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Giovanni Pizzo  |
venerdì 01 Settembre 2023

Schifani lancia la sua candidatura al "trono" del partito di Berlusconi: il commento.

Alla fine, nonostante solo qualche settimana fa lodasse l’opera di Tajani, dopo la precaria incoronazione momentanea a primo successore di Re Silvio, il Bi-Presidente Schifani lancia la sua candidatura al trono forzaitaliota. Il popolo lo vuole. In pratica i siciliani, unico popolo resistente di Forza Italia. La riunione del partito a Palazzo d’Orleans, oltre a piccole quisquilie come le nomine della sanità e la pinzellacchera della Finanziaria regionale, ha fondamentalmente richiesto, su istanza della base del partito, senza alcun suggerimento del vertice, sorpreso e stupito, la candidatura a leader del partito nel congresso nazionale alle porte.

Tajani è stato presidente del Parlamento europeo, ma Schifani è stato Presidente del Senato, carica molto più rappresentativa in Italia, in fondo ha avuto un ruolo istituzionale superiore a quello di Berlusconi. Se Schifani fosse Lombardo, Raffaele intendiamo, si potrebbe pensare che sia una richiesta diversiva per ottenere altro, cosa? La candidatura al dopo Mattarella? Consolidando tre lustri di Quirinale palermitano?
No probabilmente, la già ventilata ambizione a guidare il partito di Silvio, ma fondato da un altro palermitano, Marcello Dell’Utri, è un modo ancestrale per dire che le radici di Forza Italia sono e vogliono rimanere siciliane, a dispetto o a ragione di chi in altri siti vuole ricostruirne la storia. La vicenda non è peregrina, visto che la Sicilia, dai tempi del Viceré Miccichè, è stato il vero granaio dei voti di Silvio più ancora della DC.

E Schifani si prepara, arruolando tutto l’arruolabile, a produrre il maggior voto di FI per le elezioni Europee. Può Tajani competere con i numeri siciliani? Lui che l’ultima volta all’Europarlamento è stato eletto con meno della metà dei voti che a Palermo prendeva un ex consigliere di quartiere? Se FI dopo Silvio, che ne era Re, fa un congresso democratico contendibile i numeri contano. Piccolo problema i numeri siciliani difficilmente si possono sommare ad altri numeri. Sono numeri primi, ma isolati. Schifani ha la forza per convincere altri boss del voto di FI a sommarsi a lui? Soprattutto dopo il diroccamento della vecchia guardia voluto dal Consolato inconsolabile, Tajani- Fascina? E Letta e la Ronzulli con chi andranno? E soprattutto Marina proprietaria del debito di FI, chi vuole che lo paghi?

Intanto gli isolati deputati siciliani ci credono e invocano, non si sa se velleitariamente o meno, il leader Maximo Re-Nato siculo. È un congresso ovviamente momentaneo, come tutta la politica di questi tempi, i giochi veri saranno dopo le europee, contando morti e feriti. Un solo consiglio non richiesto ai forzaitalioti siciliani che contano i loro voti, come fossero azioni, dentro Forza Italia nazionale. Un uomo di grande potere diceva che le azioni non si contano, si pesano. Quell’uomo veniva da Palermo, guarda caso, si chiamava Enrico Cuccia.

Così è se vi pare.

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