La Pasqua e l’uovo - QdS

La Pasqua e l’uovo

Antonino Lo Re

La Pasqua e l’uovo

Giuseppe Sciacca  |
mercoledì 05 Aprile 2023

La ricorrenza ricorda sia il passaggio dell’Angelo della Morte che uccise tutti i primogeniti egiziani, sia la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù in Egitto

Quest’anno Pesach, la Pasqua ebraica, sarà festeggiata in tutto il mondo , anche nelle nazioni che la guerra attualmente incorso insanguina, dal 5 al 13 aprile. Pesach letteralmente significa passaggio. Infatti la ricorrenza ricorda sia il passaggio dell’Angelo della Morte che uccise tutti i primogeniti egiziani, sia la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù in Egitto e quindi il passaggio verso la libertà. In ogni paese in cui vivono degli ebrei, sin dall’origine dei tempi, durante le due prime sere, si svolge una cena rituale, secondo i dettami biblici, che si chiama “Seder”, che letteralmente significa ordine, in cui tra le attività rituali primeggia  la lettura dell’ Haggaddah (letteralmente Narrazione) , che rievoca la prodigiosa liberazione degli israeliti dalla tirannide del faraone, con il passaggio tra le acque del Mar Rosso (Esodo 13:!7- 14:29) che tornarono a rinchiudersi , subito dopo, sui cavalieri egiziani, che a bordo dei loro carri da guerra li stavano inseguendo. In queste serate  a ciascuno dei cibi che vengono portati in tavola, é affidato il compito di parlare al cuore dei  commensali ed anche di ogni uomo che a quella cena prende parte solo idealmente. Il pane, primo alimento del desco,  secondo il dettame della Torah (Bibbia ebraica) deve essere azimo, in quanto gli ebrei, appena liberati, non ebbero il tempo di farlo lievitare, riuscirono a malapena ad infornarlo di tutta fretta ed in ricordo di ciò, durante gli otto giorni della festa, è vietato cibarsi di qualsiasi alimento lievitato.  

La zampa dell’agnello arrosto è egualmente un simbolo ricco di significati, giacchè per un verso ricorda quell’agnello sacrificato con il cui sangue furono segnati gli stipiti delle porte delle case degli ebrei, affinchè l’angelo della morte passasse innanzi,  senza uccidere i figli primogeniti. E’ allo stesso tempo, anche, il pasto che Dio comandò di consumare prima di intraprendere il lungo viaggio per attraversare il deserto. L’uccisione dell’agnello è, in capo ad ogni cosa, il primo gesto di ribellione degli ebrei contro gli egiziani, giacchè per la religione di  questi ultimi l’ovino era animale sacro, che non poteva essere mangiato. Vanno pure portate in tavola delle erbe amare (Maror) per ricordare l’amarezza della schiavitù, a cui si abbinano dei gambi di sedano (Karpas) che vanno mangiati intingendoli nell’aceto o in acqua salata per ricordare le lacrime versate durante gli interminabili quattrocento anni trascorsi in Egitto. Ed ancora il Charosetth , un impasto assai dolce di datteri, noci, mandorle ed altra frutta secca, che simboleggia la malta con cui gli ebrei fabbricavano per il faraone, i mattoni nel corso della loro cattività egiziana.

Ed infine l’uovo sodo, per un verso simbolo della potenzialità della vita, con il suo perimetro tondeggiante, non ha inizio e fine, simboleggia il succedersi delle generazioni in cui la trasmissione degli insegnamenti da luogo ad una immortalità del pensiero e delle tradizioni. L’uovo è allo stesso tempo simbolo di lutto in quanto ricordo della morte dei primogeniti egiziani per mano dell’Angelo della Morte, vittime innocenti di una storia che doveva avere il suo corso, come vittime innocenti, oggi, sono i soldati ed i civili che la guerra nell’ Ucraina  genera da una parte e dall’altra.

Quest’anno all’uovo simbolo di lutto, offerto come cibo, in una tavola gioiosa e di grande festa viene affidato il compito di testimoniare, sui due opposti fronti, ancora una volta, la crudezza innaturale della morte data dall’uomo ad un altro uomo. Questo alimento che tradizionalmente, nel corso del banchetto di Pesach, viene principalmente offerto ai primogeniti, per ricordar loro che sono scampati alla decima piaga dell’ Angelo delle Morte e  per effetto del conflitto bellico in corso,  assume su entrambi i versanti del conflitto, in cui è presente popolazione ebraica, la valenza di un vibrante  messaggio universale. La tradizione ricorda che quando la decima piaga venne annunciata, i primogeniti egiziani si sollevarono nei confronti dei loro padri , in quanto presi dal panico della minaccia di morte, chiesero che i genitori si adoperassero presso il faraone affinchè liberasse gli ebrei. Quindi vi furono figli contro padri, egiziani contro egiziani.

Un messaggio che ancor oggi é attuale nella Russia di Putin e in realtà del tutto laiche, ovunque vi è dissenso. Se l’uscita dall’Egitto viene ricordata dalla tradizione come un fatto miracoloso in cui è presente la mano di Dio, é pur vero che  non è mancata l’opera determinata e determinante dell’uomo, nel caso di specie dei poveri schiavi ebrei. Da questo archetipo, oggi, dalla tavola variopinta di Pesach, si leva un messaggio di determinazione per un passaggio verso la libertà e la pace che può, infine, trovarsi solo negli ambiti in cui si muovono ed operano le diplomazie internazionali e non sugli scenari in cui sono protagoniste le armi.  Messaggio che é assolutamente coerente con l’essenza di Pesach, liberazione dei più deboli dall’oppressione e dagli abusi dei più forti. 

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