Le due Italie, al Sud Bassa Velocità - QdS

Le due Italie, al Sud Bassa Velocità

Carlo Alberto Tregua

Le due Italie, al Sud Bassa Velocità

mercoledì 10 Novembre 2021

I treni non sono uguali

Il PNRR prevede risorse per le infrastrutture. Fra queste, il Governo ha deciso di far costruire la rete ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, di 445 chilometri, per farvi correre sopra i treni ad Alta Velocità. L’importo stanziato, in via del tutto provvisoria, è di circa 22,6 miliardi. Inoltre, è pendente la decisione di Mario Draghi di far costruire il Ponte sullo Stretto, con un costo per lo Stato di soli quattro miliardi (salvo aggiornamenti) e, dall’altra parte, cioè in Sicilia, la linea veloce Messina-Catania-Palermo.

Il programma è affascinante, anche se tardivo, perché ci si doveva pensare trent’anni fa per riportare in equilibrio (almeno sotto questo punto di vista) le strutture ferroviarie del Sud e del Nord.

Tuttavia, la questione accennata è ancora nella mente di Dio perché, prima ancora di mettere mani ai diversi progetti, sorgono già da parte di chi ha interesse a mantenere le risorse nel Nord, le cosiddette perplessità.

Da che cosa derivano la perplessità di questi detrattori? Dal fatto che il Mezzogiorno deve essere tenuto in uno stato di povertà, in modo che i cittadini restino in uno stato di bisogno e quindi siano soggetti manovrabili a cui si può chiedere il voto in cambio di promesse che regolarmente non vengono mantenute.

A parte la considerazione che precede, sorgono domande di una evidenza palmare, cioè: la linea Salerno-Reggio Calabria, ripetiamo di 445 chilometri, dovrebbe essere percorsa in quattro ore e quindici minuti. Ma la linea ad Alta Velocità fra la stazione centrale di Milano e quella di Roma, che è di 478 chilometri, si percorre da decenni in due ore e cinquantanove minuti. Quindi, a parità circa di chilometri, quella meridionale consentirebbe ai treni una percorrenza di ben un’ora e quindici minuti in più. Ne consegue che si tratti non più di Alta Velocità, ma di Media o Bassa Velocità.

Si pone un’ulteriore domanda: un’infrastruttura nel Sud come quella in esame, che vedrà la luce forse fra trent’anni, non è arretrata rispetto a quella esistente nel Nord? Perché si pone mano a un’infrastruttura meno moderna di quella già esistente, sulla quale viaggiano sia Trenitalia che Italo?

Anche in questo caso risulta evidente come le Italie siano due, quella del Nord, nella quale viaggiano i treni con punte fino a 360 chilometri orari, e quella del Sud, ove i treni non potranno superare la velocità di 260 chilometri orari.

Poi, addirittura, l’infrastruttura dell’Isola consentirà di far viaggiare i treni fino a 200 chilometri l’ora e non di più.

Come dire che i treni non sono uguali, come dire che le due Italie non sono uguali, come dire che la Sicilia è considerata terzo mondo rispetto alla Lombardia.

Non abbiamo visto né su carta stampata né nelle televisioni, nei siti o sentito alla radio alcuna voce che metta in evidenza quanto scriviamo. Non sappiamo se si tratti di informazione asservita ai centri di potere, ovvero di giornalisti poco informati che non pensano con la propria testa, ma con quella degli altri.

Infatti, per l’evidenza delle circostanze elencate, dovrebbe sorgere immediatamente la domanda da porre ai responsabili di Rete Ferroviaria Italiana (RFI), che dovrebbe provvedere alla costruzione delle infrastrutture: perché si trattano con questa differenza le opere del Sud rispetto a quelle del Nord?

La situazione che rappresentiamo è vecchia come il cucco. Non c’entra la Questione Meridionale; c’entrano i meridionali, che continuano a farsi vessare senza una reazione adeguata. C’entrano i parlamentari meridionali, che quando si siedono sugli scranni delle Camere, si dimenticano che li hanno votati i cittadini del Sud, che secondo la Costituzione, sono uguali ai cittadini del Nord. Però, vedi caso, quando è il momento di legiferare, l’uguaglianza fra tutti i cittadini (articolo 3 della Costituzione) si dimentica e si trattano come figli (del Nord) e figliastri (del Sud).

Dunque, non solo le infrastrutture ferroviarie del Sud sono decisamente declassate rispetto a quelle già in servizio nel Nord, ma, addirittura, ripetiamo, c’è chi dice che tali infrastrutture (Salerno-Reggio Calabria e Messina-Catania-Palermo) siano inutili e tirano in ballo le perplessità dei “No Tutto”. Una vera porcheria!

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