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Governo: Conte revoca la delega al sottosegretario leghista Siri

redazione

Governo: Conte revoca la delega al sottosegretario leghista Siri

mercoledì 08 Maggio 2019

Il decreto adottato dal Premier dopo aver sentito il Consiglio dei ministri che ha a lungo dibattuto sull'argomento. Salvini, che preannunciava battaglia, avrebbe ceduto dopo una riunione con Giorgetti. I pm di Roma hanno sentito in serata il Senatore per dichiarazioni spontanee

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso la revoca del sottosegretario leghista Armando Siri, indagato dalla procura di Roma per corruzione.

Il decreto di revoca, a quanto si apprende, è stato adottato dal premier, sentito il Consiglio dei ministri che ha a lungo dibattuto.

Conte ha portato al tavolo del Consiglio dei ministri le motivazioni che sono alla base dell’opportunità di revocare le deleghe al sottosegretario Armando Siri.

Dopo il suo intervento è intervenuta la ministro della pubblica amministrazione Giulia Bongiorno – che già nei giorni scorsi si era spesa per la linea contraria alle dimissioni -, la quale ha illustrato la posizione della Lega, la Bongiorno.

Al tavolo del Consiglio, a quanto si apprende, il dibattito si è poi allargato praticamente a tutti i ministri, sia grillini, sia leghisti, a cominciare dai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

La riunione, che in base all’agenda di Conte, Di Maio e Salvini, avrebbe dovuto concludersi intorno alle 11.40, si è allungata in maniera considerevole, ma la discussione viene descritta da alcune fonti come “civile”.

I ministri 5 Stelle – tutti presenti, da Riccardo Fraccaro a Alberto Bonisoli a Barbara Lezzi – sono entrati in blocco nella sala del Consiglio alle 9:45, a eccezione di Luigi Di Maio. I leghisti, tutti presenti anche loro, da Gian Marco Centinaio a Giulia Bongiorno, sono arrivati alla spicciolata nella stessa sala a partire dalle 10:20, stessa ora alla quale ha fatto ingresso anche il vicepremier Matteo Salvini.

Poco dopo è stato l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, a entrare nella sala del Consiglio.

Ultimo a sedersi al tavolo del Cdm il premier Giuseppe Conte, entrato poco dopo le 10.30.

Erano assenti i ministri Giovanni Tria ed Enzo Moavero.

Prima del Consiglio dei ministri, Salvini aveva riunito i ministri della Lega nell’ufficio di Giancarlo Giorgetti.

Non ci sarebbero stati contatti diretti, in mattinata, tra M5s e Lega.

Durante la riunione dopo un tweet con la foto della figlia, Matteo Salvini ha pubblicato un altro post mentre era ancora in corso la riunione del Cdm, stavolta per rilanciare la raccolta di firme per la castrazione chimica.

Insomma, a quanto pare, a meno di colpi di scena dell’ultima ora, Salvini ha ceduto eil governo non cadrà per il caso Siri. Anche se nulla, probabilmente, sarà più come prima. Anche perché, intanto, ha destato molto clamore il fatto che un altro importante esponente leghista, nientemeno che il presidente della Regione Lombardia, sia indagato per tangenti.

si avviano al Consiglio dei ministri, fissato per oggi alle 9.45, dove il premier annuncerà formalmente le sue mosse, armati fino ai denti, li vede impegnati nell’ennesimo, durissimo, botta e risposta.

Per tutta la giornata di ieri Luigi Di Maio e Matteo Salvini si erano scontrati sul caso Siri.

Il leader M5S aveva attaccato, chiedendo alla Lega di non andare alla conta: che sarebbe puramente simbolica dal momento che non decide il Consiglio ma direttamente il premier sulle sorti del sottosegretario.

Salvini, dal canto suo, aveva alzato il tiro annunciando di voler porre sul tavolo della riunione flat tax e autonomia.

In questo il clima i i ministri si sono seduti al Cdm.

In serata si è svolto il confronto tra l’oramai ex sottosegretario Armando Siri e i pm della Procura di Roma che indagano per una presunta dazione di denaro in suo favore da parte dell’imprenditore Franco Arata.

L’atto istruttorio, durato circa una ora, si è svolto in un ufficio distaccato della Procura di Roma. In base a quanto si apprende Siri ha rilasciato dichiarazioni spontanee e messo a disposizione dei magistrati anche una ampia memoria difensiva.

Il senatore Siri, afferma in una nota l’avvocato Fabio Pinelli, difensore dell’esponente della Lega, “ha ribadito con fermezza di non aver mai ricevuto, né da Paolo Franco Arata, né da chiunque altro, promesse di pagamento o dazioni di denaro, che avrebbe rifiutato con sdegno, facenti riferimento al merito della sua attività di senatore della Repubblica e di sottosegretario di Stato”.

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