Due milioni alla Sicilia per i centri antiviolenza e le case rifugio - QdS

Due milioni alla Sicilia per i centri antiviolenza e le case rifugio

Serena Giovanna Grasso

Due milioni alla Sicilia per i centri antiviolenza e le case rifugio

giovedì 06 Febbraio 2020

Sulla Guri 24/2020 il riparto dei 20 milioni stanziati dal Fondo per le politiche relative ai diritti e pari opportunità. Gli interventi dovranno tendere al rafforzamento dei servizi, sostegno abitativo e reinserimento lavorativo

PALERMO – Quasi due milioni di euro alla Sicilia per il finanziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio. A tanto ammonta il riparto delle risorse stanziate in favore della nostra regione nell’ambito del decreto del presidente del Consiglio dei ministri dello scorso 4 dicembre, firmato di concerto dal ministro per le Pari opportunità e la famiglia, pubblicato sulla Guri numero 24 del 30 gennaio.

Per l’anno in corso, il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità consta complessivamente di venti milioni di euro. Dieci milioni di euro vanno al finanziamento dei centri antiviolenza pubblici e privati già esistenti nelle venti regioni italiane, mentre l’altra metà dell’ammontare complessivo è destinata al finanziamento delle case rifugio.

Il riparto delle risorse è calcolato proporzionalmente al numero di abitanti e al numero di centri antiviolenza e case rifugio operanti al 2019. Nel dettaglio, nell’Isola si contano 21 centri antiviolenza, per i quali sono stati stanziati 684 mila euro, e 37 case rifugio, a cui sono stati destinati 1,2 milioni di euro. Dunque, complessivamente sono destinati in favore della Sicilia 1,9 milioni di euro, circa il 10% delle risorse stanziate in Italia. La nostra regione assorbe il terzo ammontare più sostenuto a livello nazionale: somme più consistenti sono andate alla Lombardia (3 milioni di euro per i 52 centri antiviolenza e per le 36 case rifugio) e alla Campania (2,1 milioni di euro in favore dei 58 centri antiviolenza e delle 15 case rifugio).

Gli interventi da porre in atto grazie ai finanziamenti dovranno tendere al rafforzamento della rete dei servizi pubblici e privati attraverso azioni di prevenzione, assistenza, sostegno e accompagnamento delle donne vittime di violenza; interventi per il sostegno abitativo, il reinserimento lavorativo e più in generale per l’affiancamento nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza e azioni di informazioni, comunicazione e formazione. Ma non solo: infatti, gli interventi dovranno anche consistere in azioni capaci di migliorare le capacità di presa in carico delle donne migranti vittime di violenza e dovranno sviluppare progetti rivolti anche in favore di donne minorenni vittime di violenza e di minori vittime di violenza.

Le regioni sono tenute ad assicurare la consultazione dell’associazionismo di riferimento e di tutti gli altri attori pubblici e privati che, direttamente o indirettamente, siano destinatari delle risorse statali. Per ogni intervento finanziato, le Regioni dovranno produrre una scheda programmatica contenente la declinazione degli obiettivi da conseguire mediante l’utilizzo delle risorse, l’indicazione delle attività da realizzare per l’attuazione degli interventi, il cronoprogramma delle attività, la descrizione degli interventi e un piano finanziario coerente con il cronoprogramma. Il dipartimento per le Pari opportunità provvederà a trasferire le risorse a ciascuna regione in un’unica soluzione entro quarantacinque giorni dall’approvazione della scheda programmatica.

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