Forestali, la precarietà può costare cara alla Regione

Forestali, la precarietà può costare cara alla Regione: “Vogliamo la stabilizzazione”

Antonino Lo Re

Forestali, la precarietà può costare cara alla Regione: “Vogliamo la stabilizzazione”

Simone Olivelli  |
giovedì 07 Marzo 2024

L’avvocato Savoca: “Risarcimento in base all’anzianità, immaginate a quanto ammonterà dopo 30 anni di precariato...”

“Io credo che dopo questa sentenza non ci sia scampo per la Regione nel caso in cui i lavoratori decidessero di sollevare la questione in giudizio, ma al contempo diciamo agli assessori Sammartino e Pagana che fino all’ultimo secondo possiamo tirare il freno a mano”. Maurizio Grosso, il segretario nazionale del Sifus Confali, il sindacato più oltranzista nel settore forestale, non usa mezzi termini. L’occasione è rappresentata dalla conferenza stampa per rimarcare l’importanza dei risultati ottenuti davanti alla Cassazione, che ha riconosciuto il diritto degli stagionali a ricevere un risarcimento per la condizione perpetua di precari. Ma più che un punto d’arrivo, per Grosso si tratta di un trampolino di lancio verso un obiettivo che, per quanto periodicamente finisca nel dibattito pubblico, è sempre stato una chimera: contratti a tempo indeterminato. “Noi non siamo il sindacato che va in cerca di un accordo sul precariato, per noi il problema si risolve con la stabilizzazione”, ha detto in apertura dell’incontro il segretario regionale Franco Cupane.

“Sui forestali tante leggende metropolitane”

Una tesi che Grosso adesso ritiene di poter sottoporre all’attenzione del governo Schifani con maggiore forza rispetto al passato. Il motivo sta proprio nella recente sentenza della Cassazione. “La nostra è un’organizzazione sindacale di lotta a difesa dei diritti negati ai forestali. Non siamo un ufficio legale, ma abbiamo tutta la disponibilità e volontà di coordinare le azioni di questo tipo con l’obiettivo di utilizzarle come grimaldello nei confronti del governo”, ha annunciato Grosso. A rafforzare le istanze di Sifus ci sono i numeri. Gli stessi che per tanto tempo sono stati utilizzati per stigmatizzare il contributo dato dai lavoratori stagionali – con tanto di periodiche allusioni a un possibile coinvolgimento nella rete di concause all’origine degli incendi – e che adesso possono servire per convincere la Regione ad affrontare realmente la riorganizzazione del settore. “Su questa categoria ci sono state tante leggende metropolitane, a partire dall’ampiezza del comparto”, ha aggiunto Grosso, che poi ha snocciolato le cifre: 15.483 stagionali – di cui oltre la metà con 101 giornate, poco più di 5mila con 151 e la restante parte composta da 78isti – e 1317 a tempo indeterminato. “Complessivamente siamo a 16.800 unità. Ci troviamo davanti al personale più significativo rispetto al resto d’Italia, dove complessivamente operano nel settore circa 55mila lavoratori, ma credo che chi si spinge a fare analisi dovrebbe anche considerare le specificità del territorio”, ha commentato il segretario nazionale di Sifus Confali. Come per esempio “quali differenze ci sono tra Lombardia e Sicilia in termini di rischio desertificazione e incendi”.

Per Grosso, le assunzioni fatte “quaranta o cinquant’anni fa” non furono né un abuso né frutto di clientelismo. “Erano a ragion veduta, alla luce della necessità di dover prendere in mano la cura del territorio. Ma gli investimenti che sarebbero necessari fare non vedono la luce, con le conseguenze disastrose per l’ambiente”, attacca Grosso.

Il richiamo a Sammartino e Pagana

Nel mirino del sindacato, come prevedibile, ci sono Luca Sammartino ed Elena Pagana, nelle loro vesti di assessori all’Agricoltura e al Territorio, i due rami che si occupano del comparto. “Faccio un esempio: in passato furono impiantati ettari ed ettari di pino, perché la macchia mediterranea non attecchiva. Oggi, che le condizioni ci sarebbero, l’Unione europea finanzia al cento per cento le risorse per la sostituzione. Ecco – rilancia il segretario – questa è una di quelle cose che vorrei spiegare a Sammartino e Pagana”.

Da parte del sindacato quella che viene richiesta alla politica è un cambio di prospettiva, un mutamento dello sguardo su qualcosa che non può più essere considerato un’emergenza. Sia per la sua ricorsività che per le conseguenze ad ampio spettro comporta. “La scorsa estate gli incendi hanno causato diverse morti, la desertificazione avanza e l’ambiente è sempre più fragile. Se avessimo a disposizione i lavoratori durante l’intero arco dell’anno avremmo la possibilità di intervenire seguendo il ciclo biologico della natura e questo sì ridurrebbe gli incendi. Ma se il governo – sottolinea Grosso – interviene con la manutenzione nelle stesse settimane in cui prende avvio la campagna antincendio, quando l’erba è già alta quanto le piante, allora non si fa altro che affrontare una vera e propria polveriera”.

La proposta al governo regionale

È alla fine che arriva l’invito al governo Schifani a sedersi a un tavolo, ma con la reale disponibilità ad ascoltare le istanze del sindacato: “A noi non interessano le misure legislative temporanee, magari sotto campagna elettorale, noi vogliamo una riforma che apra alla stabilizzazione – dichiara Grosso – Le risorse ci sono già e stanno nei fondi Fsc, serve la volontà. E intendiamoci, a guadagnarci sarebbero non solo i lavoratori ma tutti i siciliani, perché un’isola più tutelata significherebbe anche una Sicilia capace di attirare meglio il turismo”. La proposta al governo è di quelle del tipo prendere o lasciare: “A noi interessa offrire soluzioni alla politica, non creare problemi ma – conclude Grosso – è giusto ricordare che se tutte le migliaia di stagionali facessero ricorso, la Regione rischierebbe di essere condannata per oltre duecento milioni”.

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