Etichette, sempre più Made in Italy sulle tavole - QdS

Etichette, sempre più Made in Italy sulle tavole

Michele Giuliano

Etichette, sempre più Made in Italy sulle tavole

martedì 19 Luglio 2022

L’indagine condotta dall’Osservatorio Immagino fotografa i prodotti alimentari e i consumi preferiti dagli italiani. Nella classifica delle regioni d’Italia, la Sicilia è al secondo posto

PALERMO – Sono sempre di più i prodotti siciliani che riportano sulla propria etichetta l’indicazione di origine geografica di zona o comunque italiana. I dati vengono dalla ricerca dell’Osservatorio Immagino dal titolo “Le etichette dei prodotti raccontano i consumi degli italiani”.

La Sicilia è, tra le regioni italiane, quella con la percentuale maggiore di prodotti che riportano una indicazione, un claim, un riferimento all’origine territoriale, che arriva all’1,2%, per una percentuale del valore che arriva all’1% del totale dei prodotti presi in considerazione. Nell’anno solare 2021, rispetto al 2020, l’utilizzo di questi elementi distintivi è aumentato del 3,5%, in leggero ribasso rispetto al passaggio dal 2019 al 2020, quando il trend era salito del 5,1%.

Su questi prodotti si punta anche dal punto di vista promozionale: la cosiddetta pressione promo, cioè la quota di fatturato spesa per mettere in evidenza questi prodotti, è pari a 34,7. La ricerca parte dalla valutazione delle caratteristiche rilevate in etichetta e sul packaging di 89.399 prodotti del mondo food dell’Osservatorio Immagino. Ad essere stati selezionati quei prodotti che riportano i claim “made in Italy”, “prodotto in Italia”, “solo ingredienti italiani”, “100% italiano” o le indicazioni geografiche europee (come Igp, Dop, Docg e Doc), la “bandiera italiana” o il nome della regione di riferimento.

La Sicilia è seconda, tra le regioni italiane, per giro d’affari, di ben 326 milioni di euro, con 1.109 prodotti. I principali sono stati i vini Doc e Docg, i sughi pronti, le arance e le birre, ma quelli che hanno più contribuito alla crescita annua del +3,5% delle vendite sono stati le birre, la limonata, la pasta fresca ripiena e i prodotti da forno da ricorrenza. A superare l’Isola solo il Trentino Alto Adige, con 968 prodotti (1,1% del totale) e oltre 359 milioni di euro di vendite (1,1% di quota).

Terza regione in ordine di importanza per giro d’affari è il Piemonte, con 301 milioni di euro generati da 1.251 prodotti. Sul totale di oltre 89 mila prodotti analizzati, nel 2021 sono stati individuati 23.944 prodotti su cui è stata rilevata un’icona, un claim, un riferimento alla provenienza da un preciso territorio italiano o un’indicazione geografica europea, per un giro di affari di oltre 8,9 miliardi di euro di sell-out tra ipermercati e supermercati. Rispetto al 2020, il giro d’affari è rimasto stabile al -0,1%, con una diminuzione della domanda (-2,7%) a fronte di un’offerta che, invece, ha continuato a espandersi (+2,5%).

Il marker dell’italianità più presente sulle etichette dei prodotti è la bandiera tricolore, che è stata rilevata su oltre 13 mila prodotti (15,5%). Uova, mozzarelle, crescenze, surgelati vegetali e farine sono state tra le categorie in calo, soprattutto per l’effetto rimbalzo sulla domanda, dopo le crescite del 2020.

Al contrario nel 2021 sono aumentati affettati, bevande base thè, pizze surgelate e avicunicoli di quarta lavorazione. Al secondo posto per utilizzo la dicitura “100% italiano”, che ha un’incidenza dell’8,0% sulla numerica rilevata e contribuisce per l’11,5% al valore complessivo delle vendite del paniere rilevato.

Terzo claim di questo paniere, sia per incidenza sulla numerica dei prodotti sia per valore delle vendite, è “prodotto in Italia”: nel 2021 le 6.748 referenze su cui è stato rilevato hanno realizzato 1,4 miliardi di euro di sell-out, in calo del -0,6% rispetto al 2020. La performance migliore del 2021 nel paniere dell’italianità l’hanno messa a segno gli oltre 4 mila prodotti che evidenziano in etichetta di aver ottenuto la Doc (Denominazione di origine controllata), la Dop (Denominazione di origine protetta) o la Docg (Denominazione di origine controllata e garantita): nell’arco di 12 mesi il loro giro d’affari è aumentato del +4,0%, arrivando a 1,3 miliardi di euro.

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