La "grande bellezza" dei Cammini di Sicilia: storia, percorsi ed info utili - QdS

La “grande bellezza” dei Cammini di Sicilia: storia, percorsi ed info utili

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La “grande bellezza” dei Cammini di Sicilia: storia, percorsi ed info utili

Antonio Schembri  |
domenica 17 Aprile 2022

L’Ars ha varato, di recente, una legge molto importante dal punto di vista sia turistico che culturale per valorizzare, potenziare e in molti casi recuperare i Cammini di Sicilia

A due settimane dall’approvazione del decreto regionale che disciplina i cammini in Sicilia, i loro stessi sviluppatori mettono l’accento anche sul criterio del chilometraggio per identificarli come tali: “un cammino non deve cioè essere per forza di 100 o 200 chilometri, ma raccontare e far rivivere una storia: ragion per cui dei limiti minimi finirebbero per ingessare i sentieri più brevi, sminuendone valore storico e effettiva bellezza”, sostiene Attilio Caldarera, guida escursionistica e coordinatore della Rete Vie Sacre Sicilia.

Tra gli esempi di cammini di minore durata già in corso di valorizzazione, il quadrante centro-orientale dell’isola è quello che ne offre di più. Il Trekking del Santo è uno di questi.

Dedicato a San Nicolò Politi, va da Adrano, alle falde dell’Etna a Alcara li Fusi, sui Monti Nebrodi, snodandosi per circa 70 chilometri e ripercorrendo passo dopo passo il cammino fatto da questo eremita etneo vissuto nel XII secolo con un suggestivo trekking di 4 giorni tra boschi, sentieri, paesi, sterrati e strade asfaltate.

Non mancano comunque i nuovi progetti su scala più ampia. 

Nel territorio dei Monti Sicani, dove il progetto del Parco regionale è stato istituito e destituito già tre volte, la progettualità bolle attualmente in pentola è quella di Sicani App-edi: “si tratta di una rete di 450 chilometri di sentieri che tocca tutti e 29 i paesi di questo pezzo di Sicilia interna – spiega Pierfilippo Spoto, insider del territorio e fondatore della Val di Kam, associazione di promozione turistico-culturale, tra le prime in Sicilia a specializzarsi sul fronte del turismo esperienziale -. I percorsi saranno segnalati con pietre miliari e segnaletica convenzionale del Cai , oltre a essere assistiti da una apposita app su cui reperire tutte le informazioni necessarie”.

A fare la differenza sarà l’accoglienza del camminatore in ogni borgo: “una sorta di ‘comitato’ composto da gente locale, dai fornai a altri artigiani, dagli agricoltori ai pastori, sarà pronto a condurre per mano il camminatore tra paesaggi, tradizioni, sapori”. Per questo progetto, che attende di essere approvato dal Gal Sicani, sarebbe disponibile una dote di 450mila euro.

“Va detto – aggiunge Spoto – che se i pellegrini contribuiscono molto a alimentare l’immagine dei territori, è il lavoro delle guide originarie dei luoghi attraversati a favorire che vi si lasci qualcosa di realmente concreto: l’offerta gastronomica tra trattorie e agriturismi, la vendita di prodotti tipici, i pernottamenti in strutture non necessariamente spartane, alimentano un giro d’affari che resta sul territorio”. Olio, vino e dolci locali sono ricercati dai viandanti. Diventando una delle ragioni di tornare, magari l’anno dopo, a ripercorrere un cammino, accompagnandosi con altri familiari o amici. “In definitiva – continua Spoto – si innesca e si allarga un circolo economico virtuoso, basato su un concetto etico della fruizione: “questi turisti esperienziali non acquistano l’olio o il vino locale perché sono i prodotti più buoni del mondo – rimarca la guida – ma perché imparano a percepirli come valori di sostenibilità.

Un esempio? A Contessa Entellina, borgo fino a tempi recenti pressoché ignorato dal movimento turistico, 15 mesi fa il Sindaco ci ha chiesto una mano per l’organizzazione di Trazzere e Gusto, itinerario turistico-esperienziale finalizzato a promuovere il capitale umano che c’è dietro le eccellenze enogastronomiche di questo territorio dell’Alto Belice. Abbiamo contribuito a farne un prodotto turistico richiesto in particolare dal mercato americano, attratto dalla scoperta delle antiche vie usate per la transumanza , lungo le quali ha cominciato a funzionare una rete di imprese condotte da giovani dell’area: dal caseificio all’azienda vitivinicola, dall’oleificio fino all’arte dell’iconografia”.

Un giacimento ricchissimo di suggestioni, i cammini di Sicilia. Da valorizzare con un marketing territoriale costruito secondo logiche di interconnessione

Tra le reti già attivate c’è per esempio quella promossa dall’’Associazione Trasversale Sicula, che mette assieme oltre 30 associazioni lungo gli oltre 600 chilometri del tragitto. A questa si aggiungono gli accordi con l’Unione nazionale delle Pro Loco e altre associazioni no-profit: come la ‘Bosco Angimbé’ e la ‘Hisn al-Giran’, che gestiscono rispettivamente l’omonimo parco naturale dotato di centro didattico a Calatafimi- Segesta e il villaggio bizantino di Calascibetta. Altra sinergia partita di recente è anche quella con la Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta), per lo sviluppo del cicloturismo.

Dal canto suo l’Associazione delle Vie Francigene siciliane ha attivato una rete che coinvolge quasi 180 comuni iclusi nei 4 percorsi. Lo scopo è offrire accoglienza borgo per borgo e distribuire informazioni e consigli su siti monumentali e archeologici nonché sulle specialità gastronomiche considerate imperdibili per il turista a piedi e sui locali in cui vale la pena assaggiarle.

Movimentare pellegrini e appassionati del trekking nell’entroterra siciliano vuol dire attivare economie nei territori – rimarca Roberto Patané, presidente della Pro Loco di Mascali e referente Unpli per i cammini siciliani – Significa aprire posti letto tutto l’anno, grazie al flusso costante dei pellegrini, soprattutto mediante il sistema delle locazioni turistiche temporanee”. Ambito, questo, meno qualitativo dei bed&breakfast ma dimostratosi più gestibile in termini di sicurezza rispetto invece al regime, ancora sregolato, delle case vacanze.

“Camminare porta insomma sviluppo – conclude Patané . –La valorizzazione di questo filone turistico sarebbe una strategia davvero valida per iniziare seriamente a tamponare la fuga senza ritorno dei giovani dai territori montani della Sicilia”. Luoghi ideali in cui vivere stabilmente se solo la prospettiva di un lavoro non fosse una chimera.

Antonio Schembri

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