono le novità in materia di misure cautelari per minori, l’abbassamento dell’età per l’applicazione del DASPO urbano e del c.d. “ammonimento” da parte del Questore, le misure di contrasto alle “baby gang” e le misure sul processo penale a carico d’imputati minorenni. Il Dl “Caivano” arriva in seguito alla forte onda emotiva generata da due eventi che hanno dominato le prime pagine in questo periodo, lo stupro avvenuto a Palermo lo scorso 7 luglio e di quello avvenuto, sempre all’inizio dello scorso luglio, al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, dove due cuginette di 11 e 12 anni sarebbero state violentate da un gruppo di adolescenti e le cui indagini hanno portato alla scoperta di diversi abusi commessi per mesi da un gruppo di 15 giovanissimi, tra cui 2 figli di boss della droga. L’approvazione del Dl “Caivano” segue una maxi operazione effettuata al Parco Verde, luogo dello stupro delle due minori, realizzata con oltre 400 agenti. A proposito del Dl “Caivano” interviene al QdS, con un’intervista esclusiva, la dottoressa Claudia Caramanna, Procuratrice della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni.

Procuratrice, il Dl “Caivano” sembra privilegiare l’aspetto repressivo rispetto a quello preventivo ed educativo. Qual è la sua valutazione generale?

“Ritengo, innanzitutto, importante che il tema della devianza giovanile sia stato finalmente preso in seria considerazione perché negli anni abbiamo assistito a un aumento dei casi quasi sempre più gravi.
Questo provvedimento, in realtà, è vero che potenzia molto gli strumenti repressivi, ma si occupa anche di prevenzione. Sicuramente l’aspetto del potenziamento repressivo è importante ed è molto forte in questo decreto, ma è sicuramente è correlato al fatto che, negli ultimi mesi e proprio a fronte di segnalazioni di casi per reati sempre più gravi, permaneva la consapevolezza, anche nell’opinione pubblica, che trattandosi di minori non ne avrebbero pagato le conseguenze. D’ora in poi non sarà sicuramente così perché proprio queste modifiche normative ci consentiranno di poter intervenire con maggiore incisività. Rimane il fatto che è molto importante la prevenzione anche perché il solo potenziamento dell’attività repressiva non è, a mio giudizio, la soluzione del problema. È necessario intervenire con attività educative preventive, con attività di educazione al rispetto dei diritti, degli altri e delle donne”.

Alcuni aspetti del Dl mi lasciano perplesso, come ad esempio il trasferimento dall’istituto minorile al carcere nei confronti del detenuto di età compresa tra 18 e 21 anni, ben conoscendo le attuali difficoltà delle Case Circondariali…

“Il trasferimento non è automatico, ma correlato a condotte all’interno dell’istituto minorile come il danneggiamento o le minacce, perché spesso accade che soggetti già maggiorenni pongano in essere azioni particolarmente gravi che possono creare diversi problemi all’interno degli istituti minorili. Ricorderà che in questi mesi anche all’I.P.M. di Palermo si sono riscontrati diversi episodi, sono state incendiate le celle, aggredito il personale della Polizia Penitenziaria. Si tratterà principalmente quindi di detenuti che si sono macchiati di condotte di grave turbamento dell’ordine e della sicurezza e ritengo che si farà ricorso a questo istituto in casi veramente estremi. La finalità principale per il detenuto minorenne è e rimane quella del recupero”.

Un’altra mia perplessità riguarda il divieto di utilizzo di dispositivi di telecomunicazione e servizi informatici, che ritengo poco applicabile…

“Anche in questo caso sarà complicato gestire una norma di difficile attuazione perché chi controllerà e cosa controllerà? Il rischio è che si tratti di una norma di difficile attuazione”.

Sulla base della sua esperienza, l’abbassamento dell’età per l’applicazione del DASPO urbano e del c.d. “ammonimento” da parte del Questore, sortiranno effetti positivi o rischiano di “incattivire” la nuova generazione?

“Il rischio c’è. A 12 anni è importante intervenire con provvedimenti o misure che possano essere realmente compresi dal destinatario. In questo caso si tratta di misure che difficilmente un dodicenne riuscirà realmente a comprendere. Ancor di più e in questa fase di età sono necessari, a mio parere, interventi educativi anche sulle famiglie. Ciò’ anche perché spesso le condotte devianti costituiscono il ‘sintomo’ di un disagio interiore che in questi anni abbiamo percepito come sempre più frequente e di forte intensità. Come dicevo prima il potenziamento dell’attività repressiva da sola non serve. Tutto deve essere correlato al tema del disagio minorile. A seguito della pandemia abbiamo avuto un incremento sempre maggiore di ragazzi che hanno problematiche di natura psichiatrica, che assumono sostanze stupefacenti, che assumono psicofarmaci senza prescrizione medica con ricorrenti pensieri suicidari. Il semplice divieto non so a cosa potrà portare e rischia di diventare concretamente inapplicabile”.

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