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Covid, il 3,7% dei positivi si contagia sul posto di lavoro

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Covid, il 3,7% dei positivi si contagia sul posto di lavoro

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martedì 21 Dicembre 2021

Le infezioni di origine professionale denunciate all’Inail dall’inizio della pandemia sono 185.633 con 797 decessi, di cui sette su 10 sono avvenuti l’anno scorso.

Dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 30 novembre i contagi sul lavoro da Covid-19 segnalati all’Inail sono 185.633, pari a oltre un sesto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e al 3,7% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data.

A rilevarlo è il 22esimo report nazionale sulle infezioni di origine professionale da nuovo Coronavirus elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail, da cui emerge anche che rispetto alle 183.147 denunce registrate dal monitoraggio mensile precedente i casi in più sono 2.486 (+1,4%), di cui 1.525 riferiti a novembre, 425 a ottobre, 62 a settembre e 67 ad agosto scorsi, mentre gli altri 407 casi sono riferiti per il 57,0% agli altri mesi del 2021 e il restante 43,0% al 2020. Il consolidamento dei dati permette, infatti, di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni precedenti.

Il 79,9% delle segnalazioni all’Istituto concentrato nel 2020 

Rispetto ai primi 11 mesi del 2020, le infezioni di origine professionale denunciate da gennaio a novembre di quest’anno, benché non consolidate, sono in calo del 69,5%. Il 2020, con 148.391 contagi sul lavoro, raccoglie il 79,9% di tutti i casi segnalati all’Istituto dall’inizio della pandemia, con i mesi di novembre (40.621 denunce) e marzo (28.684) ai primi due posti. Il 2021, con 37.242 denunce in 11 mesi, al momento pesa invece per il restante 20,1%. Da febbraio di quest’anno il fenomeno è in significativa discesa e i 240 casi di giugno, sebbene ancora provvisori, continuano a rappresentare il minor numero di contagi mensili registrati dall’anno scorso, sensibilmente inferiore anche al minimo precedente osservato a luglio del 2020 (con poco più di 500 casi). In generale, se nel 2020 l’incidenza media delle denunce da Covid-19 sul totale di tutti gli infortuni denunciati all’Inail è stata di una denuncia ogni quattro, nei primi 11 mesi del 2021 si è scesi a una su 14.

La situazione in Sicilia

Rispetto alla data di rilevazione del 31 ottobre, le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono aumentate di 202 casi (+3,3%, più che doppio rispetto all’incremento nazionale pari a +1,4%), di cui 105 avvenuti a novembre, 63 a ottobre, 7 a settembre e 14 ad agosto, con i restanti casi riconducibili ai mesi precedenti. L’aumento ha riguardato tutte le province ma più intensamente, in termini assoluti e relativi, quelle di Messina, Siracusa e Catania.

La distribuzione dei contagi per genere evidenzia che la quota maschile è superiore a quella femminile, in controtendenza rispetto al dato medio nazionale.

L’analisi nella regione evidenzia che le 6.249 denunce pervenute da inizio pandemia sono per il 63,0% afferenti al 2020 e per il 37,0% ai primi undici mesi del 2021. In linea con quanto osservato a livello nazionale, circa la metà dei casi si concentra nell’ultimo trimestre del 2020. Il 2021 è caratterizzato da un andamento tendenzialmente decrescente, con aumenti – a differenza del dato nazionale – ad aprile e ad agosto.

Nei primi 11 mesi di quest’anno dimezzata l’incidenza del virus sul totale delle morti

I decessi sul lavoro da nuovo Coronavirus segnalati all’Istituto dall’inizio della pandemia sono 797, oltre un quarto degli infortuni sul lavoro con esito mortale denunciati da gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,6% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’Iss alla stessa data. Rispetto ai 782 rilevati dal monitoraggio dello scorso 31 ottobre, i casi mortali sono 15 in più, di cui due avvenuti a novembre e 13 nei mesi precedenti (nove nel 2021 e quattro nel 2020). Rispetto ai primi 11 mesi del 2020, i decessi tra gennaio e novembre di quest’anno, benché non consolidati, sono in calo del 50,7%.  Il 2020, con 563 decessi, raccoglie il 70,6% di tutti i casi mortali da contagio pervenuti fino al 30 novembre di quest’anno, con i mesi di aprile (196 casi) e marzo (141) ai primi due posti. Il 2021, con 234 decessi da Covid-19 nei primi 11 mesi, per ora pesa invece per il restante 29,4% sul totale dei contagi con esito mortale denunciati da inizio pandemia, con marzo e aprile al primo posto per numero di casi (51 per entrambi). Se l’anno scorso l’incidenza media dei decessi da nuovo Coronavirus sul totale dei casi mortali segnalati all’Inail è stata di circa una denuncia ogni tre, tra gennaio e novembre di quest’anno è scesa a una su sei.

L’identikit dei lavoratori contagiati 

La maggioranza dei casi mortali riguarda gli uomini (82,7%) e i lavoratori nelle fasce di età 50-64 anni (71,4%), over 64 anni (18,6%) e 35-49 anni (9,4%), mentre tra gli under 35 si registra solo lo 0,6% dei morti. Allargando l’analisi a tutti i contagi sul lavoro, il rapporto tra i generi si inverte. La quota delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi denunciati, infatti, è pari al 68,3%.

La componente femminile, in particolare, supera quella maschile in tutte le regioni, a eccezione della Calabria, della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne sul complesso delle infezioni di origine professionale è, rispettivamente, del 48,7%, del 46,0% e del 44,3%. L’età media dei contagiati dall’inizio della pandemia è di 46 anni per entrambi i sessi e 59 per i deceduti (57 per le donne, 59 per gli uomini). Il 42,4% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni. Seguono le fasce 35-49 anni (36,6%), under 35 anni (19,0%) e over 64 anni (2,0%). Gli italiani sono l’86,5%, mentre il restante 13,5% delle denunce riguarda lavoratori stranieri, concentrati soprattutto tra rumeni (21,0% dei contagiati stranieri), peruviani (12,5%), albanesi (8,1%), moldavi (4,6%), ecuadoriani (4,1%) e svizzeri (4,0%). Più di nove morti su 10 sono italiani (90,2%), mentre la comunità straniera con più decessi denunciati è quella peruviana, con il 15,4% dei casi mortali dei lavoratori stranieri, seguita da quelle albanese (11,5%) e rumena (7,7%).

L’Industria e servizi al primo posto tra le gestioni assicurative

Quasi tutti i contagi sul lavoro (96,9%) e i casi mortali (88,0%) denunciati riguardano la gestione assicurativa dell’Industria e servizi, mentre le infezioni di origine professionale registrate nelle restanti gestioni per Conto dello Stato (amministrazioni centrali dello Stato, scuole e università statali), Agricoltura e Navigazione sono 5.883, con 95 decessi. Sono circa 3.200, in particolare, i contagi di insegnanti, professori e ricercatori di scuole di ogni ordine e grado e di università statali e private, riconducibili sia alla gestione dei dipendenti del Conto dello Stato sia al settore Istruzione della gestione Industria e servizi.

Un decesso su quattro tra il personale sanitario e socio-assistenziale

Dall’analisi per professione dell’infortunato emerge che più di un quarto dei decessi (26,0%) riguarda il personale sanitario e socio-assistenziale, con la categoria dei tecnici della salute al primo posto con il 37,3% delle denunce complessive, l’82,6% delle quali relative a infermieri, e il 9,7% dei casi mortali codificati (il 65,8% infermieri). Seguono gli operatori socio-sanitari con il 18,1% delle denunce (e il 3,8% dei decessi), i medici con l’8,5% (e il 5,1% dei decessi), gli operatori socio-assistenziali con il 6,8% (e il 2,6% dei decessi) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,7% (e il 3,3% dei decessi). Il restante personale coinvolto riguarda, tra le prime categorie professionali, gli impiegati amministrativi, con il 4,7% delle denunce e il 10,0% dei casi mortali, gli addetti ai servizi di pulizia, con il 2,3% dei contagiati e il 2,4% dei deceduti, i conduttori di veicoli, con solo l’1,3% dei contagi ma ben il 7,8% dei decessi, gli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta (1,0%), gli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia, e i professori di scuola primaria, pre-primaria e professioni assimilate (entrambi con lo 0,9%).

Dallo scorso febbraio incidenze in calo per le professioni sanitarie

A partire dallo scorso febbraio, si osserva in generale un calo significativo delle denunce anche rispetto alla professione dell’infortunato, con incidenze in riduzione per alcune categorie, tra le quali le professioni sanitarie, che negli ultimi cinque mesi mostrano, però, segnali di ripresa dei contagi. Altre professioni, con il ritorno alle attività, hanno visto aumentare l’incidenza delle infezioni di origine professionale rispetto al 2020. È il caso, per esempio, degli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali, degli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta, degli insegnanti di scuola primaria e degli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro.

I maggiori incrementi percentuali su base mensile nelle province di Messina, Trieste e Ascoli Piceno 

L’analisi territoriale, che è possibile approfondire anche attraverso le nuove schede regionali, evidenzia una distribuzione delle denunce del 42,2% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 25,0%), del 24,6% nel Nord-Est (Veneto 10,5%), del 15,3% al Centro (Lazio 6,7%), del 12,9% al Sud (Campania 5,9%) e del 5,0% nelle Isole (Sicilia 3,4%). Le province con il maggior numero di contagi da inizio pandemia sono quelle di Milano (9,6%), Torino (6,9%), Roma (5,4%), Napoli (4,0%), Brescia e Varese (2,5% ciascuna), Verona e Genova (2,4% ciascuna), Bologna (2,3%) e Firenze (2,0%). Milano è la provincia che registra il maggior numero di contagi professionali accaduti nel solo mese di novembre, seguita da Roma, Torino, Trieste, Napoli, Brescia, Venezia, Messina, Genova, Bologna, Imperia, Como, Cremona e Verona. Le province che registrano i maggiori incrementi percentuali rispetto alla rilevazione di ottobre – non per contagi avvenuti in novembre ma per il consolidamento dei dati in mesi precedenti – sono però quelle di Messina (+7,1%), Trieste e Ascoli Piceno (+6,9% per entrambe), Crotone (+6,0%), Pistoia (+5,9%), Gorizia (+4,5%), Siracusa (+4,4%), Cosenza e Catania (+4,2% per entrambe).

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