La prevalenza dell'insulso - QdS

La prevalenza dell’insulso

Pino Grimaldi

La prevalenza dell’insulso

sabato 07 Dicembre 2019

E’ in costante aumento. Non risparmia alcuno nell’usarlo. Più mastodontico, più incanta. Meno logico, più affascina. Specchio della società di fine ventesimo ed inizio ventunesimo secolo con sovraffollamento comunicativo che sta rendendo schizofrenico l’umano che si allunga nel suo tempo esistenziale, ma è sempre più confuso ed inabile a reagire. Causa: l’insulsaggine.

Le fanno eco giornali, tv, media in genere; si salva la radio che finirà con ritornare ad essere l’unico mezzo di comunicazione valida come all’inizio del secolo scorso.

Gli utilizzatori dell’insulso hanno buone ragioni – in apparenza – in loro favore. Va detto tutto: così non facendo si impedisce il giudizio del popolo che in quanto sovrano deve saperne una in più dei suoi corpi intermedi e prima che essi sappiano ufficialmente. Onde in tanti ad elogiare le soffiate dei vari organi ed apparati di una nazione-stato fatte giungere a chi ne è altoparlante evitandone insabbiamento o censura vera e propria. Non una grinza.

I denigratori eccepiscono che il pettegolezzo e le opinabili news, molte volte false, sono all’origine di una perdita di tempo degli organi preposti al controllo, costrette a cadere nella trappola, con difficoltà a distinguere rapidamente loglio dal grano. Ne deriva perdita di fiducia negli organi di mediazione culturale e nella magistratura che – capita – si impelaga in processi che, non certo con adeguata velocità, tengono nel limbo (si fa per dire) del giudizio persone innocenti incappate in uno dei tanti gossip.

Traslando nella società l’insulso, ne deriva un sentimento di odio che ha, sì sempre, come alternativa l’amore ma che su questo prevale come difesa dell’individuo dinanzi a fatti o revisioni che appaiono per l’umanità offensivi della sua dignità . E se per la cronaca si riesce ad avere un beneficio di inventario – anche se la cronaca vera asciutta ed informativa è ormai di fatto obsoleta – per i fatti del passato che come araba fenice ciclicamente vengono alla luce, il problema è ancor più grave perché essi vengono a volte manipolati altre volte consacrati o dissacrati a secondo della tesi che il restauratore vuole dimostrare. E che hanno placet o non – con ricorso a codici e pandette – quasi a minare la libertà di espressione ed il libero contestualizzare l’evento, vecchio a volte di secoli, ai tempi in cui è avvenuto.

Il celebre cantante Placido Domingo (77anni) si è visto accusare da alcune donne di molestie ed abuso di potere verificatisi più di 30 anni fa.
Dichiaratosi estraneo ai fatti addebitategli, in Europa non ha avuto problemi. Negli Usa gli hanno tagliato in tronco scritture ed incarichi musicali a Los Angeles, Dallas, New York (Metropolitan), Philadelphia.

Suo commento in una intervista a “Corsera”: “Chi mi conosce sa che non sono tipo che intenzionalmente farebbe male, offenderebbe o metterebbe in imbarazzo alcuno. Comunque riconosco che le regole e gli standard con cui siamo misurati oggi sono molto differenti da quelli del passato”.

Ad esser saggi ci si può indovinare.

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