Intimidazioni alla pubblica amministrazione, dati 2023 in Sicilia

Sicilia terra di violenza, le minacce alla PA sono “norma”: ecco i dati e le aree più pericolose

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Sicilia terra di violenza, le minacce alla PA sono “norma”: ecco i dati e le aree più pericolose

Marianna Strano  |
giovedì 18 Aprile 2024

Sindaci, assessori, dipendenti e amministratori comunali e regionali nel mirino di minacce e intimidazioni: Palermo tra le province più colpite in Italia.

Sono stati 315 le intimidazioni e gli atti di minaccia e violenza rivolti alla pubblica amministrazione nel 2023 e la Sicilia, purtroppo, è nella TOP 3 in Italia per numero di casi registrati. Fanno peggio soltanto Calabria (prima a livello nazionale) e Campania.

Lo rivela l’ultimo rapporto di Avviso pubblico “Amministratori sotto tiro 2023“, che mostra un dato sconvolgente sulla violenza ai danni di sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali e dipendenti della pubblica amministrazione: si registra in media un’intimidazione ogni 28 ore. E i recenti casi ai danni dell’assessore alla Attività produttive del Comune di Palermo Giuliano Forzinetti e del sindaco di Palma di Montechiaro (AG) Stefano Castellino sono la palese dimostrazione che in Sicilia la situazione è davvero preoccupante.

Intimidazioni alla pubblica amministrazione, dati 2023 in Sicilia

Rispetto all’anno precedente, nel 2023 in Sicilia si sono registrati meno episodi di minaccia e intimidazione ai danni dei dipendenti della PA. “Solo” 35 casi, il 30% in meno rispetto al 2022. Tuttavia, con questo dato la Sicilia è al terzo posto a livello nazionale dopo Calabria (51 casi, +21%) e Campania (39 casi, -20%). Segue l’Isola, a breve distanza, la Puglia con 32 casi (-33%).

Se si considera il periodo 2010 – 2023, la Sicilia conquista un triste primato: è la prima Regione per numero di atti intimidatori censiti, 862 in totale. Seguono Calabria (801) e Campania (794). In termini di percentuale tra numero dei Comuni colpiti in casi di intimidazione, minaccia o violenza e totale dei Comuni presenti nella regione, la Sicilia occupa il secondo posto con 208 Comuni colpiti e una percentuale del 53%.

Le province più pericolose

In Sicilia, la maggior parte di episodi di intimidazione o violenza ai danni della pubblica amministrazione nel periodo 2010 – 2023 è avvenuta a Palermo, che con i suoi 214 casi è la quarta provincia d’Italia per numero di episodi registrati. Assieme a Napoli, Cosenza, Reggio Calabria, è una delle poche città a superare i 200 casi in Italia. Nel 2023, in termini di intimidazioni ai danni della pubblica amministrazione registrate, Palermo è terza a livello nazionale dopo Cosenza e Napoli.

Seguono – in Sicilia – Agrigento e Catania, rispettivamente con 162 e 100 casi censiti. Vicine al 100 anche Messina (98) e Siracusa (96). Chiudono la graduatoria siciliana Trapani (83), Caltanissetta (51), Ragusa (37) ed Enna (21).

Questa, nel complesso, la tabella dei dati della Sicilia nel report “Amministratori sotto tiro” di Avviso pubblico per l’anno 2023:

SICILIA – 7 Province, 24 Comuni colpiti, 35 atti intimidatori

  • Provincia di PALERMO 12 atti intimidatori (8 Comuni colpiti): Palermo – Altofonte – Capaci –
    Corleone – Partinico – Termini Imerese – Terrasini – Villabate
  • Provincia di CATANIA 8 atti intimidatori (4 Comuni colpiti): Catania – Aci Catena – Aci Sant’Antonio Adrano
  • Provincia di AGRIGENTO 7 atti intimidatori (4 Comuni colpiti): Calamonaci – Favara – Montevago Santa Elisabetta
  • Provincia di TRAPANI 3 atti intimidatori (3 Comuni colpiti): Alcamo – Campobello di Mazara – Partanna
  • Provincia di SIRACUSA 2 atti intimidatori (2 Comuni colpiti): Pachino – Portopalo di Capo Passero
  • Provincia di MESSINA 2 atti intimidatori (2 Comuni colpiti): Messina – Taormina
  • Provincia di RAGUSA 1 atto intimidatorio (1 Comune colpito): Ispica

Il ruolo della mafia

I dati di Avviso Pubblico sulle intimidazioni alla pubblica amministrazione mostrano come Calabria, Campania, Sicilia e Puglia siano le regioni più colpite dal fenomeno. In Comune queste quattro meravigliose terre hanno un “cancro”: la mafia. Le quattro regioni, le terre dove sono nate le cosiddette “mafie storiche”, da sole fanno registrare il 58% dei casi a livello nazionale (3.110 dal 2010 al 2023). Sono dati che dimostrano come la criminalità organizzata – un tempo impegnata principalmente in omicidi e oggi in “business” redditizi come estorsioni e traffico di droga – sia profondamente coinvolta negli affari della PA e tenda a imporre il proprio potere con le “buone” (e da qui i vari casi di “voti di scambio” e appalti comprati, disvelati anche dalle recenti operazioni Pandora e Athena in Sicilia) o con le “cattive” (estorsioni, intimidazioni, minacce).

Tra l’altro, il rapporto di Avviso Pubblico sostiene che i Comuni più vulnerabili ai casi di intimidazioni sono i più piccoli, tradizionalmente quelli in cui mafia e criminalità organizzata riescono a “costruire” il proprio regno.

Intimidazioni alla pubblica amministrazione, i dati nazionali

Il report “Amministratori sotto tiro” conferma l’esistenza di un ennesimo divario tra Nord e Sud: le regioni più colpite (il quadrato Calabria – Campania – Sicilia – Puglia) sono tutte meridionali. Per trovare, nello storico di Avviso Pubblico, una regione del Centro-Nord bisogna arrivare al quinto e al sesto posto, dove si sono piazzate Lombardia e Lazio rispettivamente con 318 e 294 casi (2010-2023). Il luogo più sicuro per la PA è decisamente la Valle d’Aosta, che registra appena 4 casi in 14 anni.

A livello nazionale, nonostante preoccupi l’escalation di violenza in Calabria (soprattutto nel Cosentino), Avviso Pubblico dà una bella notizia: il dato del 2023 è il più basso registrato dal 2011. Il picco è stato raggiunto nel 2018 (574 intimidazioni) e il calo sembra proseguire in maniera netta e stabile da allora. Tuttavia, nel report si avverte: “Non vanno comunque sottovalutati due aspetti. Il primo, già evidenziato nel Rapporto 2022, resta la cosiddetta ‘cifra oscura‘, l’ammontare di atti intimidatori che non vengono pubblicamente denunciati” e “Un secondo aspetto è quello di non ritenere normale o fisiologico ciò che non deve esserlo. Oltre 300 minacce e intimidazioni in un anno e il 70% dei territori provinciali coinvolti sono numeri che restano inaccettabili per un Paese democratico. Numeri che non trovano riscontro in nessun altro Paese occidentale”.

Nonostante i dati in calo, quindi, c’è ancora molto da fare.

Immagine di repertorio

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