Emergenza incendi in Sicilia e Sardegna, il caso Canadair

Mentre gli incendi devastano Sicilia e Sardegna il ministro aspetta i canadair dell’Ue

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Mentre gli incendi devastano Sicilia e Sardegna il ministro aspetta i canadair dell’Ue

Redazione  |
venerdì 11 Agosto 2023

Nelle Isole un disastro annunciato che si ripete ogni anno, mentre a vari livelli le istituzioni sembrano "dormire".

Ci si muove, ma l’impressione è che lo si faccia senza troppa convinzione, navigando a vista e soprattutto senza una reale idea di prevenzione. Gli incendi anche quest’anno hanno devastato il nostro Paese, colpendo con una forza distruttiva devastante la Sicilia e altre regioni come la Sardegna, che proprio negli ultimi giorni ha dovuto fare i conti con tale fenomeno, non certo inatteso.

Tra i provvedimenti presi dal Governo subito dopo le tragedie delle ultime settimane c’è l’inasprimento delle pene contro i piromani, ancora una volta tristemente protagonisti – ma ovviamente non da soli – di quanto accaduto.

Il Consiglio dei ministri, infatti, su proposta del presidente Giorgia Meloni e del ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha approvato un Decreto legge che introduce disposizioni urgenti in materia di incendi boschivi. “Si modifica – hanno reso noto dall’Esecutivo – il delitto di incendio boschivo. In particolare, si innalza la pena minima da quattro anni a sei anni di reclusione per la fattispecie di incendio doloso e da uno a due anni di reclusione per la fattispecie di incendio colposo e si prevede una nuova circostanza aggravante, ad effetto speciale dell’ipotesi dolosa, con un aumento di pena da un terzo alla metà, per avere commesso il fatto ‘con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti allo svolgimento di servizi nell’ambito della prevenzione e della lotta attiva contro gli incendi boschivi o al fine di trarne profitto per sé o per altri’”.

Incendi in Sicilia e Sardegna, un 2023 “disastroso”

“Sono oltre 53mila – ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella sua rubrica social ‘Gli appunti di Giorgia’ – gli ettari di territorio bruciati a luglio, secondo le stime dell’Agenzia spaziale europea, da incendi che per lo più vengono appiccati da piromani. Abbiamo deciso anche qui di dare un segnale alzando le pene minime per renderle effettive e introducendo un sensibile aumento di pena per il piromane che sia addirittura addetto a proteggere quei beni che invece vengono distrutti dalle fiamme”.

Il nodo della prevenzione

Dunque, ancora una volta, si pensa al dopo. Quando invece il vero vulnus della discussione dovrebbe essere la prevenzione, poiché – come affermato dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno – “qualsiasi cifra per la prevenzione degli incendi è sempre inferiore al danno che poi viene prodotto. Dobbiamo cominciare a riflettere come allocare le risorse anche in termini di prevenzione”.

E occorre anche essere pronti a intervenire, visto che per quanto accaduto in Sicilia e Sardegna uomini e mezzi non hanno saputo rispondere adeguatamente all’emergenza. “Ognuno di noi – ha detto il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, nella sua informativa alla Camera sul tema incendi – sa che in alcune aree è impossibile arrivare con mezzi di soccorso via terra: spegnere le fiamme dal cielo diventa l’unica alternativa possibile. Purtroppo i canadair, che si sono rivelati i velivoli con maggiori prestazioni per intervenire sul fronte incendi, vengono prodotti da una sola società canadese che opera in regime di assoluto monopolio. Da trent’anni a questa parte non si è trovata nessuna industria disposta a produrre simili velivoli. Obiettivo del Governo è quello di verificare con il Commissario Ue e altri Stati membri come fare ad avere una flotta aerea degna di questo nome. Noi abbiamo avanzato la richiesta di due canadair proprio nei giorni di particolare crisi, ma da Bruxelles ci è stato risposto che non c’era alcun velivolo disponibile”.

L’emergenza incendi e i Canadair attesi dall’estero

“Il problema – ha rincarato la dose il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in visita a Palermo dopo la devastazione delle fiamme – è il numero di canadair che esistono e che abbiamo a disposizione. In quella giornata abbiamo anche ricevuto la richiesta di aiuto del presidente della Tunisia, ma dalla Protezione civile mi è stato risposto che era impossibile inviare qualsiasi aiuto ad altri Paesi perché tutti i canadair erano impegnati in Italia. Purtroppo questi mezzi sono pochi anche perché la produzione è carente. Non è che la Protezione civile non funziona ma quando c’è un’emergenza di questo tipo i canadair possono non bastare”. Peccato che ci sia voluto un’altra estate infernale per rendersene conto e cercare di risolvere il problema.

Il futuro appare quindi nebuloso, quindi è indispensabile essere pronti a fronteggiare nuove emergenze. “La piaga degli incendi c’è – ha detto nei giorni scorsi il ministro della Protezione civile – e continuerà a esserci. Il cambiamento climatico non è la sola causa: c’è anche una concausa determinata dai venti di scirocco e dalle altissime temperature e, lasciatemi dire, anche dall’incuria e dalla distrazione di qualche agricoltore, perché la prevenzione si fa sul fronte pubblico ma anche sul fronte privato. Non abbiamo ancora una sufficiente diffusa cultura del rischio. Non possiamo sempre pretendere che sia il pubblico a fare la propria parte, che fa. Bisogna che la faccia anche il privato e, quindi, dobbiamo essere molto guardinghi, attenti”.

Prevenzione, prevenzione, prevenzione. Ecco la parola chiave contro gli incendi in Sicilia (e non solo). Che non significa soltanto ripulire il territorio, controllarlo ed essere pronti a intervenire prontamente, ma anche fare in modo che tutti facciano la propria parte. Ma sono le istituzioni a dover dare l’esempio. Ciò vuol dire, per esempio, mantenere aggiornati i Catasti degli incendi e i Piani di protezione civile. Perché farsi trovare nuovamente impreparati di fronte all’emergenza potrebbe costare ancora più caro, provocando ulteriori danni e causando soprattutto la perdita di vite umane.

In Sicilia nominati commissari

A livello siciliano, intanto, qualcosa inizia a muoversi. Tanto che l’assessore regionale delle Autonomie locali, Andrea Messina, ha nominato i commissari ad acta che sostituiranno le 147 Amministrazioni comunali siciliane inadempienti per quanto riguarda l’obbligo di censimento dei terreni percorsi da incendi e di aggiornamento annuale del catasto delle aree bruciate.

Il provvedimento arriva dopo numerosi solleciti nei confronti degli Enti locali ed è stato assunto a seguito della richiesta da parte del Comando del Corpo forestale della Regione Siciliana. I commissari fanno parte dell’ufficio ispettivo del dipartimento delle Autonomie locali.

“Un atto dovuto – ha commentato l’assessore Messina – ma che assume ancora maggior valore in una stagione che ha visto la nostra Isola vittima di numerosi attacchi al patrimonio boschivo e all’ecosistema. I territori bruciati a opera di piromani e incendiari continuano a mostrare la gravità della situazione e il rischio per ampie aree del nostro patrimonio naturale. Nessuno immagini di poter speculare sulle ferite della Sicilia”.

A livello nazionale, il catasto dei soprassuoli percorsi dal fuoco è stato introdotto dalla Legge numero 353 del 2000 con lo scopo di preservare da speculazioni i terreni colpiti da incendi, applicando specifici vincoli ambientali e urbanistici. Il censimento e l’aggiornamento del catasto sono compiti dei Comuni e le Regioni hanno potere sostitutivo nel caso in cui l’obbligo non venga rispettato. In Sicilia la materia è regolata dalla legge regionale numero 13 del 2022 che prevede la nomina di commissari regionali in caso di inadempienza.

Emergenza incendi in Sicilia e Sardegna, le domande del QdS al ministro Musumeci

Per comprendere le strategie del Governo finalizzate a evitare che episodi come quelli verificatisi in Sicilia e Sardegna possano capitare anche in futuro, abbiamo inoltrato cinque domande al ministro della Protezione civile Nello Musumeci. Domande, lo specifichiamo per essere chiari, rivolta non alla persona ma al rappresentante istituzionale.

I quesiti sono stati recapitati – anche via Pec – nei giorni scorsi, ma non abbiamo ancora ricevuto risposta. Li elenchiamo di seguito per completezza di informazione, ricordando sia ai lettori che al Ministero che restiamo comunque in attesa di un riscontro per rendere note queste importanti informazioni all’opinione pubblica anche nelle prossime edizioni del nostro giornale.

1) Ha inoltrato ai presidenti di Regione richiesta per avere le mappe idrogeologiche dei rispettivi territori? In caso positivo, quante di esse – e di quali regioni – sono già pervenute ai vostri uffici?

2) Ha avviato un monitoraggio delle aree del Paese a maggiore rischio sismico? Quali iniziative sono previste in caso di tali eventi?

3) Sono state disposte iniziative per aggiornare, in collaborazione con gli Enti locali, i Catasti incendi di tutte le regioni del Paese?

4) In che condizioni ha trovato il ministero della Protezione civile da un punto di vista organizzativo e procedurale?

5) In che modo la Protezione civile intende affrontare i pericoli idrogeologici e legati al cambiamento climatico – e dunque legati anche agli incendi – che si sono presentati e si presenteranno in futuro?

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