Paura, panico e il suono del fuoco che arde ogni cosa. Sono ancora cariche di tensione ed emozione le testimonianze di chi era presente.
Paura, panico e il suono del fuoco che arde ogni cosa. Sono ancora cariche di tensione ed emozione le testimonianze di chi, ieri, era a Stromboli. Di chi ha visto divampare un incendio – scoppiato, pare, dentro il set di una fiction – in pochissimo tempo e bruciare buona parte dell’isola. Come Maria Merlini e Paolina Scalisi, due guide escursionistiche, che raccontano quelle ore concitate e il timore di fare la fine del topo.
Stromboli, le fiamme divampate in un istante
“Quando siamo arrivati al porto, verso le 10,30, le fiamme erano già visibili, ma la situazione sembrava sotto controllo” – afferma Maria Merlini, guida escursionistica che ieri si trovava Stromboli. E che ci racconta quegli attimi concitati, la paura e lo spaesamento dei tanti che non sapevano proprio cosa fare di fronte al dilagare del fuoco che in poco tempo ha avvolto tutto il vulcano. “Poi il vento ha alimentato il rogo – continua e le fiamme si sono propagate nelle altre parti dell’isola. Hanno iniziato ad arrivare gli elicotteri dei vigili del fuoco, ma solo dopo sono arrivati i canadair”.
L’isola a fuoco: “Non sapevamo cosa fare”
L’assenza di informazioni ha forse amplificato la paura. “Sembra che sull’isola nessuno fosse in grado di dare indicazioni a chi era presente” – continua Merlini, il cui gruppo ha deciso di non fare l’escursione in programma, ma la scelta è stata autonoma. “Nessuno ci dava risposte precise – racconta ancora. Al porto c’erano solo i volontari della protezione civile che davano qualche indicazione, ma tutti erano impegnati a tentare di domare le fiamme”.
L’evacuazione della pizzeria
La scelta di non fare l’escursione e la decisione di vedere, dal mare, la situazione. “Noi abbiamo deciso di non avventurarci e siamo saliti in barca: abbiamo visto le fiamme che avvolgevano tutto il versante della Sciara del fuoco. Erano le 21,30: in quel momento veniva evacuata la pizzeria Osservatorio”.
La colonna di Api con le bombole
Merlini racconta la paura che si è scatenata anche tra gli abitanti dell’isola, molti dei quali hanno operato attivamente per liberare le proprie abitazioni delle sterpaglie e spegnere quel che potevano con l’acqua domestica. Poi la scena della fila di Apecar piene di bombole di butano: portate via di fretta dalle case per evitare le possibili esplosioni. “Abbiamo visto la gente scappare – prosegue: molti avevano paura potesse davvero esplodere tutto. Ci siamo rifugiati all’interno della hall dell’albergo del porto e siamo rimasti lì con le finestre chiuse”.
I rifugiati sulla nave
Altri si sono rifugiati nella nave giunta nel frattempo da Panarea, all’una di notte, per portare altri uomini. Alcuni hanno preferito dormire lì in attesa di essere evacuati. Tra loro Paolina Scalisi e il suo gruppo. “Il mio gruppo era letteralmente terrorizzato dal momento che aveva le camere a pochi metri dalle fiamme, nella zona di Scari ma in alto – racconta. I rumori erano spaventosi: li ho ancora nelle orecchie. Si sentiva il rimbombo del fuoco che ardeva ogni cosa e poi era tutto rosso e pieno di fumo. Con il gruppo dunque abbiamo preferito rifugiarci sulla nave. Siamo entrati lì verso le 2:30 e alle 5 di stamattina siamo ripartiti. Ma nessuno di noi ha chiuso gli occhi stanotte, neanche un minuto“. I canadair hanno continuato a lavorare tutta la notte. Stamani la situazione è tornata sotto controllo. Ma il risveglio è stato amaro per tanti.
Foto Maria Merlini