Essere attivi in tempi di Covid - QdS

Essere attivi in tempi di Covid

Domenico Repetto

Essere attivi in tempi di Covid

venerdì 17 Aprile 2020

Il coronavirus sta al digital divide come la Seconda guerra mondiale sta allo sviluppo dell’aviazione civile e militare

Il futuro prossimo dell’economia e delle relazioni sociali non sarà più rallentato dai ritardi della diffusione di una effettiva e concreta cultura informatica. Questa crisi sta colmando il digital divide: il corona virus sta al digital divide come la Seconda guerra mondiale sta allo sviluppo dell’aviazione civile e militare dopo l’ultimo conflitto. In sostanza, stiamo tutti imparando (e alcuni sono o saranno costretti a farlo) che i concetti di informatica e information technology non equivalgono al possesso di un telefonino e alle foto e i video condivisi su un social.

Prima che scoppiasse l’epidemia, un rapporto pubblicato dall’OCSE -Working better with Age – aveva evidenziato come l’indicatore tra anziani e popolazione attiva rischia di diventare di 1 a 1, in un contesto come quello italiano nel quale non è tanto la popolazione anziana a crescere quanto la popolazione attiva a diminuire.

Senza un piano che metta nelle condizioni le giovani generazioni di diventare parte attiva nei processi di crescita e di sviluppo del Paese, ci priveremo non solo dell’energia necessaria per superare il post COVID ma soprattutto aggraveremo quegli squilibri che sono ben noti e che alla lunga finiranno con il compromettere per i decenni a venire lo sviluppo del nostro Paese.

I famosi NEET, spesso abilissimi ad utilizzare videogame e applicazioni sugli smartphone, non riescono alle volte a scrivere e a fare ricerche on line, oppure a utilizzare efficacemente tutorial utili per acquisire competenze professionali che potrebbero essere utili una volta che questa crisi ci avrà condotti in un mondo del lavoro profondamente diverso da quello che ci siamo ormai lasciati alle spalle.

Dobbiamo, quindi, cogliere l’opportunità della crisi per fare progredire le competenze, non solo quelle delle generazioni più giovani ma in generale quelle dei soggetti inattivi, immaginando ad esempio percorsi di scuola lavoro alternativi a quelli svolti in presenza e finalizzati all’acquisizione di competenze digitali.

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