Enrico Letta tira la volata a Miceli come sindaco di Palermo - QdS

Enrico Letta tira la volata a Miceli come sindaco di Palermo

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Enrico Letta tira la volata a Miceli come sindaco di Palermo

Antonio Schembri  |
giovedì 09 Giugno 2022

Dal palco montato a fianco del Teatro Massimo il leader Dem tira la volata di Franco Miceli, candidato sindaco della coalizione di centrosinistra

Dire no alle ambiguità dietro cui si nascondono i vizi che hanno danneggiato per decenni la società siciliana; e, con altrettanta forza, dire sì alla trasparenza. Ne occorrerà molta per assolvere il compito, oggi enorme ancora più di prima, di amministrare una capitale euro-mediterranea finora mai riuscita a giocare il ruolo che le compete; e che da anni si ritrova condizionata, se non schiacciata, da una crisi economica e morale, nella quale temi e scenari in apparenza sopiti tornano a galla a neanche 4 giorni dal voto.

Nell’attesa dei chiarimenti sull’arresto per scambio elettorale politico-mafioso  di Pietro Polizzi, candidato di Forza Italia al Consiglio Comunale di Palermo che, secondo la Procura avrebbe stretto un patto con i costruttori Sansone, storici alleati del capomafia Totò Riina, il segretario del Pd Enrico Letta, ieri a Palermo in queste ultime ore di campagna elettorale per le amministrative di questa domenica, esorta a considerare che sinistra e destra non sono affatto orientamenti politici estinti: la loro supposta scomparsa è invece “una grande baggianata per fregare le persone”.

Dal palco montato a fianco del Teatro Massimo il leader Dem tira così la volata di Franco Miceli, candidato sindaco della coalizione di centrosinistra che vede insieme Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, con l’appoggio di Sinistra civica ecologista e della lista civica Progetto Palermo.

Una campagna elettorale che – ha sottolineato Letta – comincia proprio adesso: “negli ultimi anni, non solo in Italia, sono stati numerosi i casi in cui l’esito del voto è stato deciso solo nelle ultime 48 ore, lavorando sul convincimento del bacino degli indecisi che a Palermo appare molto vasto”.

Inutile e dispersivo attendere o sperare nel ballottaggio di fine mese, votando prima altri candidati: “La partita reale è il 12 giugno ed è tra due contendenti, con visioni nettamente diverse per Palermo”. Nel capoluogo siciliano, ultradecennale laboratorio sociale e politico d’Italia, il voto amministrativo sarà il primo vero test del ‘campo largo’ propugnato da Letta, col proposito di farlo diventare un modello politico nazionale. Metodo complicato, quello della coalizione con i 5 stelle. Da sperimentare con le primarie per la scelta del candidato governatore alle regionali del prossimo autunno in Sicilia: “è il percorso per rendere i cittadini protagonisti della politica nel Paese, anziché lasciarli in balìa di ciò che viene deciso con rapide riunioni a due”.

Il riferimento è ai due leader della destra, Salvini e Meloni, che “agiscono come se i partiti che guidano fossero di loro proprietà: ciò che qui in Sicilia viene replicato dagli accordi tra Micciché e Musumeci. La nostra colazione vuole essere invece di tutti i cittadini e per questo credo fortemente nel sistema delle primarie”.

La politica climatica

Cosa vogliano significare, oggi, sinistra e destra Letta lo ha richiamato durante il comizio riferendosi a quanto accaduto, sempre nella giornata di ieri, al Parlamento di Strasburgo: le destre hanno votato compatte contro la direttiva Ets, uno dei testi chiave del pacchetto FitFor55 varato la scorsa estate dalla Commissione Ue per rafforzare la politica climatica dei 27 Stati per arrivare a ridurre le emissioni nocive del 55 per cento entro il 2030. Una votazione rivelatasi assai controversa: tra i 340 no (mentre i si sono stati 265 e 34 gli astenuti) che rispediscono la riforma in commissione Ambiente, si sono contati infatti anche i voti del gruppo S&D (Socialists & Democrats), di cui fa parte il Partito democratico.  Un esito che frantuma clamorosamente la cosiddetta ‘maggioranza Ursula’ proprio di fronte al Green Deal, la progettualità cavallo di battaglia dell’attuale legislatura Ue, a causa di due opposte motivazioni: la destra perché reputa la politica sulle emissioni troppo severa; la sinistra perché la giudica troppo morbida.

Una situazione ha sollevato un polverone di polemiche in Italia, soprattutto da parte del Leader di Azione, Carlo Calenda e della stessa presidente di Fratelli d’Italia: “è stato di fatto affossato uno dei provvedimenti principali del pacchetto a causa di un approccio ideologico della sinistra che finisce per danneggiare non solo l’economia ma anche la difesa stessa dell’ambiente”, ha detto Meloni.

Critiche alle quali il segretario Dem ha risposto rimarcando l’accento sugli emendamenti con cui le destre hanno stravolto un piano così fondamentale per contrastare il cambiamento climatico, confermandosi come protagoniste in negativo in Europa: “Loro sono a favore del nero fossile, noi siamo per il green e spingiamo per l’approvazione di regole che impegnino i paesi membri a abbassare le emissioni”, ha rimarcato il segretario Dem a Palermo. La visione della destra, in particolare quella italiana, dice Letta, “è concentrata solo sul presente: sull’oggi, il subito e l’io. Noi, oltre al presente, vogliamo guardare al domani per costruire un futuro più pulito per la collettività”.

La questione “salario minimo”

Sempre in ordine alle politiche comunitarie, da Palermo Letta non ha mancato di plaudire all’approvazione dell’accordo relativo alla prossima direttiva sul salario minimo. “L’Italia – ha detto –  è uno dei sei su 27 paesi membri che non ha ancora una retribuzione minima totale tutelata dalla legge. Dobbiamo colmare questo ritardo, anche per calibrare meglio le funzioni del reddito di cittadinanza. Il salario minimo serve a assicurare una paga dignitosa in quegli accordi non coperti dalla contrattazione collettiva: è quindi un modo per far sì che l’articolo 1 della nostra Costituzione venga applicato senza calpestare la dignità del lavoro”.

Un osservatorio speciale per tutta l’Europa

Il risultato elettorale di Palermo sarà un ‘osservato speciale’ in tutta Europa. “Se a vincere dovesse essere il candidato sindaco del centrodestra che ha disertato le celebrazioni per i 30 anni dalla strage di Capaci, sarebbe una pessima scelta per la quinta città d’Italia” – afferma Letta. Il quale ha richiamato di voltare pagina in questo momento in cui, con il Pnrr, sta per partire il più grande investimento finanziario della storia d’Italia: “risorse strategiche da non lasciare nelle mani di persone incapaci di usarle; e che forse è meglio che non siano in grado di usarle”.

La polemica con Dell’Utri

In questo quadro il candidato di centro-sinistra Franco Miceli mette l’accento sulle direzioni dell’ultimo mese e mezzo di campagna elettorale: “Marcello Dell’Utri è arrivato da Milano per convocare i maggiorenti delle forze di centro-destra e indurli a convergere sul nome di Roberto Lagalla. Qual è stata la ragione di venire a imporre questo input”? Sempre dal palco, ieri Miceli ha attaccato il suo avversario con riferimento riguardo al sostegno di Totò Cuffaro alla sua candidatura: “dico al professore Lagalla che Maria Falcone aspetta ancora una risposta alla sua richiesta di rinunciare a candidare uomini che hanno avuto e hanno a che fare con la mafia. Non rispondere alle domande vuol dire negare il sacrificio e il contributo di questa città in una lotta che dura da 30 anni”.

Un programma etico-politico

Miceli definisce ‘etico-politico’ il suo programma: “non una sommatoria di proposte per risolvere i tanti problemi della città, ma è un piano organico per affrontare la questione del metodo di governo: secondo noi, questo passa dalla ricomposizione del rapporto tra i cittadini, la politica e l’amministrazione della città, il cardine del quale è l’affermazione dei diritti fondamentali. Questa sarebbe già di per sé una grande azione anti mafia nel solco segnato da don Pino Puglisi, il santo della rigenerazione urbana: il suo messaggio era quello di lavorare sulla crescita sociale e economica di Palermo e per questo la mafia lo ha ucciso. Adesso dobbiamo lavorare per non disperdere questo patrimonio valoriale”.

Le priorità per Palermo

A margine del comizio, Miceli ha ribadito le sue priorità per Palermo: “anzitutto la manutenzione della città, i rifiuti e il sistema dei cimiteri”. Tema doloroso, quest’ultimo, “da affrontare destinando risorse alla loro ristrutturazione e anche alla costruzione di un cimitero nuovo a Palermo”. Sulla raccolta dei rifiuti, l’urgenza è riorganizzarne il ciclo in funzione della transizione ecologica: “E’ già in atto la costruzione di un impianto per la trasformazione dell’organico in biometano, ma pensiamo di realizzarne anche altri per la selezione e la valorizzazione dei rifiuti ingombranti, della plastica e del cartone”. Urgente accelerare sulla raccolta differenziata, a Palermo ferma al 19%: “recenti verifiche indicano che è possibile portarla al 50% nell’arco di un anno – dice Miceli. La condizione è attivare al più presto altri 20 Ccr, i centri comunali di raccolta, in aggiunta ai 6 già esistenti, accelerare sul progetto di 60 isole ecologiche e procedere al potenziamento dell’organico della Rap con l’assunzione di 700 lavoratori”.

Antonio Schembri

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