Felice, Confimprese Palermo: “La grande bugia del Pos per combattere l’evasione” - QdS

Felice, Confimprese Palermo: “La grande bugia del Pos per combattere l’evasione”

Michele Giuliano

Felice, Confimprese Palermo: “La grande bugia del Pos per combattere l’evasione”

giovedì 15 Dicembre 2022

Felice (Confimprese Palermo): “Sottovalutati i furbi delle partite Iva e abusivi che vivono alle spalle di chi è in regola”. Le critiche dell'Ue alla manovra del Governo

ROMA – Tanto clamore sulla decisione del governo Meloni di rivedere i limiti di importo per cui i commercianti possono rifiutare il pagamento attraverso Pos, ma non tutti sono d’accordo con l’ondata di indignazione che si è sollevata dagli ambienti della sinistra.

Una voce fuori da coro arriva dal siciliano Giovanni Felice, presidente di Confimprese Palermo e vicepresidente vicario nazionale della stessa sigla, che ha voluto esprimere con chiarezza la propria opinione in merito: “Il pagamento con il pos serve effettivamente, perché costringe le attività commerciali ad emettere lo scontrino. Ma quali sono quelle che ancora non lo fanno?”. Felice porta esempi concreti: non i supermercati, che emettono un documento “non fiscale”, necessario, ai fini di un corretto controllo di gestione. Non le imprese in franchising, che usano anch’esse lo scontrino per controllare l’andamento delle vendite.

Non i negozi di lusso e delle grandi marche: gli acquisti sono fatturati, quindi deve esserci un corrispondente movimento delle merci in uscita e, di conseguenza, anche qui, lo scontrino è un sistema di controllo, prima ancora che un mezzo per attestare la fedeltà fiscale. E, ancora, tutte quelle imprese in cui non ci sia il titolare seduto direttamente davanti al registratore di cassa: lo scontrino è l’unico sistema per scongiurare ammanchi di cassa. “Quindi – conclude Felice – alla fine, i potenziali evasori sono i piccolissimi, gli abusivi, i precari del commercio che, nel meridione, sono tollerati se non, addirittura, incoraggiati con un sistema di welfare fai-da-te parassitario, perché praticato sulle spalle di chi è in regola”. L’attacco, però, non si limita ai “poveretti” dell’economia, che sbarcano il lunario frodando le tasse, ma va soprattutto con i furbi della partita Iva.

“Il parlamento – sostiene il vicepresidente di Confimprese Palermo – è pieno di professionisti che hanno risolto il loro problema portando il regime dei minimi a 85 mila euro, su cui pagheranno pochissime tasse. Se poi, in famiglia, moltiplicano le partite iva da professionisti, arrivano tranquillamente a superare anche 250 mila euro di fatturato al 5% di imposta, altro che Flat tax”.

In conclusione, secondo l’imprenditore è ormai elevatissimo il numero di chi, proprio perché pretende di rispettare le regole, non riesce a pagare né contributi né tasse, per cui in moltissimi casi si tratta di una “evasione di necessità”, come la definì l’allora parlamentare Stefano Fassina. “Chi si sta mangiando l’Italia con le speculazioni – conclude amaramente Felice – come accade con l’energia, con campagne di elusioni incontrastate, con sedi fuori dall’Italia, se la ride alla faccia nostra, mentre noi continuiamo a parlare di pos e contanti”.

La manovra annunciata dal governo prevedeva un limite di 60-40 euro sotto il quale i commercianti sono esentati dall’obbligo di consentire il pagamento col Pos, ovvero il pagamento elettronico con carte e bancomat. La Commissione Ue, proprio ieri, è intervenuta bocciando l’aumento del tetto al contante e la rimozione dell’obbligo del Pos a partire dai 60 euro.
La Commissione europea ha pubblicato un giudizio “complessivamente positivo” sulla manovra di bilancio presentata dal governo guidato da Giorgia Meloni. Ma nel comunicato sulle sue valutazioni, avverte anche che il piano “include misure incoerenti con la parte strutturale delle precedenti raccomandazioni sul Bilancio (da parte dell’Ue), in particolare sui settori di pensioni e dell’evasione fiscale, incluso sull’uso obbligatorio dei pagamenti elettronici e la soglia legale dei pagamenti in contanti”.

Inoltre l’Italia “non ha ancora fatti progressi riguardo alla riforma fiscale per ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema fiscale”, aggiunge la commissione.

Secondo il Codacons “la soglia dei 40 euro per i pagamenti con Pos è del tutto inadeguata e creerà enormi problemi ai consumatori, costringendoli a prelevare di continuo contanti agli sportelli, con conseguenti costi a loro carico e disagi”.
“Per superare lo stallo in tema di Pos – evidenzia il presidente Carlo Rienzi – crediamo che la soluzione migliore sia da un lato eliminare qualsiasi soglia, rendendo obbligatoria l’accettazione di carte e bancomat per tutti i pagamenti, dall’altro intervenire sulle commissioni a carico degli esercenti. Nello specifico, vanno azzerate del tutto le commissioni interbancarie per i piccoli pagamenti, ridotte quelle per le transazioni entro una certa forbice, e aumentate le stesse commissioni quando le operazioni con carte e bancomat superano l’importo di 500 euro. In tal modo sarà possibile permettere ai cittadini di fare acquisti quotidiani senza essere costretti a prelevare e girare con denaro contante e si ridurranno i costi a carico dei commercianti, senza danneggiare gli istituti bancari”, conclude Rienzi.

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