Pesa la netta contrazione dell'export dei prodotti della raffinazione, ma per l'Isola non mancano le potenzialità.
Drammatico crollo per il settore dell’export in Sicilia: i dati del quarto trimestre del 2023 e di tutto lo scorso anno, divulgati dall’Istat, confermano che l’Isola ha registrato una flessione nelle esportazioni tra le più evidenti e pesanti in Italia.
Su questo fronte, il 2023 è decisamente un anno da dimenticare per le Isole, che complessivamente hanno registrato una contrazione delle esportazioni pari al -19,2% (-16,6% la Sicilia, -24,2% la Sardegna).
I dati dell’export della Sicilia nel 2023
Il 2023 è stato un anno “glorioso” per il Sud sul fronte dell’export: il cosiddetto Mezzogiorno, infatti, si è dimostrato l’area più dinamica del Paese, con un +16,9% rispetto alla rilevazione precedente. Un dato confermato lo scorso febbraio dal report di Intesa Sanpaolo, che evidenziava un incremento significativo delle esportazioni dei Distretti del Mezzogiorno (e anche dei Distretti della Sicilia) e restituiva l’immagine di un Sud che eccelle sul fronte dell’export.
Nonostante questo importante traguardo, una sorta di “rivalsa” per il Sud, per la Sicilia i dati non sono stati affatto positivi. Dopo Sardegna (-24,2%) e Valle D’Aosta (-21,5%), l’Isola registra la terza flessione più importante del 2023. Un calo del 16,6%. Pesa soprattutto la contrazione delle vendite di prodotti petroliferi raffinati (-0.7%), che ha interessato sia Sicilia che Sardegna: “La netta contrazione per le Isole si deve sostanzialmente alla riduzione dell’export di prodotti della raffinazione“, si legge nel commento ai dati dell’Istat per l’anno 2023.
Nel report Istat sull’export si legge anche che tra le province che contribuiscono negativamente alle vendite sui mercati esteri c’è una città siciliana, Siracusa. Dati positivi, invece, per Napoli, Torino, Milano e Siena.
I risultati nazionali
Nel quarto trimestre del 2023, l’Istat evidenzia “una forte crescita congiunturale delle esportazioni per il Centro (+8,1%), un aumento più contenuto per il Sud e Isole (+3,5%) e il Nord-ovest (+2,1%) e una lieve flessione per il Nord-est (-0,7%)”.
Se le regioni meno dinamiche sono state Sardegna, Valle d’Aosta e Sicilia, quelle che hanno garantito maggiore soddisfazione nel campo delle esportazioni a livello nazionale sono Campania (+29,2%), Calabria (+22,7%), Molise (+21,0%), Abruzzo (+13,6%), Piemonte (+7,3%), Basilicata (+5,4%) e Toscana (+4,7%).
L’aumento riguarda principalmente il settore degli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici, con risultati ottimi da Campania e Toscana, ma anche il settore auto. Più deludenti, come già accennato, i risultati di Sicilia e Sardegna per quanto riguarda l’export di prodotti petroliferi.
Export, i mercati migliori
In termini di esportazione, le relazioni commerciali con l’incremento delle vendite più significativo sono le seguenti:
- Marche-Cina (+392,0%);
- Campania-Svizzera (+99,7%) e Campania-Stati Uniti (+54,5%);
- Toscana-Stati Uniti (+22,6%);
- Piemonte-Francia (+15,2%), Piemonte-Germania (+9,3%) e Piemonte-paesi OPEC (+33,8%).
Potenzialità e… gap infrastrutturale
I dati negativi relativi all’export nel 2023 per la Sicilia sono principalmente dovuti alla contrazione delle vendite di prodotti petroliferi raffinati. Le potenzialità dell’Isola, però, non sono poche: il Made in Sicily, dagli alimenti ai vini, è molto ambito all’estero e questo non è un segreto. Nonostante le evidenti tensioni internazionali, il commercio continua a resistere e il mare rimane una risorsa di inestimato valore per la Sicilia.
C’è però un grosso ostacolo, che contribuisce a rimandare “l’esplosione” – in positivo – dell’export siciliano: l’evidente e sempre presente gap infrastrutturale che riguarda tutta l’isola. Su questo fronte ci saranno importanti investimenti e trasformazioni nei prossimi anni, ma anche il governatore Renato Schifani ha riconosciuto l’importanza di agire sulle infrastrutture a tutela del benessere dell’economia siciliana: “Le potenzialità di crescita sono sotto gli occhi di tutti e per coglierle bisogna investire in infrastrutture. (…) È una sfida che i nostri produttori possono vincere, soddisfacendo la grande richiesta di qualità dei prodotti made in Sicily”.