Antonello Biriaco: "La politica non ha assicurato una reale visione del futuro" - QdS

Antonello Biriaco: “La politica non ha assicurato una reale visione del futuro”

redazione

Antonello Biriaco: “La politica non ha assicurato una reale visione del futuro”

Salvatore Rocca  |
martedì 21 Febbraio 2023

Forum con Antonello Biriaco presidente di Confindustria Catania

Intervistato dal vice direttore, Raffaella Tregua, il presidente di Confindustria Catania, Antonello Biriaco, risponde alle domande del QdS.

Arrivato ormai a fine mandato, può tracciare un bilancio dell’attività svolta?
“A me rimane tantissimo, con la squadra di presidenza, che ringrazio, non ci siamo risparmiati. Da quando mi sono insediato abbiamo riunito più di duecento aziende in un momento molto delicato a causa del Covid, dove una delle ultime cose a cui pensare era quella di associarsi a Confindustria. Questo non solo mi dà una grandissima soddisfazione, ma ritengo ancora una volta che Confindustria sia quel corpo intermedio che riesce a dare le risposte che noi imprenditori vogliamo sentirci dire. Una delle cose più importanti è stata quella di riuscire a far capire all’impresa catanese e non solo, che siamo capaci di essere erogatori di servizi e valore istituzionale. I numeri possono dire poco, ma se li aggiungiamo ai 22 mila dipendenti e al totale di quasi settecento imprese, riusciamo a capire il peso del nostro territorio. Quando il presidente di Confindustria è chiamato dalle istituzioni a dare il proprio input o a fare delle scelte, giuste o sbagliate che siano, si comprende che il nostro è un sistema che funziona. Abbiamo messo nuovamente l’impresa al centro: questo è ciò che vogliono percepire i nostri associati”.

Qual è lo stato di salute del tessuto imprenditoriale etneo?
“Confindustria rappresenta le più grosse multinazionali che, insieme alle aziende del territorio locale, ci danno l’importanza che la nostra comunità ha in una Regione come quella della Sicilia, dove il volano delle imprese è concentrato nella zona orientale. Noi rappresentiamo il 23% del Pil e solo nel 2022 abbiamo esportato oltre due miliardi di euro. Recentemente abbiamo avuto un enorme investimento di una grande multinazionale come Enel Green Power. Si tratta di una enorme opportunità: parliamo del più grande stabilimento in Europa di pannelli fotovoltaici. Da ciò capiamo l’importanza del nostro territorio e la grande responsabilità che abbiamo noi e, ancor più, le istituzioni. Tutto questo va accompagnato da una programmazione e da una visione che in questo periodo non c’è stata”.

Le difficoltà che hanno colpito il Comune hanno influito e, se sì, in che modo sullo sviluppo locale?
“Abbiamo sentito la mancanza di un rappresentante politico delle istituzioni di Catania. L’incertezza non fa bene all’imprenditore. Questa situazione ha indebolito il tessuto imprenditoriale nella reale programmazione e nella reale certezza dei tempi. Gli investimenti devono fungere da stimolo nei confronti di chi deve darci risposte immediate, perché oggi i tempi fanno la differenza. Le decisioni le prende il mercato, che è velocissimo. Oggi nel giro di tre ore si riesce ad arrivare da Milano a Parigi. Noi, invece, in Sicilia, arriviamo a stento e a fatica a Palermo. Bisogna dunque riflettere sullo scollamento che c’è. L’imprenditore non può fare tutto da solo. Possiamo prendere delle decisioni nelle nostre aziende, spesso senza avere il tempo di riflettere. Ma dall’altro lato in questi anni abbiamo visto che è mancata una reale visione. Immagino una città capace di fare delle scelte che abbiano una prospettiva. Chi deve governare deve avere una doppia corsia: quella di sapere amministrare le emergenze, ma anche quella di capire dove andare. Esiste un’arretratezza decisionale, perché si decide di non decidere. Evidentemente i nostri amministratori hanno avuto una capacità ridotta nell’amministrare quello che ogni giorno accade. Quando faremo delle scelte, e spero presto, dovremo decidere in maniera adeguata”.

Cosa ci dice sul recupero della Zona industriale?
“Scontiamo due grandi problemi. Il primo riguarda la sua realizzazione, che è avvenuta su un pantano e per cui si può fare poco. Inoltre, negli ultimi vent’anni c’è stato un grande abbandono dell’area in assenza di manutenzione ordinaria e cura delle emergenze. L’area è cresciuta in modo importante, perché ci sono stati tanti insediamenti ed ecco la tempesta perfetta: ci sono stati imprenditori impossibilitati a entrare nelle proprie aziende durante la pioggia. Con il primo incendio c’è stato chi ha dovuto bloccare la produzione. Si sarebbe dovuto capire a chi appartenevano le responsabilità e chi avrebbe potuto agire. Una delle tante nostre capacità, comunque, è stata quella di mettere tutti gli interlocutori attorno a un tavolo. Molte volte sono state prese delle decisioni da ‘bilancino’, per non scontentare nessuno. Anche per le concessioni balneari, mi viene in mente, si decide di non decidere. Bisogna discernere i porti e le spiagge. L’Italia non deve diventare un’intera spiaggia, ma dall’altro lato sono d’accordo che un concessionario balneare non possa vendere un lettino al prezzo di cento euro e poi pagare diecimila euro di concessioni”.

Valorizzare i grandi investimenti privati e un’Università da cui attingere talenti

Questione Zes: a che punto siamo e che benefici può trarre il sistema produttivo etneo?
“Le Zes ruotano attorno alle facilitazioni e alle agevolazioni che esistono per l’acquisto di terreni, l’edificazione, l’acquisto di macchinari, una burocrazia più ridotta e un sistema fiscale diverso. Le Zes sono importanti, ma non sono la soluzione al problema. Per Catania vi è la possibilità di riprendere una parte importantissima rappresentata dall’intero retroporto. Un porto non può crescere se non ha retroportualità. Penso poi all’intera area della Civita: questo è un valore in più che possiamo avere. Per farlo, è necessario investire ed essere attrattivi. Ma lo siamo davvero? Non bastano solo gli incentivi”.

Ultimamente importanti aziende hanno puntato i riflettori su Catania. Come pensa si possa cavalcare quest’onda e rilanciare un’economia che negli ultimi anni ha fatto molta fatica?
“Ci troviamo davanti a due realtà. La prima è quella dei grandi investimenti che in questo momento ci sono su Catania e che sarebbero arrivati a prescindere dalle Zes. Oggi la Zona industriale è un punto di riferimento per il Centro-Sud, non solo per la Sicilia, grazie pure alle aziende satelliti che stanno crescendo. Con questi investimenti si sta anche cercando di fare tornare a casa quei cervelli che sono andati via. La seconda è quella dell’esistenza di un Ateneo di grandissimo livello da dove è possibile andare ad attingere. Esiste poi una grande capacità portuale e aeroportuale”.

Continuità e strategie solide da pianificare

Il suo incarico è giunto a conclusione. Il prossimo passo sarà il suo insediamento alla presidenza di Confindustria Sicilia?
“Noi non siamo la categoria dei politici. Entro la fine di marzo ci sarà l’assemblea per il rinnovo della presidenza di Confindustria Catania: ogni candidato avrà giustamente il proprio programma. L’indirizzo chiaro, poi, lo danno le imprese che hanno delle esigenze da risolvere sul territorio. Un presidente deve sapere equilibrare tutti i bisogni. Sono orgoglioso di avere accolto, durante la mia presidenza, tre visite degli ultimi presidenti nazionali: una volta Enzo Boccia e due volte Carlo Bonomi, quando l’ultimo presidente che era giunto qui era stato Giorgio Squinzi. Per Catania si tratta di un grande riconoscimento, però nella comunità degli imprenditori che rappresento si tratta di un valore aggiunto che spero possa continuare. Per quanto mi riguarda da un anno rivesto con piacere anche il ruolo di presidente nazionale di Assowedding & Luxury e questo mondo mi ha appassionato. Ho degli interlocutori veramente importanti che fanno capire la differenza tra noi e gli altri. Basta guardare com’è cresciuta la Puglia nel corso di questi anni. Confindustria nazionale ha puntato molto su questo filone, è una delle associazioni più importanti. Si tratta di un settore di grande rilievo e di grande prospettiva: abbiamo aziende di wedding e lusso che si impegnano molto. Si tratta di un mondo che mi affascina parecchio. Vedremo”.

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