L’impresa e le sue regole “morali” - QdS

L’impresa e le sue regole “morali”

Marco Vitale

L’impresa e le sue regole “morali”

mercoledì 26 Luglio 2023

Sono solo i grandi fondi di investimento che oggi comandano

Sono solo i grandi fondi di investimento, che hanno acquisito le capacità di attrarre e utilizzare il risparmio delle persone, che oggi comandano, muovendosi secondo principi, etiche e meccanismi che non hanno più niente da spartire con i Cotrugli.

Qui è la vera importante discontinuità tra quel mondo tradizionale e antico di mercatura e imprenditoria e il nostro, che solo da poco abbiamo incominciato a riconoscere e capire. qualche riflessione conclusiva da una storia così lunga e affascinante. Di fondamentale importanza è l’acquisizione che la nascita dell’economia imprenditoriale e dello spirito d’impresa non è un fenomeno degli ultimi secoli, frutto del protestantesimo e fenomeno fondamentalmente nordico e anglosassone, come hanno cercato di farci credere. Essa è frutto di una lenta evoluzione, di un lungo travaglio che trova nei liberi Comuni del Nord Italia, nel pensiero dell’umanesimo laico arricchito da una profonda religiosità cristiana (di ciò Albertano da Brescia è un antesignano) e nei grandi mercanti scrittori del Quattrocento, come Cotrugli, uno dei suoi passaggi fondamentali e fondanti.

In secondo luogo, dobbiamo però porci la questione: è ancora possibile un discorso sensato sullo spirito e sull’etica d’impresa senza cadere nei futili discorsi alla moda, del tipo puerile della business ethics? È ancora possibile valorizzare lo spirito d’impresa, senza rinunciare alla critica delle sue degenerazioni e senza alzare un allarme per i pericoli di un suo abuso? Ed è corretto parlare di imprese in modo unitario, senza distinguere fra i tipi d’impresa così profondamente diversi tra loro che abbiamo incontrato? La risposta all’ultima domanda è, evidentemente, negativa. Esiste una netta distinzione tra l’impresa medio-piccola, dominata dalla figura e dalla cultura del singolo imprenditore o famiglia e la grande impresa. Già Cotrugli operava con chiarezza questa distinzione. Per la prima la discontinuità capitalistica sopra descritta sostanzialmente non esiste. Per essa l’antica prospettiva, le antiche caratteristiche, l’antica etica che si è andata sviluppando e raffinando lungo i secoli sono ancora oggi prevalenti. Per queste imprese e questi imprenditori l’antico capitalismo esiste ancora e le antiche virtù borghesi rimangono i presupposti generali del progresso economico. Per esse resta valida la definizione di Cotrugli: «mercatura è ‘arte overo disciplina intra le persone legiptime, iustamente ordinata in cose mercantili, per conservatione de la humana generatione, con sperança niente di meno de guadagno’».

Affermare che la regola morale fondamentale ed esclusiva dell’impresa è solo quella di produrre profitti è, più che un’insensatezza sotto un profilo etico, un errore sotto un profilo manageriale.
L’impresa che persegue il solo profitto, fine a se stesso, va infatti più o meno rapidamente in crisi e ha un basso livello di sopravvivenza a lungo termine.

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