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La fatica della Democrazia

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La fatica della Democrazia

Giovanni Pizzo  |
domenica 25 Settembre 2022

Il rosatellum sembra un cilicio messo addosso agli elettori. Andare a votare diventa una fatica e l’astensione galoppa.

Certo che ce la mettono tutta per allontanarci dal voto. Già il clima non è buono, nessun quadro evolutivo, né sociale, né culturale. La società italiana sembra scivolare, in parte demograficamente, in parte culturalmente da decenni verso una regressione.

Il rosatellum, la legge elettorale con cui votiamo Camera e Senato, e quindi, fino a quando siamo una Repubblica parlamentare, anche il probabile ma non certo Governo, sembra un cilicio messo addosso agli elettori. Non puoi scegliere nulla e nessuno, devi farti il segno della croce e poi disegnarla, come una cambiale in bianco ad un simbolo in mano a qualcuno, che non conosci e nemmeno hai mai visto. Andare a votare diventa una fatica, la fatica della democrazia, e l’astensione galoppa.

Io per votare, perché votare è prima un dovere, una volta sanzionato, e poi un diritto, mi sono messo alla guida ed ho fatto molti tornanti, andando dal livello del mare a quota settecento, in paese, dove ho la residenza. Sono prima andato al bar sulla via principale, la main street si direbbe in America, ed ho sentito l’umore del Paese, che qui è un microcosmo.

È un paesino piccolo piccolo di montagna, e la Comunità si sente abbandonata, per cui il non voto o la protesta erano il cornetto, anzi il cannolo, siamo in un paese di origine albanese, tra un caffè e l’altro. Tra un sono tutti uguali, e il viva a Masianello. I discorsi più tecnici sono i soliti, settantunisti, cinquantunisti ed invidiati centocinquantunisti.

I forestali e gli RdC sono più della metà del paese. Pare che la sera prima il padre di un candidato alle regionali si sia portato un bel pezzo di paese a cena, soprattutto forestali. E pare che i ristoranti e le pizzerie, secondo i dati di categoria, in provincia abbiano fatturato assai in questo periodo.

Questo ci dimostra che il rapporto tra voto e sussistenza, tra pasta al forno e preferenza sua ancora molto forte in Sicilia. Di fatto sembra di essere a quarant’anni fa, nulla cambia e nulla evolve. Se qualcuno propone un tema, un contenuto, una proposta di legge viene guardato come un alieno o un “Fissa”, uno che poverino ci crede, che pensa che la politica debba dare risposte collettive a bisogni individuali e non viceversa.

Io mi prendo il caffè e ascolto senza sicumera o presunzione i discorsi, qualcuno mi riconosce e chiamandomi “Assessore” per incuria chiede il mio commento. Io mi astengo dicendo che ogni opinione e rispettabile basta che ci si rechi al voto. Che sarebbe meglio votare con la testa e non con la pancia ma che le budella sono meglio dell’astensione. Perché votare è un diritto fragile, e non è detto che sia durevole.

Poi mi reco al seggio e vedo sto lenzuoli che mi fanno capire che tra la prima e la seconda Repubblica i partiti sono triplicati. Un successone. Abbiamo cambiato più leggi elettorali e partiti che scarpe in questi anni.

La vita sociale, economica e culturale italiana è migliorata? No. Ecco perché si autogiustifica quello che va a mangiare un piatto di pasta in cambio di una preferenza. Reputa non fungibile il suo vuoto e lo può scambiare per poco.

Cosi è se vi pare.

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