Hotspot di Lampedusa, MH: "Serve accoglienza dignitosa" - QdS

L’hotspot di Lampedusa, una “questione” da anni. MH: “Serve accoglienza dignitosa”

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L’hotspot di Lampedusa, una “questione” da anni. MH: “Serve accoglienza dignitosa”

Marianna Strano  |
mercoledì 13 Luglio 2022

Negli scorsi giorni si è discusso parecchio di accoglienza e trasferimenti da/per l'hotspot di Lampedusa. La visione di Mediterranean Hope: "Servono soluzioni di lunga durata".

L’hotspot di Lampedusa (AG) è da anni una delle principali strutture in Sicilia per ospitare migranti appena giunti in Europa. E, tanto in estate quanto in inverno, è oggetto di dibattito. Si parla spesso delle condizioni igienico-sanitarie non sempre eccellenti, ancora più preoccupanti ultimamente a causa della questione Covid; dei trasferimenti dopo gli arrivi via mare a Lampedusa, sempre numerosi anche a causa della vicinanza geografica all’Africa; delle polemiche sul sistema di accoglienza delle persone che giungono dal Mediterraneo, una questione non solo italiana ma anche europea.

Spesso chi arriva a Lampedusa (o, più in generale, in Sicilia) ha affrontato un lungo viaggio e a volte rimane lì anche diversi giorni in attesa di un trasferimento. L’isola spesso si trasforma in una dimora non esattamente temporanea. La struttura può ospitare circa 350 persone, ma a volte – quasi sempre – diventa l’unica possibile “casa” di molte più persone.

Recentemente a discutere delle condizioni dell’hotspot è stato il gruppo di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Lo scorso 7 luglio, nello specifico, la struttura ospitava quasi 2mila persone (con soli 350 posti) e le condizioni non erano delle migliori. Poi la situazione è migliorata grazie ai trasferimenti, ma la questione accoglienza rimane di primaria importanza a Lampedusa come nel resto della Sicilia.

Su QdS.it, per parlare delle condizioni dell’hotspot e della situazione accoglienza a Lampedusa, è intervenuta Marta Bernardini, coordinatrice di Mediterranean Hope.

Migranti, come procedono arrivi e trasferimenti

Dal momento dell’intervento di MH sull’hotspot di Lampedusa sono passati diversi giorni e i trasferimenti sono andati avanti. Lo scorso 10 luglio, il sindaco di Lampedusa e Linosa Filippo Mannino ha commentato in un post su Facebook: “Le ultime ore sono state complesse per la gestione del fenomeno migratorio. Viviamo su un’isola e quello che fuori è un piccolo problema, qui diventa un grosso problema, come ad esempio organizzare i trasferimenti dei migranti quando le condizioni meteo avverse non lo consentono. Comunque, grazie alla collaborazione delle istituzioni stiamo affrontando e superando queste difficoltà”.

Oggi gli ospiti sono circa 500 (secondo i dati a disposizione di Mediterranean Hope, non ufficiali). I trasferimenti continuano, ma il numero degli ospiti a Lampedusa, con il miglioramento delle condizioni meteo, potrebbe aumentare ancora nei prossimi giorni.

“Quel che sappiamo è che all’interno dell’hotspot ci sono ancora delle persone arrivate negli scorsi giorni e non ancora trasferite; in più, ci sono quelle arrivate nelle scorse ore. Quindi nella struttura ci sarebbero circa 500 ospiti (per una struttura che, ricordiamo, dovrebbe avere 350 posti“, spiega Marta Bernardini.

I momenti più difficili, però, sembrano passati per il momento: “Nonostante i trasferimenti, ci sono ancora molte persone all’interno dell’hotspot, ma la situazione era sicuramente più intensa negli scorsi giorni”.

Hotspot di Lampedusa, MH: “Strutture pessime, servono trasferimenti”

Sembrano esserci miglioramenti sul fronte dei trasferimenti, anche grazie agli interventi istituzionali citati nel post del sindaco Mannino. Tuttavia, la situazione all’interno dell’hotspot di Lampedusa non è semplice. La coordinatrice di Mediterranean Hope, infatti, spiega: “Per quel che sappiamo, pur non accedendo all’hotspot, le condizioni all’interno della struttura erano pessime negli scorsi giorni. Le persone dormivano fuori e le condizioni igienico-sanitarie si presentavano piuttosto critiche, soprattutto per le persone vulnerabili”.

Una situazione complicata, soprattutto per le persone più fragili. “I minori arrivati nei giorni scorsi li hanno trasferiti tutti, ma ovviamente ci sono i nuovi arrivi. Ci sono anche donne incinte”, afferma Marta Bernardini.

“In genere l’hotspot non è stata mai una struttura adatta per l’accoglienza di tante persone, o almeno non per periodi lunghi. Più che altro è un luogo di transito. Per le persone, lo diciamo sempre, è meglio essere trasferite subito in luoghi più adatti, dove si può garantire un’accoglienza più dignitosa”.

Lampedusa è un punto di transito, ma non può affrontare tutto da sola. Servono l’intervento delle istituzioni, piani di accoglienza in grado di garantire al contempo il salvataggio in mare e il rispetto dei diritti umani, trasferimenti e gestione pacifica. A tal proposito, la coordinatrice di Mediterranean Hope afferma: “Lampedusa non può essere il punto di arrivo definitivo di tutti i flussi del Mediterraneo: è una piccola isola, che ha già le sue difficoltà. La cosa più importante è poter salvare e trasferire le persone immediatamente, non solo con le navi ma anche con i mezzi aerei”.

Una questione lunga almeno 30 anni

Si continua a parlare di emergenza migranti; in realtà, però, non si tratta di una vera e propria emergenza ma di normalità. Una normalità che va avanti da almeno 30 anni e che bisogna affrontare con una giusta politica migratoria. Su questo punto le polemiche sono tante e le possibili soluzioni diverse (da una parte, c’è chi chiede un potenziamento dell’intervento nazionale e internazionale per l’accoglienza; dall’altro, chi vede come unica possibilità lo stop agli sbarchi, non tenendo in considerazione le conseguenze umanitarie di una tale soluzione).

La situazione all’hotspot di Lampedusa appare gestibile, ma solo con la giusta collaborazione di tutte le istituzioni interessate. Collaborazione che dovrebbe mirare non a soluzioni “tappabuchi” o improbabili, ma a una vera e definitiva “rivoluzione” dell’accoglienza.

“C’è un approccio emergenziale quando di fatto l’emergenza non c’è: se è da 30 anni che esiste questo fenomeno, non si può pensare di trattarlo come un’emergenza. Bisogna pensare a delle soluzioni di lungo periodo e immaginare sempre più salvataggi in mare con trasferimenti immediati, anche via aereo”.

“Da inizio anno si sono registrati circa 13mila arrivi, un dato in linea con l’anno scorso. Se c’è la volontà politica, sono numeri affrontabili. Lo ha dimostrato anche l’approccio all’accoglienza dei rifugiati dall’Ucraina, per esempio, diverso da quello emergenziale degli scorsi giorni a Lampedusa. Con la volontà politica si può avere un approccio più sostenibile”, conclude Marta Bernardini.

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