La missione di Rosaria Cascio: “Proseguire nel solco del metodo da lui individuato” - QdS

La missione di Rosaria Cascio: “Proseguire nel solco del metodo da lui individuato”

redazione

La missione di Rosaria Cascio: “Proseguire nel solco del metodo da lui individuato”

venerdì 15 Settembre 2023

Parla la docente del Regina Margherita che fu sua allieva

Rosaria Cascio insegna materie letterarie nel Liceo Regina Margherita di Palermo. Allieva di don Pino, negli anni ha analizzato e studiato il metodo socio-pedagogico di don Pino Puglisi e di applicarlo nel suo quotidiano d’insegnante. Ne ha parlato al QdS, in occasione del XXX° anniversario della sua morte.

A quando risale il suo incontro con don Pino?
“Lo incontrai quando, nel 1978, don Pino lasciò la parrocchia di Godrano per venire a insegnare religione a Palermo, al Vittorio Emanuele II. Per lui era il primo anno d’insegnamento e per me il primo anno di scuola superiore. Contemporaneamente assunse l’incarico di direttore del centro diocesano delle Vocazioni. Da quel 1978 don Pino diventò un riferimento per me e per il mio operato. Dopo la sua morte, nel tempo, ho scritto diversi libri su di lui perché ho cercato di individuare il suo metodo. Non è tanto importante far conoscere don Pino per mera conoscenza ma proseguire sul solco del metodo da lui individuato e che è stato considerato pericoloso dalla mafia. L’ho studiato, ne ho scritto e oggi lo applico da insegnante all’interno della scuola in cui insegno”.

Qual era la situazione della chiesa a Palermo in quegli anni ’90?
“In quegli anni vanno a compimento diverse iniziative legate alle parrocchie sollecitate e sostenute dai parroci, tutti figli del periodo precedente, quello in cui il cardinale Pappalardo aveva più volte urlato contro la mafia e lo Stato assente e latitante nei quartieri difficili della nostra città. Questa sua posizione aveva dato tanta speranza a quelli che poi saranno etichettati come preti sociali, tra questi don Domenico Galizzi allo Zen, don Cosimo Scordato nella parrocchia di San Saverio all’Albergheria, don Baldassarre Meli al Santa Chiara, don La Rosa che operava al Capo e, prima di don Pino, don Rosario Giuè a Brancaccio. Tutti questo sacerdoti avevano proposto nei loro territori operazioni talmente dirompenti che la stessa amministrazione comunale sostenne economicamente 11 centro sociali dislocati nei quartieri più difficili della città. È in questo ambiente e clima che don Pino cresce e matura la sua posizione. Quando diventerà parroco a Brancaccio, nel 1990, don Pino ereditò da don Giuè quanto lui aveva iniziato, in quel territorio, un territorio in cui si contava un morto al giorno e l’impossibilità di condurre a vivere una vita degna di questo nome. Don Pino non era un ‘prete solo’ o un eroe solitario, come spesso è definito perché proprio la Chiesa in quegli anni, e forse prima dello Stato, aveva iniziato a fare la differenza. Don Puglisi era un uomo, non una figura mitologica, un uomo con i piedi per terra e che è riuscito ad alimentare quel terreno fertile che aveva trovato”.

Cosa significa per lei aprire la porta dell’aula per restituire l’eredità socio-pedagogica ai tuoi ragazzi?
“Anche i doni devono essere coltivati e per per questo, ho cercato di capire l’operato di don Pino per metterlo in pratica in una società in continua mutazione e che oggi è molto diversa da quella in cui viveva don Pino. Sento la responsabilità di essere testimone di questi valori, la responsabilità di essere esempio con i miei ragazzi ho realizzato alcuni libri che parlano di don Pinoi. Sempre con loro ho avviato un’iniziativa al passo con i tempi, per poterli far esprimere con il loro linguaggio, non con il mio. Si tratta di un podcast, uno strumento che ben si adatta al loro rapporto con le nuove tecnologie e i loro modelli di fruizione dei nuovi contenuti. Questo ci ha permesso di affrontare anche temi complessi, come ad esempio l’Agenda 2030, che costituisce il nuovo quadro di riferimento per lo sviluppo sostenibile, gli ha permesso di comprendere e parlare di argomenti anche attuali come gli incendi a Palermo, l’economia circolare, i diritti costituzionali e le mafie”.

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