La Festa dei Giudei di San Fratello - QdS

La Festa dei Giudei di San Fratello

Giuseppe Sciacca

La Festa dei Giudei di San Fratello

martedì 26 Marzo 2024

A San Fratello la Festa dei Giudei, a cui i protagonisti non sanno dare una motivazione, se non riferirsi ad un antica tradizione che nei secoli si ripete

Gli ebrei giunsero in Sicilia molto prima della distruzione della città di Gerusalemme, attuata dalle legioni di Tito nell’anno 70 dell’e.v., ed in Sicilia, vivevano preferibilmente nelle giudecche, nei quartieri da essi individuati, ma che allo stesso tempo erano in contatto con il resto della cittadinanza, e con le autorità sia quando esse erano arabe che cristiane. I loro commerci erano fiorenti, ed in alcuni settori manifatturieri per l’alto livello tecnico raggiunto avevano ottenuto, così come avvenne anche per la lavorazione della seta, delle esclusive regge per la lavorazione (resta a Catania, via Consolato della Seta), eccellevano nella lavorazione e nella tinteggiatura dei tessuti, erano valenti nell’arte di lavorare i metalli. Erano inoltre ottimi amministratori ed eccellevano nelle professioni in genere ed in particolare in quella medica, tantochè, violando le leggi che vietavano agli ebrei di curare i cristiani, sia nobili che alti prelati, si facevano curare da medici ebrei.

L’editto di Granada nel 1492

Erano, infine, prestatori di denaro e molte volte erano gli stessi cristiani ad affidargli i propri denari affinché li facessero fruttare. Il 31 marzo 1492 i re cattolici di Spagna, Ferdinando di Castiglia e Isabella di Aragona, pubblicarono l’editto di Granada, in forza del quale gli ebrei e gli ultimi musulmani rimasti avrebbero dovuto, nell’arco di qualche mese, convertirsi al cristianesimo o lasciare i possedimenti dei sovrani di Spagna, abbandonando ogni loro bene. In Sicilia per intervento dei nobili, che avevano intuito quanto dannosa sarebbe stata per l’economia dell’Isola l’espulsione degli ebrei, che a quella data erano un settimo dell’intera popolazione catanese, il termine venne prorogato sino al gennaio del 1493. In conseguenza un popolo afflitto prese la via dell’esilio, dalla Sicilia, imbarcandosi alla volta di mete incerte, altri rimasero e si convertirono sperando di avere salva la vita ed il patrimonio. Chi rimase poi fu oggetto delle attenzioni del Tribunale della Inquisizione che secondo dati attendibili in Sicilia, condannò 6211 ebrei e tra questi 473 finirono al rogo.

Ebraismo vissuto in clandestinità

Le indagini dell’inquisizione erano rivolte a scoprire quegli ebrei che pur avendo abiurato, clandestinamente continuavano a vivere la loro originaria fede, celebrando clandestinamente i tradizionali riti ebraici. Era così nato il criptogiudaismo o marranesimo, cioè il fenomeno dell’ebraismo vissuto in clandestinità. Tali condizioni di clandestinità per questa loro caratteristica, non consentono una stima precisa di quanti fossero gli ebrei rimasti e per quanto tempo, almeno una parte di essi, restò fedele alla religione delle loro origini. San Fratello è un paese in provincia di Messina, dove uno studio condotto sui cognomi dei suoi 3.600 abitanti, in ragione della loro origine, ha fatto ritenere agli studiosi che si sono occupati del problema che, almeno un terzo della popolazione, sia di origine ebraica, pur non avendone la consapevolezza. Una così alta percentuale di concentrazione di ebrei nel paese, secondo alcuni studiosi, viene attribuita ad una migrazione che si sarebbe verificata nel periodo normanno, quando un folto gruppo di ebrei che viveva a Lentini, per sfuggire alla conversione al cristianesimo che veniva loro imposta, si spostarono sui Nebrodi, seguendo gli antichi sentieri e le trazzere regge, fino a giungere a San Fratello. In questo paese si riscontra un fenomeno che è tangibile segno del marranesimo che ha interessato anche quell’area.

Un fenomeno che non ha pari in altre parti d’Italia o d’Europa, se si esclude una piccola cittadina della Spagna e che si ripropone ogni anno dalla metà del XVI ed, ancor oggi è eccezionalmente vivo e molto sentito tra la popolazione, la Festa dei Giudei, a cui i protagonisti non sanno dare una motivazione, se non riferirsi ad un antica tradizione che nei secoli si ripete, con la convinta partecipazione di numerosi cittadini di questo paese, in occasione delle celebrazioni pasquali meste e solenni, in cui sfilano per le vie del paese i simulacri del Crocifisso e della Addolorata. In questo contesto, nella settimana che precede la Pasqua, si svolge chiassosa ed irriverente la Festa dei Giudei, che assumono un atteggiamento apertamente antagonista e di netta contrapposizione rispetto alle processioni religiose che sfilano per le vie del paese. Uomini con le loro sgargianti uniformi gialle e rosse, con in testa un elmetto che ricorda quello dei legionari romani e con i loro stivali ed una eccentrica coda di cavallo si sollazzano a disturbare le processioni religiose. Con il viso coperto da una maschera a sacco indossata sotto l’elmetto, da cui spesso pende una linguaccia di stoffa, muniti di sonagli e catene a maglie larghe che agitano fragorosamente, danno fiato alle loro trombe per dare molestia ai fedeli che seguono i simulacri sacri, innalzando lamentose giaculatorie ed inni dolenti. I giudei così conciati nei loro abiti sgargianti vanno passando di porta in porta, dove bussano per ricevere vino, cibarie e dolcetti. In passato erano pure soliti infastidire gli astanti con scherzi e burle.

Sul senso di questa festa scalmanata nell’ambito di una delle più importanti celebrazioni cristiane dell’anno, si sono interrogati storici ed antropologi senza mai giungere ad una concorde soluzione, anche se sono evidenti i tanti elementi che inducono a ritenere che le origini della chiassosa festa sia un riemergere dalla clandestinità dei giudei, almeno per tre giorni l’anno e poter dare il segno della loro opposizione ad un cristianesimo subìto come crudele oppressione sulle loro vite, che li aveva impietosamente sdradicati dalla loro terra, offrendo la conversione forzata quale sola alternativa dell’esilio in terre lontane ed in miseria. Il cappuccio che i Giudei hanno in testa sotto l’elmetto ricorda quello che la Santa Inquisizione obbligava ad indossare a gruppi di ebrei, durante le rappresentazioni della settimana santa per ridicolizzarli ed indicarli come simbolo del male. Questa festa che coinvolge un intero paese, ancor oggi, non smette di stupire, nel 1954 ha attirato l’attenzione del noto fotografo statunitense David Seymandi che ha realizzato degli scatti che ne hanno portato la conoscenza oltre oceano. Anche la Rai oltre alle reti locali ha prestato ripetutamente attenzione a questa insolita e misteriosa festa.

La festa attira dall’estero numerosi emigranti, i quali tornano da tutto il mondo a San Fratello, per partecipare, sempre con grande entusiasmo, ma allorché sono stati interrogati da giornalisti o studiosi del fenomeno, sulle ragioni della loro vestizione e appassionata partecipazione, nel ruolo dei giudei, alla festa, non hanno saputo dire altro che è la tradizione, l’usanza a cui i loro genitori ed i genitori dei loro genitori, sin da epoca antichissima e medievale, hanno prestato osservanza, pur non conoscendone le ragioni.

Evidentemente, nei secoli, di questo modo di insorgere degli antichi ebrei, con la annuenza della comunità cristiana, la popolazione locale ha smarrito la ragione ed è rimasto soltanto un rituale enigmatico, che chiede ancora oggi a noi contemporanei di essere riscoperto e compreso nel suo più recondito e vero significato.

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