Elezioni Catania, le altre interviste ai candidati sindaco - QdS

Elezioni Catania, le idee dei candidati sindaco: dai servizi alle urgenze, come risollevare la città

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Elezioni Catania, le idee dei candidati sindaco: dai servizi alle urgenze, come risollevare la città

Salvatore Rocca  |
giovedì 25 Maggio 2023

Dopo Caserta e Trantino, ecco le idee di Drago, Savoca, Giuffrida, Lipera e Zappalà per risollevare la città di Catania.

Dopo la tavola rotonda organizzata nei giorni scorsi con Maurizio Caserta ed Enrico Trantino, candidati alla poltrona di sindaco di Catania, QdS.it ha sottoposto agli altri aspiranti primi cittadini del Comune etneo le stesse domande rivolte ai due precedenti contendenti.

A parlare, in questa occasione, sono Vincenzo Drago (Socialismo Democratico P.S.D.I.), Gabriele Savoca (De Luca per Catania e Sud chiama Nord), Giuseppe Giuffrida (Catania risorge), Giuseppe Lipera (Movimento Popolare Catanese) e Lanfranco Zappalà (Lista Lanfranco Zappalà). L’obiettivo, anche in questo caso, è stato quello di delineare le idee e i programmi che i candidati hanno in mente di realizzare in caso di elezione nella tornata elettorale del 28 e del 29 maggio prossimi.

Le risorse umane carenti al Comune di Catania

Guidare un ente come il Comune di Catania necessita che il mezzo sia efficiente. Eppure, la macchina amministrativa sembra si sia inceppata da tempo, principalmente per mancanza di personale. Come pensate si possa risolvere il problema delle risorse umane? E come intendete approntare un piano dei servizi?

Vincenzo Drago – Basta evitare di esternalizzare i servizi essenziali come la rimozione dei rifiuti e lo spazzamento che normalmente il Comune ha sempre affidato a società esterne come Pubbliservizi ed altri. E abbiamo visto com’è finita: chiudono queste aziende e la gente rimane a casa ugualmente. Tanto vale assumere personale interno anziché sperperare tanti soldi per queste partecipate e avere la possibilità, a questo punto, di dislocare le risorse. Magari passandole da un settore a un altro a seconda delle esigenze.

Gabriele Savoca – Il problema è dettato da una legge che impedisce in questo momento – e lo farà fino al 2024 – di assumere personale. Vi è una gravissima carenza di organico e questo non permette agli uffici di lavorare in maniera chiara. La cosa fondamentale sarà quella di rivedere l’organizzazione interna in modo da ricollocare delle figure in esubero e andare a coprire uffici che hanno una grave carenza. Chiaramente, andrebbe cambiata questa legge per poter assumere.

Giuseppe Giuffrida – Partendo da un dato inconfutabile, l’organico del Comune di Catania è sottodimensionato. Sicuramente si potrebbe pensare a un’opera di sensibilizzazione verso il Governo nazionale a bandire concorsi. Siccome questi sono programmi che impiegano tempi lunghi, credo che bisogna innanzitutto razionalizzare, incentivare, motivare e valorizzare il personale che spesso è poco coinvolto.

Peppino Lipera – Facendo l’avvocato da 43 anni sono abituato così: arriva una creatura umana da me, mi espone il problema, lo esamino e fornisco la mia risposta. Se non ci sediamo a Palazzo degli Elefanti e non capiamo esattamente com’è la situazione del personale, non posso dare risposte. Nonostante io abbia un curriculum che mi facilita il compito: sono stato assessore al personale insieme ai 1.700 che assunsi io con una popolazione di 8.500-9.000 persone, ora so che è molto ridotta e ci saranno problemi anche per questo.

Lanfranco Zappalà – Innanzitutto recuperare e togliere soprattutto quelle spese che sono state fatte finora, rivedere il bilancio e inserire nel bilancio quelle che sono le spese che possono servire a questa città. Questo credo sia il primo punto importante che qualunque sindaco debba fare.

Tre priorità per Catania

Quali sono le prime tre cose che farebbe non appena insediato sul piano del funzionamento della città? Mobilità, cantieri da concludere, Zona Industriale…

V.D. – Le prime tre cose: Spazzamento straordinario di questa città. In un mese questa città deve sembrare un’altra città. Due: stampare la moneta complementare. Il Comune può stampare monete complementari, già è successo in altri Comuni in situazioni di particolare difficoltà. Questa moneta consentirebbe di spendere questi soldi all’interno della città in certi circuiti. Tre: la sicurezza. Catania adesso è diventata veramente un luogo insicuro, mi sembra di essere tornato agli anni ’80. In tema di sicurezza vedo illuminazione, rafforzamento dei sistemi di videosorveglianza e, ovviamente, reclutamento di nuovi vigili urbani.

G.S. – Per prima cosa fare un’operazione verità sull’organizzazione comunale e sul bilancio per vedere gli obiettivi dei primi 100 giorni. Dopodiché, le questioni principali di Catania ce le hanno dette i cittadini: rifiuti, sicurezza e mobilità.

G.G. – La prima cosa da fare – che per me è diventata un dogma – è la legalità. La legalità deve essere a 360 gradi, cosa che a Catania manca da parecchio. Ovviamente, fatto questo, tutto diventa più semplice. Con la certezza del diritto, non si scambia più il diritto con il favore. Poi serve una partecipazione attiva dei cittadini, l’amministrazione deve pensare all’inclusione dei soggetti più deboli. Catania non deve lasciare indietro nessuno, deve essere una città solidale.

P.L. – Mettere mano al discorso della spazzatura perché non se ne può più: è un problema serio che non è stato affrontato come si doveva. Poi la manutenzione delle strade. Io immagino una casa usata, la prima cosa da fare è ripulirla e ristrutturarla. Poi ci entri e ti occupi delle altre problematiche. Secondo me amministrare la città è come amministrare un grande condominio. E poi sentire la gente. Questa deve essere una costante degli amministratori e del sindaco in particolare: ascoltare la gente. O andare nei quartieri o loro vengono da te, ma bisogna ascoltare. Aspiriamo a servire il popolo, non certo essere classe dirigente.

L.Z. – La prima cosa è una pulizia straordinaria della città. Poi la sicurezza e la viabilità in questa città. Sono le tre cose che non le dice il sindaco, ma le chiede la cittadinanza.

Digitalizzazione e cittadini

Parliamo del funzionamento dei servizi e della digitalizzazione dei servizi comunali. Pensate di utilizzare il sistema dei totem per la customer satisfaction?

V.D. – Sì, è necessario ma credo che più che la digitalizzazione – che in parte è stata avviata – bisogna reimpostare il modus operandi dei dipendenti comunali e dei servizi. I dipendenti, spesso, non sono garbati e non hanno voglia di lavorare. Io credo che bisognerebbe renderli potenziali destinatari e di recensione da parte dei cittadini. Il dipendente in questo modo è portato a meritarsi la recensione e di avere, in caso di buona recensione, un permesso premio o un avanzamento di livello. E in caso di recensione negativa, un abbassamento di livello.

G.S. – Serve digitalizzare ma serve anche un contatto diretto con il cittadino. Risulta necessario che i cittadini abbiano uno sportello – un garante dei cittadini – al quale potersi rivolgere per qualsiasi problema e per presentare le proprie istanze, che sia aperto 24 ore su 24 in presenza e online.

G.G. – Assolutamente sì, anche perché Catania pare che abbia un primato che gli viene riconosciuto. Quindi, non vedo perché non dovrebbe esserlo.

P.L. – Se la Giustizia è stata digitalizzata, come si fa a pensare a non digitalizzare tutto ciò che è possibile? Sicuramente.

L.Z. – Secondo me sì, soprattutto oggi – purtroppo – abbiamo ancora strutture veramente fatiscenti. Soprattutto abbiamo servizi al cittadino che non sono all’avanguardia.

Le ricette per arginare l’evasione dei tributi

Il Comune ha il problema dell’evasione dei tributi e della bassa riscossione? Il 50% della Tari non viene incassata e questo comporta inevitabili problemi di bilancio. Inoltre, c’è circa un centinaio di immobili non catastati che non pagano l’Imu. Cosa pensa di fare per portare a galla gli immobili fantasma e cercare di incassare somme fondamentali?

V.D. – Se noi volessimo fare il rapporto tra le aerofotogrammetrie accumulate in tutti questi anni dal Comune, basterebbe semplicemente attivarsi con delle azioni di demolizione. Il Comune può prima ingiungere la demolizione e poi provvedervi direttamente. Oppure, se l’immobile fosse effettivamente sanabile, poterlo dare in concessione ad associazioni della città.

G.S. – Bisogna vedere gli immobili e come sono stati gestiti gli uffici che avrebbero dovuto occuparsi di questo. Per la tassazione, il problema sta nel recupero delle somme. Alcune si possono recuperare e non sono state recuperate oggi perché non vi è stata un’adeguata ricerca di chi è solvibile. Per quelli che non sono solvibili la situazione è più complicata. Indubbiamente, va fatta un’educazione al pagamento dei tributi: è un problema culturale.

G.G – Gli immobili non usati dal Comune, compresi quelli confiscati alla mafia, credo che dovrebbero essere immediatamente essere messi in rete. Previa la dovuta ristrutturazione. Questo darebbe una risposta in termini di legalità e di efficienza. Mi vengono in mente le categorie dei senzatetto e dei migranti che potrebbero trovare un alloggio adeguato in tempi molto rapidi. Soprattutto, significa evitare di tenere un’immobilizzazione degli immobili che non ha senso in città dove ci sono carenze di vario tipo.

P.L. – Per i tributi che non sono stati versati il sindaco agisce politicamente. Dà ordini ai funzionari di provvedere, non vado a fare io l’ufficiale giudiziario in casa delle persone. Non è che la classe politica può sostituirsi ai detentori dell’altro potere che esiste e non si taglierà mai, che è il potere burocratico. Quindi io, come sindaco, dico ‘da oggi pensiamo a fare questo’, e da ordine lo deve fare il burocrate.

L.Z. – Innanzitutto i beni immobili sono censiti, il problema è che non sono curati. Come dico spesso, o li vendiamo o li puliamo. Altrimenti non ha senso tenerli. In quel caso li diamo alle associazioni che possono usufruirne per garantire quella che può essere qualsiasi attività da svolgere in questa città. Per quanto riguarda i tributi non è stata fatta una politica di recupero delle tasse e questa è una cosa che, francamente, fa male a tutti.

La valorizzazione della Zona Industriale

Come intende valorizzare la zona industriale, un volano incredibile di investimenti e crescita economica eppure degradata, insicura, invivibile?

V.D. – Nella Zona Industriale bisogna reintrodurre la ZES, la Zona Economica Speciale, affinché chiunque vuole investire in Zona Industriale, sia prendendo e utilizzando i capannoni esistenti sia utilizzando gli esistenti o realizzando nuovi uffici, avrebbe l’agevolazione fiscale e la semplificazione amministrativa e il Comune potrebbe incentivare quelle attività che promuovono prodotti a chilometro zero.

G.S. – La Zona Industriale va valorizzata principalmente tramite le infrastrutture. Le aziende non vengono ad investire in una città che non ha le infrastrutture e nella quale per arrivarci bisogna avere un carro armate e non un’automobile. Mi riferisco alle strade dissestate che troppo spesso troviamo in quella zona lì. Poi, la Zona Industriale di Catania sta avendo delle aziende, penso al progetto di Enel Green Power che sarà una grande possibilità per la nostra città. Tutto è collegato, se la città funziona sono sicuro che le aziende vorranno investire a Catania e in Sicilia per una questione di posizione strategica della nostra Isola.

G.S. – La Zona Industriale è una grande opportunità che Catania non deve lasciarsi sfuggire. Abbiamo grosse società che vogliono investire a Catania, nonostante le condizioni del Comune. Ma dobbiamo garantire sicurezza, illuminazione, strade, collegamenti su gomma che attualmente non mancano e risolvere il problema dell’inondazione che affligge costantemente quella zona.

P.L. – È totalmente abbandonata. Bisogna cercare anche dei rapporti internazionali. Bisogna intanto ripulire quello che c’è da ripulire e poi cercare di entrare nei circuiti industriali nazionali e internazionali.

L.Z. – Va curata la Zona Industriale per chi vuole venire qui a investire.

Infrastrutture e fondi

Per quanto riguarda le infrastrutture che servono a Catania, come immaginate di reperire le risorse necessarie? E su quali vi concentrerete maggiormente?

V.D. – In questo momento non si può parlare di infrastrutture a Catania. Siamo in fase di ‘fallimento’ e questa fase che si protrarrà per altri 5 anni non ci consentirebbe di parlare di infrastrutture. A meno che il Comune finalmente acceda – e stavolta veramente – ai progetti PNRR o a quelli del Fondo Sociale Europeo oppure al Fondo straordinario di 300 milioni che esiste per le Città Metropolitane, la prima cosa che farei – se avessi i soldi – sarebbe quella di rifare il Ponte del Tondo Gioeni. Da quando è stato tolto il traffico in quella zona è diventato assurdo. Poi, creerei un marciapiede comodo dal Faro fino a Piazza Alcalà per consentire a chiunque di andare al mare a piedi. Anche ai turisti. E per tornare in città. Ovviamente migliorerei il servizio di trasporto pubblico in elettrico.

G.S. – Penso alle scuole e agli asili che mancano in questa città o che sono in condizioni disastrose. Sicuramente la cosa più importante è volgere all’educazione dei nostri giovani, è lì che si forma una società e la classe dirigente del futuro, così come quelli che vorranno restare in questa città e viverci dignitosamente da cittadini e non da schiavi subalterni così come sono stati abituati, soprattutto a nei quartieri della periferia e dei quartieri popolari. Le infrastrutture sono, quelle necessarie, di collegamento dalle periferie al centro della città per far sì che proprio quelle periferie – che rappresentano una grossa fetta di questa città che deciderà queste elezioni – possano avere quella dignità che dovrebbe avere qualsiasi cittadino.

G.G – Noi dobbiamo distinguere tra l’ordinaria amministrazione e la straordinaria. Per la seconda abbiamo questo treno che non dobbiamo lasciarci scappare che è il PNRR. Questo ci darà una grossa opportunità. Nell’ordinaria amministrazione, noi abbiamo tante aree dismesse e inutilizzate. Abbiamo tante infrastrutture che dovrebbero solo essere messe a regime che, se valorizzate, potrebbero fare da traino per l’attività di qualunque tipo. Parlo dal punto di vista culturale, commerciale e artigianale. Catania ha una tradizione che viene riconosciuta da sempre, ma in questi ultimi anni è andata scemando perché l’attività non è stata messa in rete. Non sono stati valorizzati le eccellenze e coloro che, dal basso, producono ricchezza. Invece da noi, con la burocrazia, questa viene mortificata.

P.L. – Bisogna anche lì fare una disamina della situazione e occuparsene. I problemi si risolvono se si affrontano.

L.Z. – La prima cosa a cui pensare è la viabilità, il traffico. Le strade di Catania sono quelle e proprio su quelle dobbiamo iniziare a lavorare. Ci sono delle infrastrutture molto importanti, abbiamo visto dei palazzetti abbandonati, abbiamo visto dei campi sportivi, abbiamo visto a 360 gradi attività che possono essere svolte e che non vengono seguite perché c’è mancanza di fondi. Oppure perché non c’è progettualità in questa città, se non attraverso quei pochi fondi europei che sono arrivati dall’Europa.

Problema sicurezza a Catania

Non vi è dubbio che a Catania esista un problema sicurezza e che occorra rafforzare il controllo del territorio. Cosa intende fare se dovesse diventare sindaco, per aumentare ad esempio il numero dei vigili urbani che sono circa 200.

V.D. – La sicurezza si muove in tre vie. Bisogna illuminare le strade, non dimentichiamo che il buio è ricettacolo di malfattori. Due: incentiverei i sistemi di videosorveglianza, il cittadino non ha nulla da temere perché è onesto e se non fa nulla di male non ha problemi a sentirsi sorvegliato. Tre: assumerei nuovi vigili urbani. Adesso ce ne sono 245 a servizio pieno e 246 con contratto che scade ad agosto. Poi, in sinergia con le autorità di pubblica sicurezza e il Prefetto, coordinare un controllo del territorio più efficace.

G.S. – La sicurezza è una questione in questo momento molto calda, anche in virtù di quello che è successo nelle scorse settimane, prima all’autista dell’AMT e poi – più tragicamente – con la vicenda del turista polacco che mi ha enormemente colpito, così come molti di noi e non sappiamo darci delle risposte. I cittadini iniziano ad avere paura. Il sindaco può fare poco dal punto di vista delle competenze, perché ha solo competenze sulla polizia locale che, senz’altro, va potenziata. Però il sindaco, in quanto primo cittadino, deve partecipare e fare sentire la voce dei cittadini, anche se necessario a Roma. Sappiamo che è stato convocato un tavolo del Prefetto – forse in ritardo – con il Questore e le altre forze dell’ordine. Sicuramente è necessario far sentire a Roma il problema della sicurezza a Catania e, se necessario, chiedere l’intervento del Governo, anche con l’invio dell’esercito.

G.G – Per la sicurezza, per quanto riguarda la competenza del sindaco, io comincerei con un sistema di videosorveglianza e un coordinamento tra le forze di polizia con il personale in atto alla polizia municipale. Soprattutto, serve un’opera di sensibilizzazione. Se cominciamo a invertire il modo di vivere, credo che il modello virtuoso genera altro virtuosismo. Credo che l’emulazione in negativo non ci sarà.

P.L. – Allo stato attuale, oltre che gridare a Schifani o Meloni – se ancora resteranno lì – che dobbiamo assumere i vigili urbani, con quello che c’è dobbiamo arrangiarci. Inviterò a un tavolo il Questore, il comandante della Guardia di Finanza e dei carabinieri a sederci e vedere di razionalizzare al massimo le risorse. Sono poche, ma quelle che ci sono le possiamo razionalizzare al massimo, più di questo credo che non si possa fare.

L.Z. – La prima cosa da fare è chiedere innanzitutto un intervento straordinario. Abbiamo pochissimi vigili urbani in città per la sicurezza che può essere stradale o tra i mercati. Poi viene la sicurezza che deve essere fatta con il Prefetto e con il Questore, non è possibile avere un organico di 250 elementi quando invece in pianta organica dovrebbero essere quasi mille. Occorrono una sinergia e una concertazione con Questura e Prefettura, perché la legalità è la prima cosa, ma soprattutto la sicurezza dei cittadini, dei nostri figli e chi abita in questa città.

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