Emergenza incendi, una piaga per la Sicilia: i dati 2023 - 2024

Il disastro dell’emergenza incendi in Sicilia, una “piaga” tutto l’anno: i numeri di inizio 2024

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Il disastro dell’emergenza incendi in Sicilia, una “piaga” tutto l’anno: i numeri di inizio 2024

Simone Olivelli  |
sabato 17 Febbraio 2024

Un centinaio di ettari in fumo in 45 giorni: la Sicilia brucia anche in inverno e i dati suggeriscono una situazione veramente difficile per la popolazione e le istituzioni.

Quasi cento ettari dall’inizio dell’anno. Qualora, dopo i disastri del 2023, ci fosse ancora bisogno di sottolineare come i roghi siano una piaga che minaccia la tenuta degli ecosistemi in Sicilia, si potrebbe partire da qui.

Il dato – stando a quanto appreso dal Quotidiano di Sicilia – è stato incamerato dagli uffici del Corpo forestale e certifica, una volta di più, le difficoltà della Regione nel contrastare un fenomeno dalla matrice incerta ma certamente criminale. La novità, che si era palesata già in autunno e adesso trova conferma, sta nella destagionalizzazione: un tempo gli incendi erano confinati nei mesi più caldi e associati all’estate, ormai rappresentano un problema durante l’intero anno.

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Emergenza incendi in Sicilia, numeri impietosi: i dati

Dall’1 gennaio a oggi, sono stati 37 i roghi che hanno colpito la Sicilia. A eccezione di Caltanissetta, tutte le province sono state interessate. E per quanto la siccità si stia facendo sentire in termini di riduzione delle riserve idriche nei bacini dell’isola, le condizioni meteo consentono di poter dire che si tratti di fuochi appiccati.

Le zone più colpite dall’emergenza incendi

L’area più colpita, con più di un terzo degli incendi, è stata il Catanese, ma anche le province di Messina e Palermo hanno fatto i conti con un numero non indifferente di roghi. A livello di superfici bruciate, invece, spicca il caso di Siracusa: dove pochi incendi – stando ai dati della Regione – avrebbero distrutto oltre una quindicina di ettari.

Le criticità nelle fasi di spegnimento

Ciò che è accaduto in questi quasi quaranta giorni ha sorpreso la Sicilia in un momento in cui le difese, già apparse insufficienti durante i mesi caldi, erano ancora più basse. Sono stati quattro – tutti nella parte orientale dell’isola e per un totale di circa trenta lanci – gli interventi aerei da parte della flotta dei canadair gestita dalla Protezione civile nazionale. Per il resto, le fasi di spegnimento sono state affidate al personale a terra, tra vigili del fuoco e associazioni di volontariato. Al momento, infatti, la Regione è sguarnita sul fronte dei lavoratori stagionali dell’antincendio, la cui entrata in servizio è prevista, come da tradizione, a metà primavera. A mancare, inoltre, è anche il contributo della flotta di elicotteri di cui da tempo la Regione si dota tramite gare d’appalto.

Emergenza incendi, tra dati disastrosi e carenza di organico e mezzi

Dopo l’esperienza dell’ultimo biennio che prevedeva la disponibilità di almeno un mezzo anche nelle stagioni invernali, quest’anno la copertura temporale sarà più ristretto. La procedura di affidamento, indetta a fine 2023, attende ancora di essere conclusa. A espletare la gara è la Centrale unica di committenza, sul cui sito tuttavia le informazioni sono ferme al 28 dicembre, giorno in cui era in programma la prima seduta di commissione. “Non ci saranno ritardi – assicura il rup Salvatore Bonsangue, contattato dal Qds – La fase di esame delle offerte si è già conclusa, ma i verbali verranno caricati sulla piattaforma ad aggiudicazione formalizzata”.

Negli ultimi cinque anni, la gara d’appalto per gli elicotteri si è caratterizzata per la partecipazione delle stesse due imprese che, insieme, hanno gestito il servizio anno dopo anno.

Tensioni tra gli stagionali

In tema di antincendio, per il governo Schifani e l’assessora al Territorio Elena Pagana i roghi di queste sei settimane non sono l’unico problema. Negli ultimi giorni, infatti, malumori crescenti si stanno registrando tra gli operai stagionali. All’origine di tutto c’è la ricezione da parte dei lavoratori di lettere con cui la Regione ha comunicato la necessità di restituire somme di denaro versate a fine anni Duemila a titolo di arretrati e poi, nel 2016, ritenute “non dovute” dalla Cassazione.

Un pronunciamento che di fatto impegna il personale che annualmente viene assunto a effettuare bonifici alla Regione, che in alcuni casi sarebbero anche di importi non indifferenti. Il paradosso, infatti, è che ai lavoratori è stato chiesto non solo di restituire – nel giro di 15 giorni – le somme a suo tempo percepite indebitamente, ma di pagare anche gli interessi legali e di mora. “Rischiamo di dover versare cifre molto più alte di quelle ricevute, è qualcosa di totalmente ingiusto – commenta uno degli interessati – Molti di noi non hanno la possibilità di racimolare migliaia di euro in poche settimane. Per questo abbiamo intenzione di adire le vie legali, per ottenere quantomeno la possibilità di rateizzare i versamenti e di essere esentati dal pagamento degli interessi”.

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