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Guerra e Pace

Redazione  |
venerdì 24 Febbraio 2023

Con queste premesse la Guerra non finirà presto, e la Pace dovrà aspettare.

Biden va a Kiev, portando come un Re Magio laico non oro, incenso e mirra, ma missili, tank e aerei. Missili suoi, ad alto valore aggiunto, e carri armati e aerei di più basso pregio, forniti dai suoi alleati europei. I quali poi per ricostruire il patrimonio militare dovranno attivare commesse statunitensi, che da anni aspettano nuovi ordinativi.

Biden, l’Americano, vuole portare ad est il suo carico ideale di libertà e democrazia contro le autarchie orientali. Quelle idee nate nell’illuminismo francese e che la Rivoluzione americana ha poi incarnato.

Questa rotta geopolitica occidentale verso Est non è la prima volta nella storia che si intraprende. Ci tentò un uomo valente alla testa di una formidabile e cavalleresca armata nel 1812. Si chiamava Napoleone Bonaparte ed arrivò a Mosca, poi distruggendola. Ma non distrusse i russi, che sono campioni di perdite di vite umane e di ritirate strategiche. Loro vincono per logoramento altrui, avendo un fato di sopportazione ben descritto nel capolavoro di Tolstoj, Guerra e Pace.

Forsa la pace sarà cinese, sui cui esiti Xi, il gigante del Comitato Centrale di Pechino, sta tessendo, un mosaico di tante tessere. Economiche, geopolitiche, come Taiwan e l’Africa, energetiche.

Una pace che accontenti l’alleato Putin, confermando gli obbiettivi di contrasto all’avanzata Nato ad Est, il controllo totale del Mare nero, il mediterraneo russo, le centrali nucleari e siderurgiche, costruite dai sovietici ed obbiettivi di bottino di guerra. Poi Kiev può rimanere uno stato agrario sovvenzionato da un reddito di cittadinanza occidentale. Circondato da nazioni, come Moldavia e Bielorussia, che avranno ben capito la lezione di Mosca.

Peccato che nessuno in Occidente si sia riletto Il romanzo del Padre della letteratura russa. Il senso della Storia è tutto lì, nero su bianco, come l’ineluttabilità del destino delle pianure e dei fiumi dell’immenso Continente. Perché la Russia non è uno Stato, ma un Continente, più grande di Cina e Canada messi insieme, che va dall’Atlantico al Pacifico.

In questi territori immensi il senso del movimento, anche tattico militare, è nomade, orientato dalle stagioni, e da un senso di immanenza. Gli occidentali sono stanziali, ed hanno una clessidra per le loro strategie molto più frenetica e di più corto respiro.

Rileggersi i classici, come Tolstoj, magari anche Von Clausewitz e le annotazioni di guerra di Guderian e Von Kleist, sarebbe utile agli strateghi occidentali, per non incorrere nei soliti e ripetuti errori che risalgono all’impero romano. A meno che gli errori, che si traducono in vite umane, non siano il prezzo di una guerra esclusivamente mercatistica, non gestita da Washington ma da Wall Street.

Con queste premesse la Guerra non finirà presto, e la Pace dovrà aspettare.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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