Fisco e intelligenza artificiale alleati contro l’evasione - QdS

Fisco e intelligenza artificiale alleati contro l’evasione

Salvatore Forastieri

Fisco e intelligenza artificiale alleati contro l’evasione

giovedì 27 Luglio 2023

In questa direzione va anche il disegno di legge delega di riforma del sistema al momento all’esame del Parlamento. L’algoritmo deve garantire privacy e diritto a difesa

ROMA – Sentiamo parlare da qualche tempo, ma sempre più frequentemente, di intelligenza artificiale, una disciplina informatica che, attraverso lo studio di principi teorici nonché di speciali tecniche e metodologie, consente la progettazione di sistemi hardware e programmi software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, di norma, sono di esclusiva pertinenza dell’essere umano.
Ed ecco che anche il fisco, sempre con l’obiettivo di semplificare le procedure di controllo ed accertamento, pur nel rispetto delle regole costituzionali e privilegiando i principi di imparzialità, efficacia ed economicità, tenta di avvalersi anche di questo sistema.
Anche nella riforma fiscale all’esame del Parlamento, si va in questa direzione. Il disegno di legge delega sulla riforma tributaria parla della necessità di implementare tecnologie informatiche avanzate per migliorare l’accertamento fiscale ed il processo di riscossione.

A quanto pare esistono pure le risorse per la realizzazione di questo progetto, grazie al Pnrr. In verità è da tempo, specialmente nel resto d’Europa, che si parla di “IA” (Intelligenza artificiale), ma è la prima volta che nel nostro Paese, che comunque ha già sperimentato tantissime forme di controllo basato su sistemi informatici, pagamenti con modalità diverse dal contante e banche dati di ogni tipo, viene ipotizzato questo nuovo sistema come più efficace strumento di controllo fiscale.
Bisogna vedere, comunque, come verrà utilizzata l’intelligenza artificiale.

Secondo l’Amministrazione Finanziaria servirà per una più efficace selezione dei soggetti da attenzionare perché ritenuti possibili evasori, ma principalmente per spingere i contribuenti verso la “compliance”, inducendoli all’adempimento spontaneo ed alla correzione degli errori commessi, avvalendosi del ravvedimento operoso.

Occorrerà capire, comunque, se il nuovo sistema sia in grado di garantire i diritti del contribuente, sia dal punto di vista della privacy (visto che sarà necessario acquisire molte informazioni riguardanti i contribuenti), sia dal punto di vista del diritto alla difesa, considerato che molti dei diritti attualmente esistenti in caso di controlli tradizionali (vedasi anche le norme contenute nello Statuto dei Diritti del Contribuente), potrebbero essere (proprio per la struttura complessa che li presiede) difficilmente conoscibili dagli interessati e messi in difficoltà dinanzi ad un accertamento ed anche nel diritto di difesa, con parità delle parti, in sede contenziosa.

È opportuno, comunque, ricordare una sentenza del Consiglio di Stato (2270/2019) secondo la quale “il meccanismo attraverso il quale si concretizza la decisione robotizzata (ovvero l’algoritmo) deve essere “conoscibile”, secondo una declinazione rafforzata del principio di trasparenza, che implica anche quello della piena conoscibilità di una regola espressa in un linguaggio differente da quello giuridico. Tale conoscibilità dell’algoritmo deve essere garantita in tutti gli aspetti: dai suoi autori al procedimento usato per la sua elaborazione, al meccanismo di decisione, comprensivo delle priorità assegnate nella procedura valutativa e decisionale e dei dati selezionati come rilevanti. Ciò al fine di poter verificare che gli esiti del procedimento robotizzato siano conformi alle prescrizioni e alle finalità stabilite dalla legge o dalla stessa amministrazione a monte di tale procedimento e affinché siano chiare – e conseguentemente sindacabili – le modalità e le regole in base alle quali esso è stato impostato”.

Confidiamo, comunque, che coloro i quali stanno materialmente scrivendo la riforma tributaria sappiano ben valutare tutti gli aspetti di questa questione, non trascurando da un lato l’esigenza di un controllo fiscale efficace e veloce, ma dall’altro l’esigenza di assicurare al cittadino il suo diritto a conoscere i procedimenti con cui il fisco ha rilevato la presunta evasione, consentendogli, anche tramite il contraddittorio preventivo, ogni possibilità di giustificare i suoi comportamenti, evitando il contenzioso.
L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, pare abbia assicurato che l’intelligenza “naturale” di un funzionario sarà sempre prevalente rispetto a quella digitale, per cui dovrebbero essere minori i rischi di un controllo basato esclusivamente sul risultato di un calcolo matematico (algoritmo) che potrebbe non tenere conto di altre condizioni che potrebbero rendere assurde le conclusioni alle quali il fisco è automaticamente pervenuto.

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