Fisco, il Governo Meloni mette mano all’Irpef - QdS

Fisco, il Governo Meloni mette mano all’Irpef

Salvatore Forastieri

Fisco, il Governo Meloni mette mano all’Irpef

giovedì 19 Ottobre 2023

Come cambia l’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle società, fermo restando il principio di progressività. I due decreti rappresentano il primo atto concreto della riforma tributaria

ROMA – Primo atto del Governo Meloni sulla riforma fiscale. Nel Consiglio dei Ministri del 16 ottobre, oltre al Disegno di legge per la manovra finanziaria del 2024, sono stati predisposti i primi due decreti delegati previsti dalla riforma tributaria (legge n. 111 del 9 agosto scorso).

Si tratta, come si diceva, del primo atto formale dell’Esecutivo, con il quale si è provveduto a dare concretezza alle disposizioni della legge delega in materia di fiscalità internazionale ed in materia di l’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle società.

Garantire il rispetto del principio di progressività

L’intervento del Governo, con l’obiettivo previsto dalla legge delega di garantire il rispetto del principio di progressività (l’obiettivo finale sarebbe comunque l’istituzione di una sola aliquota d’imposta), passando dal riordino delle deduzioni dalla base imponibile, degli scaglioni di reddito, delle aliquote di imposta e delle detrazioni dall’imposta lorda ed al fine di garantire il graduale perseguimento dell’equità orizzontale con la previsione di una “no tax area” per tutte le tipologie di redditi, prevede, per ora soltanto per l’annualità 2024, una riduzione a tre degli scaglioni di reddito (attualmente sono quattro) e delle corrispondenti aliquote, come appresso descritte:

  • 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
  • 43% per i redditi che superano 50.000 euro.

Sempre per il 2024, si innalza da 1.880 a 1.955 euro la detrazione prevista per i titolari di redditi da lavoro dipendente (esclusi i redditi da pensione) e di alcuni redditi assimilati fino a 15.000 euro, aumentando a 8.500 euro la no tax area per i redditi da lavoro dipendente, parificandola a quella dei pensionati.

Ed ancora, con lo stesso provvedimento approvato dal CdM, si consente la maggiorazione del costo ammesso in deduzioni in presenza di incremento della base occupazionale, con particolare riguardo all’assunzione di lavoratori appartenenti a categorie svantaggiate.

Con riguardo alle detrazioni, si prevede, però, sempre per l’anno 2024, una riduzione di 260 euro della detrazione complessivamente spettante in relazione a particolari spese sostenute dai contribuenti con reddito complessivo superiore a 50.000 euro, ferme restando le detrazioni sanitarie. Un sistema, quest’ultimo, per finanziare la diminuzione della pressione fiscale.

Riforma della fiscalità internazionale

Per quanto riguarda la riforma della fiscalità internazionale, il Consiglio dei Ministri oltre a puntare ad una maggiore competitività sul piano internazionale, anche attraverso norme di vantaggio per i lavoratori rimpatriati e per le imprese o attività produttive che ritornano a investire in Italia (reshoring), ed a garantire un livello di tassazione minimo per le grandi società multinazionali e per quelle appartenenti alla UE, punta anche alla revisione della residenza fiscale delle persone fisiche, delle società e degli enti diversi dalle società, individuando un criterio comune al fine di essere coerenti con i trattati e le convenzioni internazionali onde evitare le doppie imposizioni.

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