La “sapienza” spesso è un elenco di definizioni - QdS

La “sapienza” spesso è un elenco di definizioni

Carlo Alberto Tregua

La “sapienza” spesso è un elenco di definizioni

giovedì 07 Marzo 2024

Sapete, ci sono i cosiddetti sapientoni, ovvero quelli denominati “signori so tutto”. Ma, parafrasando George Bernard Shaw, ricordiamo che coloro i quali si credono specialisti di qualcosa “sanno tutto di nulla”.
Il sapere, ecco la vera ricchezza di ogni persona perché via via che si acquisisce fa diminuire, seppur di poco, l’immensa ignoranza di cui siamo dotati/e quando nasciamo.
Ed è questa la vera cancrena dei nostri giorni: l’ignoranza. Essa si è diffusa a macchia d’olio perché, paradossalmente, man mano che è aumentata l’informazione per l’estensione planetaria delle reti digitali, essa non è diminuita.

La questione non è posta all’ordine del giorno perché vi è una sorta di gara a chi ne sa di più, il che non sarebbe male. Il guaio, invece, è che non aumenta il sapere attraverso le reti immateriali – anche se esse viaggiano sui cavi – ma aumenta l’informazione a spot, a punti.
Dov’è il male? Che mancando la conoscenza delle regole per metterli insieme, essi costituiscono un “non sapere”.

Ricordiamo che vi è stato un grande pensatore ventiquattro secoli fa che scrisse: “So di non sapere”, nonostante le sue immense conoscenze e soprattutto la sua grande capacità di elaborarle.
È vero che ai nostri giorni le conoscenze si sono moltiplicate in maniera esponenziale, perché oggi le elaborazioni possono contare su miliardi o centinaia di miliardi di operazioni in secondi. Ma è anche vero che l’indirizzo di tali operazioni dev’essere dato dalla mente umana.

Ecco perché siamo fra i pochi – per quello che vale – a non avere grande preoccupazione o timore dell’intelligenza artificiale. Essa potrà imitare il cervello umano e scrivere articoli perfetti come se fossero realizzati dalla persona umana, ma restano ugualmente elaborati freddi, senz’anima. Quell’anima che invece è proprio l’ingrediente che la mente umana mette in tutte le cose che fa.
Questa opinione potrà essere verificata fra dieci o venti anni, quando noi non ci saremo e, quindi, anche in questo caso, “ai posteri l’ardua sentenza”.

In ogni caso le preoccupazioni che i software possano prendere la mano ai propri creatori e creatrici ci sembra fuor di luogo.

Dunque, si potrebbe dire che la “sapienza” è spesso un elenco di definizioni, ma non ci sembra corretta questa sorta di eguaglianza perché le definizioni, quando si sommano, potrebbero non integrarsi e, quindi, non esprimere un senso comune. Per cui chi viaggia emettendo sentenze, quasi mai esprime sapienza.

Il tema che trattiamo oggi non è facile perché costituisce forse l’elemento più importante della nostra era, forse di tutto questo ventunesimo secolo. Certo è che, continuando con questo ritmo evolutivo, chi arriverà alla fine dello stesso si troverà in un mondo profondamente diverso – oltre che da un punto di vista ambientale – perché il ritmo di crescita del sapere è progressivo, non proporzionale.
Se pensiamo all’evoluzione che vi è stata nell’informazione da quando è scoppiata l’era digitale, solo da qualche decennio, ci rendiamo conto di questa progressività.
Per fortuna dell’umanità, oggi le informazioni arrivano in tutto il mondo, anche nei punti più sperduti della Terra.

L’informazione, come si scriveva, non vuol dire sapienza o sapere e oggi i tesori più importanti, le materie prime fondamentali, non sono più l’oro o il litio, bensì i dati. Infatti, chi li possiede è in condizione di influenzare i popoli, che vengono gestiti attraverso i loro Governi, i quali a loro volta sono manovrati dai centri di potere, palesi o occulti, non controllabili e non controllati.

Ian Fleming, il famoso autore di 007, inventò una sorta di associazione mondiale che denominò Spectre, la quale, appunto, voleva indirizzare il mondo attraverso il controllo dei Governi. Poi finì male perché 007, interpretato da Sean Connery, alla fine doveva vincere sempre. Ma l’idea non è balzana, anche se non è mai stata provata e forse mai lo sarà.
Come si può lottare l’ignoto? Appunto con la conoscenza, col sapere e con la sapienza, che deve poggiarsi sempre sui valori etici di tutti i tempi, immutabili e che sono i binari su cui dovrebbe correre il treno dell’umanità.

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