La strategia dell’Azienda del cane a sei zampe che punta alla totale decarbonizzazione entro il 2050. L’ad Descalzi: “Indispensabile un nuovo paradigma di sviluppo, da lineare a circolare”
“È indispensabile un nuovo paradigma di sviluppo che ci faccia passare da una crescita lineare ad una circolare, che possa ridurre gli sprechi, trasformare gli scarti e dare nuova vita utile a quanto già esiste”.
Nelle parole di Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, è racchiuso il percorso che ormai da diversi anni l’Azienda del cane a sei zampe ha intrapreso per approdare a un modello rigenerativo. L’obiettivo è minimizzare il prelievo delle risorse naturali, valorizzando gli scarti derivanti dalla produzione industriale, dalle emissioni e dagli scarichi. Nel sistema di sviluppo “circolare” messo a punto da Eni un ruolo centrale è occupato anche dalla CO2 che già oggi, grazie alle nuove tecnologie per la cattura e il riutilizzo, può essere considerata una risorsa piuttosto che un problema.
Sono sei i pilastri della strategia aziendale
Il primo è rappresentato dai cosiddetti “input sostenibili”: cioè il ricorso a fonti rinnovabili e alternative al posto di materie vergini ed esauribili. È un po’ quello che sta succedendo, per esempio, a Gela dove la Bioraffineria prevede di sostituire entro il 2023 gli oli vegetali con materie prime secondarie, come gli oli esausti della ristorazione. Il rifiuto dunque diventerà combustibile attraverso un processo di rigenerazione, senza impattare sugli equilibri dell’ecosistema.
Il secondo pilastro di Eni è l’eco design, cioè la progettazione di soluzioni in grado di migliorare l’efficienza dei processi e così ottimizzare le risorse, allungare il ciclo della vita, nonché infine la riciclabilità dei manufatti. La già citata anidride carbonica, invece, costituisce il terzo pilastro e viene intesa come un flusso di materia da ridurre, riutilizzare, riciclare, rimuovere e bilanciare per quella parte residuale presente in atmosfera. Il prodotto dunque diventa un servizio e l’obiettivo, in cui si sostanzia il quarto pilastro, è quello di massimizzarne la durata così da limitare la creazione di nuovi beni. Ad esso si collega il quinto pilastro, cioè l’estensione della vita utile dei prodotti fino a che (sesto pilastro) essi stessi possano essere valorizzati in nuove forme e con nuove funzioni.
Concretamente la svolta di Eni in ottica sostenibile è avvenuta con l’apertura sul territorio nazionale di ben due Bioraffinerie, a Venezia e a Gela, che rappresentano oggi il fiore all’occhiello di una strategia che punta a decarbonizzare tutti i prodotti e i processi entro il 2050. Accanto ad esse, non vanno dimenticati gli impianti “Waste to fuel”, tecnologia messa a punto dal Centro ricerche per le energie rinnovabili e l’ambiente di Novara per trasformare i rifiuti solidi urbani in bio olio con recupero dell’acqua. Non solo: tra gli altri progetti di Eni, occorre citare quello per la valorizzazione dei pneumatici fuori uso e quello per produrre biometano.
Per attuare una transizione efficace verso un sistema economico sempre più circolare, Eni ha stipulato circa 90 Accordi e Partnership con soggetti privati, pubbliche amministrazioni ed enti di diversa natura. In tale contesto, la spinta propulsiva della ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie giocano un ruolo essenziale.
Ma fondamentale è anche la collaborazione e la sensibilizzazione delle comunità locali. Per questo l’azienda ha avviato negli anni una serie di iniziative concrete per promuovere modelli di sviluppo sostenibile. Tra questi rientra il progetto “Riusiamoli” attraverso cui Eni promuove nelle scuole la gestione sostenibile delle risorse con il recupero degli oli alimentari esausti, l’economia circolare, l’agricoltura bio-sostenibile e l’inquinamento marino. Altro progetto che va in questa direzione è “Rivending”, iniziativa adottata da Versalis ed Eni per il recupero e il riciclo di bicchierini e palette in polistirene dei distributori automatici: il materiale riciclato alimenta l’impianto Versalis di produzione di polistirene espandibile.
Infine, non si può dimenticare l’impegno per formare nuove generazioni di imprenditori “green”: dal 2020 Joule, la scuola di Eni per l’impresa, favorisce lo sviluppo di startup innovative e sostenibili attraverso percorsi ad hoc per i giovani e un acceleratore dedicato alla decarbonizzazione, alla lotta al cambiamento climatico e all’economia circolare.