I'm your man, il nuovo film di Maria Schrader - QdS

I’m your man, il nuovo film di Maria Schrader

Francesco Torre

I’m your man, il nuovo film di Maria Schrader

giovedì 28 Ottobre 2021

Ambientato in un prossimo futuro dai tratti assolutamente non preoccupanti, il nuovo film di Maria Schrader (“Unhortodox”), lascia muovere la sua protagonista all’interno di uno spazio museale

I’m your man
Regia di Maria Schrader, con Maren Eggert (Alma), Dan Stevens (Tom)
Germania 2021, 105’
Distribuzione: Koch Media

Ambientato in un prossimo futuro dai tratti assolutamente non preoccupanti, il nuovo film di Maria Schrader (“Unhortodox”), come già il recente “Undine” di Petzold lascia muovere la sua protagonista all’interno di uno spazio museale, proiettando sullo spettatore annose riflessioni filosofiche sui temi del tempo e dell’evoluzione culturale in relazione a temi identitari più contemporanei.

Alma, specialista in cuneiforme sumero, sta per concludere il suo progetto di ricerca triennale quando viene incaricata dal suo superiore di testare un androide realizzato su misura per corrispondere alle sue necessità, e lasciare che viva nel suo appartamento da single per tre settimane.

Siamo agli albori di una rivoluzione, poiché le evoluzioni tecnologiche hanno permesso la creazione di robot che potranno inserirsi nella società, e pertanto pretendere diritti e anche sposarsi, e Alma inizialmente rifiuta l’idea di interfacciarsi con un’identità digitale. Tom, questo il nome dell’androide, però è bello, gentile, colto, persino ironico all’occorrenza, e il rapporto tra i due è destinato a cambiare.

Il soggetto non è del tutto originale, androidi senzienti nella storia del cinema se ne sono visti già tanti e anche il tema della relazione sentimentale tra uomo e macchina è stato esplorato in titoli emblematici, per esempio “Her” di Spike Jonze. Il lavoro eccezionale che però qui viene fatto è l’inserimento di tali tematiche nel contesto del genere commedia. Una scelta che paga in termini di intrattenimento ma non solo, poiché la commedia da sempre è il terreno più adatto alla riflessione filosofica. L’interpretazione di Dan Stevens, poi, è carica di intensità trattenuta, forse sin troppo gelida ma capace di creare empatia e lasciare per questo uno spazio di insolita emozione che dice molte sui rapporti attuali tra uomo e macchina.

Voto: ☺☺☺☺☻

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