La Barbera e l'agenda rossa di Borsellino: chi era l'ex questore di Palermo

Arnaldo La Barbera, ecco chi era il superpoliziotto collegato all’agenda rossa di Borsellino

Daniele D'Alessandro

Arnaldo La Barbera, ecco chi era il superpoliziotto collegato all’agenda rossa di Borsellino

venerdì 17 Novembre 2023

Ecco chi era Arnaldo La Barbera, l'ex questore di Palermo collegato alla famosa agenda rossa del giudice Paolo Borsellino

La famosa agenda rossa del giudicato Paolo Borsellino potrebbe essere transitata prima dalle mani dell’ex questore e capo della squadra mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, e poi successivamente da quelle della sua famiglia.

Come emerso negli ultimi giorni, infatti, lo scorso settembre, sulla base di alcune dichiarazioni rese agli inquirenti da un testimone vicino alla famiglia di La Barbera, sono state effettuate le perquisizioni nelle abitazioni della moglie e della figlia dell’uomo, scomparso nel 2002 a causa di un tumore al cervello.

Stando a quanto appreso, tuttavia, nel corso dei controlli, l’agenda rossa non sarebbe stata rinvenuta.

Ecco chi era Arnaldo La Barbera

Nato a Lecce nel 1942, conseguì la laurea in giurisprudenza all’Università di Bari nel 1962, La Barbera lavorò all’ufficio legale della Montedison. La carriera in polizia iniziò invece nel 1972 come commissario di Pubblica sicurezza, salvo poi diventare capo della squadra mobile di Venezia dalla fine degli anni Settanta, impegnato anche in indagini antiterrorismo. In quel periodo (nel 1986 e nel 1987) risulta essere stato anche un collaboratore del Sisde, il servizio segreto civile, con il nome in codice “Rutilius”. Nell’agosto del 1988 venne promosso capo della squadra mobile di Palermo, a seguito delle dimissioni del suo predecessore Antonino Nicchi. Proprio in Sicilia iniziò a mettere a segno una sequenza impressionante di arresti di latitanti eccellenti, a tal punto di diventare un modello per gli agenti in divisa. Tra i più importanti, quello del pentito Totuccio Contorno, tornato clandestinamente in Sicilia. Il 23 maggio 1992, subito dopo la strage di Capaci, gli venne consegnata dal vice sovrintendente della polizia di Stato, Santo Catani, la borsa di Giovanni Falcone, una ventiquattrore in pelle, di cui successivamente non si avrà più notizia.

La Barbera e l’agenda rossa di Paolo Borsellino

Nel gennaio 1993 viene nominato dirigente generale di PS e trasferito alla Direzione centrale della polizia criminale, per tornare pochi mesi dopo a Palermo su incarico del Capo della Polizia Vincenzo Parisi per guidare il “gruppo d’indagine Falcone-Borsellino” della Polizia di Stato, creato appositamente per gestire le prime indagini sulle stragi di Capaci e di via D’Amelio del 1992, per poi essere nominato nel 1994 questore del capoluogo siciliano, coordinando in questa veste le indagini che portano all’arresto di pericolosi latitanti, come Giovanni Brusca e Pietro Aglieri.

Nel 1993 ha convinto inoltre a collaborare il falso pentito Vincenzo Scarantino, che portò ai processi sulla strage di via d’Amelio, le cui risultanze furono però completamente smentite diciassette anni dopo da Gaspare Spatuzza nel processo Borsellino quater[9][10], nella cui sentenza di primo grado i giudici hanno scritto che: «…[La Barbera ebbe un] ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia ed è stato altresì intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda rossa…»

Gli ultimi incarichi fino alla morte nel 2002

La Barbera rimase a Palermo fino al febbraio del 1997, quando arriva la nomina a questore di Napoli. Il 14 ottobre del 1999 divenne questore di Roma, dove resta fino al gennaio 2001. Da gennaio 2001, nominato prefetto dal Consiglio dei ministri, è a capo della Direzione centrale della polizia di prevenzione (l’ex Ucigos), da cui viene spostato il 3 agosto 2001 per un avviso di garanzia ricevuto dopo l’irruzione della polizia alla scuola Diaz durante il G8 di Genova, per andare alla vice direzione del CESIS, l’organo di coordinamento dei servizi d’intelligence. Durante il G8 di Genova decise l’assalto alla scuola Diaz insieme al questore di Genova Francesco Colucci, il capo del Servizio centrale operativo della Polizia Francesco Gratteri, e il dirigente dell’Ucigos Giovanni Luperi. La morte avvenne nella capitale il 12 dicembre 2002, c a causa di un tumore al cervello.

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