Donna non ti puoi laureare - QdS

Donna non ti puoi laureare

Antonino Lo Re

Donna non ti puoi laureare

Giovanni Pizzo  |
giovedì 16 Novembre 2023

Il dramma dei due giovani scomparsi, Giulia e Filippo. Lei si stava laureando e lui non voleva, identificando nella laurea un passaporto alla libertà

C’è qualcosa di rovinosamente ancestrale, quasi da legge islamica radicale afgana, da sharia maschilista, in questa ricostruzione delle motivazioni del dramma dei due giovani scomparsi, Giulia e Filippo. Lei si stava laureando e lui non voleva, identificando nella laurea un passaporto alla libertà ed alla emancipazione. Quindi il dramma di genere è superiore a quello brillantemente illustrato dalla Cortellesi in C’è ancora domani.

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L’uomo, fragile, insicuro, immaturo, non educato da una famiglia, dalle madri, a crescere psicologicamente sano, perde il lume di qualunque ragione. Perdita di ruolo, potere, legame malato, dietro a tutte queste storie drammatiche ci sono queste dinamiche. L’uomo del dopoguerra, lanciato verso sorti progressive, si è smarrito. La liberazione sessuale degli anni sessanta, accolta all’inizio con entusiasmo strumentale dagli uomini, ha dispiegato un sentimento dirompente. Se il corpo, e soprattutto la mente, è loro, delle donne, l’uomo, che per millenni ha avuto un ruolo di supremazia al tavolino dei secoli, spesso insegnatoli da altre donne succubi, le loro madri, sente il terreno franare sotto i piedi. E torna allo stato ancestrale, maschio e non più uomo, antropomorfo, come nel Pianeta delle scimmie. La perdita di certezze, come se tre secoli di illuminismo fossero passati invano, procura ai nuovi australopitechi, non progrediti, moderni uno shock anafilattico, con reazioni incontrollate. Gli uomini a differenza delle donne non riescono, nonostante una finta baldanza, a stare da soli. Lo cantavano già i Pooh negli anni novanta, uomini soli per madri che non li hanno mai svezzati.

In questa vicenda colpisce il simbolismo dello scarto culturale. Nel film della Cortellesi, ambientato nel primo dopoguerra, il salto emancipativo è il voto a suffragio universale, qui è lo studio, gli strumenti formativi visti come grimaldelli della libertà. Da questo evinciamo che le battaglie sul diritto allo studio erano fondamentali ma è una guerra non conclusa se in Italia il tasso di laureati è così basso, in particolare dei maschi che ricevono in partenza più aiuto delle donne. Siamo rimasti a Ipazia dopo oltre 1.600 anni. Quelli che la attaccarono allora erano Zeloti, questi di oggi sono Zeri della società. Urge come priorità del Paese/Nazione fare crescere gli zeri.

Così è se vi pare

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