Guerra Israele, raid su Gaza e rischio di allargamento del conflitto

Israele, i raid continuano. Margelletti (Ce.S.I): “La guerra potrebbe estendersi”

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Israele, i raid continuano. Margelletti (Ce.S.I): “La guerra potrebbe estendersi”

Roberto Greco  |
lunedì 16 Ottobre 2023

Il rischio di allargamento è purtroppo sempre più alto. I prossimi giorni saranno decisivi.

Mentre continuano i raid aerei dell’IDF, (Israel Defence Forces, ndr) e continuano a suonare le sirene in varie municipalità vicine alla Striscia di Gaza, così come a Be’er Sheva, oggi al Knesset, il Parlamento israeliano, intervengono il presidente della Knesset Amir Ohana, quello israeliano Isaac Herzog, il primo ministro Benjamin Netanyahu e il leader dell’opposizione Yair Lapid.

All’ordine del giorno la presentazione di una legge che consentirà il sovraffollamento delle celle per i prigionieri di sicurezza palestinesi. Intanto, dopo la visita a Tel Aviv del segretario di Stato USA, Anthony Blinken è in agenda per mercoledì quella del presidente Joe Biden, indicativa del fatto che l’azione di terra a Gaza sia stata posticipata.

Guerra Israele, i raid su Gaza e il rischio di allargamento del conflitto

Andrea Margelletti, presidente di Ce.S.I. (Centro Studi Internazionali), già consigliere strategico dal 2012 al 2018 e attuale consigliere per le Politiche di Sicurezza e di Contrasto al Terrorismo del Ministro della Difesa, in una recente intervista al QdS, a proposito dell’allargamento del conflitto ha detto: “Ho il timore che, sia per le modalità con il quale è stato iniziato e sia per la necessità di Israele di dare una risposta e delle condizioni geopolitiche dell’area, questo conflitto abbia ampie possibilità di allargarsi”.

Il consigliere per la sicurezza nazionale americana Jake Sullivan in un’intervista alla Cbs ha detto “C’è il rischio di un’escalation di questo conflitto, dell’apertura di un secondo fronte a nord e, naturalmente, del coinvolgimento diretto dell’Iran in un modo o nell’altro”. E mentre Washington ha deciso di rafforzare la sua presenza militare nel Mediterraneo orientale – come “deterrenza contro l’allargamento del conflitto” tra Israele e Hamas – si cerca però di percorrere la via diplomatica e di non alzare troppo i toni ma i segnali, oggi, arrivano direttamente dai capi dei paesi confinanti.

“Nessuno può garantire che la situazione nella regione rimarrà la stessa se i sionisti continueranno i loro crimini di guerra”, ha detto il ministro degli Esteri iraniano Amirabdollahian parlando con il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani. “Se i crimini di guerra e il genocidio dell’apartheid israeliano non saranno fermati immediatamente, la situazione potrebbe andare fuori controllo e ripercuotersi su conseguenze di vasta portata”, avrebbe invece detto la missione iraniana a Israele in un messaggio inviato tramite l’Onu.

Nuovi movimenti di truppe

Intanto, nel pomeriggio di ieri si è diffusa la notizia che vedrebbe alcuni uomini del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica iraniana (Irgc) andare verso il confine israeliano. Secondo un consigliere del governo siriano e un attivista di Deir ez-Zor, l’Irgc avrebbe ridistribuito i combattenti dalla città siriana orientale di Deir ez-Zor verso sud in un’area vicino a Damasco. La fonte ha parlato di esperti missilistici.

Biden cauto sulle responsabilità dell’Iran

Il presidente Joe Biden ha infatti ricordato che per ora non ci sono “prove chiare” del coinvolgimento dell’Iran nell’attacco di Hamas contro Israele. Sempre parlando alla Cbs, il capo della Casa Bianca ha ricordato che nonostante si sappia che “l’Iran sostiene costantemente Hamas e Hezbollah”, nessuno può dire se a Teheran “abbiano avuto preconoscenza o aiutato a pianificare l’attacco non ci sono prove al momento”.

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