Galati Marina, le promesse ora lascino spazio ai fatti - QdS

Galati Marina, le promesse ora lascino spazio ai fatti

Lina Bruno

Galati Marina, le promesse ora lascino spazio ai fatti

venerdì 19 Febbraio 2021

Si attende ancora l’avvio degli interventi che dovrebbero dare una risposta definitiva ai residenti del villaggio, che da tempo fanno i conti con i gravi problemi di erosione costiera della zona

MESSINA – Un progetto finanziato, che si trascina da anni insieme al problema dell’erosione costiera di Galati, villaggio nella zona Sud della città, trasformato nella sua morfologia dalla furia del mare.

Non più interventi tampone, gli abitanti vogliono finalmente sicurezza con un’opera efficace a difendere almeno quello che le mareggiate non hanno ancora portato via. L’intervento tanto atteso prevede una barriera soffolta con l’inserimento del materiale di risulta dei dragaggi del porto di Tremestieri che permetterebbe il ripascimento della costa, Da Santa Margherita a Galati. Per questa opera, dei 4,5 milioni di euro stanziati a suo tempo, sono previsti in appalto circa un milione 700 mila euro. Negli anni, infatti, si è attinto da quel finanziamento per gli interventi tampone, l’ultimo di 737 mila euro, poco efficace come gli altri.

Gli abitanti di Galati si chiedono adesso se quelle risorse saranno sufficienti per un’opera che garantisca definitivamente, come promesso, la loro salvaguardia. I lavori però non sono ancora partiti. “Dovevano essere avviati a giugno 2020 – spiega Giulia Ingegneri, presidente del Comitato Salviamo Galati Marina – ma soltanto a luglio è stato pubblicato il bando affidato poi a novembre all’impresa. Sono partite le indagini specialistiche completate a dicembre e a quel punto la ditta aveva sessanta giorni per rendere esecutivo il progetto”.

Alcuni giorni fa si è svolta la conferenza dei servizi, alla presenza del commissario per il Dissesto idrogeologico Maurizio Croce, che ha approvato il progetto e acquisito i pareri necessari per dare il via alle opere. Tutto risolto quindi? No, soltanto un altro annuncio condizionato, perché questa volta manca il parere della Soprintendenza del Mare. Ad ottobre ci si era bloccati sulla Valutazione d’impatto ambientale.

“Ai politici che ogni tanto si appropriano della questione – aggiunge Giulia Ingegneri – direi di venire a Galati. Dei contatti continui li abbiamo avuti con il commissario Croce, ma non abbiamo sentito la vicinanza delle istituzioni. Abbiamo inviato Pec al Comune, alla Regione senza avere risposte. Il sindaco l’abbiamo visto a luglio dopo la pubblicazione del bando, ma l’interesse per questa vicenda non l’abbiamo mai sentito. La gestione delle condizioni attuali del territorio è una sua competenza, non abbiamo mai avuto risarcimenti per i danni subiti. Nessuna attenzione neppure per le imprese del luogo, che ormai sopravvivono, messe in ginocchio non soltanto dal Covid ma anche dai danni subiti dal mare”.

Galati paga ancora le conseguenze dell’ultima violenta mareggiata di marzo. “Ci sono alcune abitazioni – continua la presidente del Comitato Salviamo Galati Marina – sottoposte a ordinanza di sgombero perché pericolanti. Per qualcuna c’è il rischio di crollo, perché il mare ha scavato sotto e sono quindi sospese nel vuoto. Sono una quarantina le case esposte a danni, tre sono state sgomberate, per altre non è stato necessario perché sono abitate solo d’estate”.

Oltre il danno, però, c’è anche la beffa della denuncia per un abitante che tentava di puntellare il suo muro pericolante “Era una situazione di emergenza, in prossimità della mareggiata, quindi non aveva il tempo di aspettare le autorizzazioni. Adesso sta eseguendo i lavori con i permessi. Dopo un sopralluogo della Polizia municipale è stato denunciato anche un ottantenne accusato di avere spostato alcuni massi della barriera per fare un varco per la sua barca. Ma i massi erano stati lasciati sulla spiaggia dopo i lavori”.

Ma c’è un altro tipo di insicurezza vissuto. “Molte mura di recinzione – conclude Giulia Ingegneri – con i cancelli che proteggevano da intrusi sono crollati e non possiamo ripristinarli con il rischio che un’altra mareggiata li butti giù. In più in prossimità delle abitazioni ci sono molti metri cubi di sabbia della mareggiata di marzo, il mio ulivo è sepolto per metà. Non ci dicono cosa fare né autorizzano lo spostamento. Potrebbe servire per il ripascimento, ma nel progetto è previsto che prendano sabbia nelle zone collinari e dal porto di Tremestieri. Perché non utilizzare questa? Il Comune ci ha detto che nel corso dei lavori si valuterà cosa farne”.

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