Kosovo indipendente, l’Occidente approvò - QdS

Kosovo indipendente, l’Occidente approvò

Carlo Alberto Tregua

Kosovo indipendente, l’Occidente approvò

giovedì 10 Novembre 2022

Contrarie Russia e Cina 

Nel 2008 il Kosovo (un pezzo del territorio serbo) si è proclamato autonomamente indipendente. Ovviamente la “Madrepatria” Serbia si è opposta alla perdita di un pezzo del suo territorio, sostenendo che esso non poteva staccarsi senza il consenso di tutto il Paese.

Sulla tesi serba si sono trovate d’accordo la Russia e la Cina, mentre tutto l’Occidente ha riconosciuto legittima l’autoproclamazione di indipendenza dello stesso Kosovo. Cosicché per l’Occidente oggi esistono due soggetti giuridici: la Serbia e il Kosovo.

Come è noto, la cosiddetta autodeterminazione dei popoli deve essere riconosciuta da altri popoli, ma nel caso indicato c’è una spaccatura fra Occidente e Oriente, con la conseguenza che convivono due unità nazionali fra loro in contrasto continuo fino a quando tutti i Paesi aderenti all’Onu non riconosceranno questa forzosa convivenza.

La Catalogna ha tentato più volte di divenire indipendente. È la regione più ricca per Pil e reddito pro capite della Spagna, ma il governo spagnolo ha mandato l’esercito per evitare questa secessione.
Non si capisce perché tale caso sia diverso da quello indicato, Serbia-Kosovo, se non che l’Occidente (Stati Uniti ed Europa) sono sempre disposti a dividere figli e figliastri secondo gli interessi dei gruppi di potere (economici, finanziari, energetici e religiosi).

La Scozia ha più volte indetto referendum per staccarsi dal Regno Unito, che, come è noto, comprende altri tre Stati: Inghilterra, Irlanda del Nord e Galles. Anche in quel caso, la “Madrepatria” ha contrastato fortemente la voglia di indipendenza del popolo scozzese e l’Occidente, inteso come dianzi descritto, ha appoggiato l’azione della “Casa madre”. Anche in questo caso, una sorta di strabismo occidentale ha ribaltato la posizione rispetto a quella del caso Serbia-Kosovo.

Da quanto precede si deduce con chiarezza che l’appello ai principi etici e politici, quando non è sincero, nasconde becero potere e interessi che spesso non sono neanche tanto evidenti. Perciò ognuno deve tentare di farsi un’idea con la propria testa e non con quella degli altri.

Anche in Ucraina l’Occidente ha biasimato la voglia di indipendenza delle quattro regioni russofone (Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia), lamentando che il referendum svolto – il cui risultato ha indicato la voglia delle popolazioni delle quattro regioni di andare verso la Russia e di non restare aggregate all’Ucraina – era stato forzato, anche con le armi, da parte dei russi, il che non è confermato da alcuna fonte di stampa.

Anche in questo caso, l’Occidente ha fatto valutazioni sulla spartizione del territorio europeo atte a contrastare la Russia e la Cina, cui si sono aggregati Iran ed India.
Non abbiamo la facoltà né la competenza per dire ciò che è bene e ciò che è male; riportiamo i fatti inequivocabili di quattro situazioni nelle quali vi è stata una divergenza forte fra Occidente (Usa ed Eu) e Oriente (Russia, Cina, India e Iran). Questa opposizione fra gruppi è generata dall’economia, come sempre alla base dei contrasti fra popoli.

La geopolitica del mondo ci fa vedere un contrasto sempre maggiore fra tutte le sue parti e in particolare quello fra Stati Uniti e Cina, che in atto sono il primo e secondo Paese al mondo per Pil.
L’Europa stava tentando di affermare le proprie autonomia e crescita economica, anche allacciando interessi forti con la Russia. Questo fatto ha determinato la reazione degli Stati Uniti, i quali hanno temuto – come scritto più volte – la crescita di un terzo competitore a livello mondiale, formato da Ue e Russia. Così hanno piazzato nel cuore dell’Europa una guerra.

Poi hanno trovato nel giovane comico-attore Zelensky, presidente dell’Ucraina, l’esecutore delle loro volontà, trascurando un fatto importantissimo: di tutto questo marchingegno ne stanno pagando le spese i poveri ucraini, i quali pian piano sono privati dell’essenziale per svolgere una vita ‘normale’.
I disagi di quella popolazione sono sotto gli occhi di tutti, ma questo non tocca il cuore o i sentimenti di chi avrebbe il dovere di sedersi ad un tavolo per porre fine non solo alla guerra, ma a questi enormi disagi per i cittadini ucraini.

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