La second hand economy piace agli italiani

La second hand economy piace agli italiani: è sostenibile e conveniente

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La second hand economy piace agli italiani: è sostenibile e conveniente

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martedì 26 Aprile 2022

Secondo i dati dell’Osservatorio Second Hand Economy di Bva Doxa sempre più utenti scelgono la compravendita dell'usato online. Le ragioni sono d'ordine economico e legate alla tutela dell'ambiente

L’usato piace agli italiani. Nel 2021 la second hand economy conferma di essere entrata a tutti gli effetti tra i comportamenti di consumo abituali degli Italiani. E questo soprattutto grazie al boost del digitale che contribuisce a rendere questa forma di compravendita più assimilabile all’esperienza del percorso d’acquisto dell’e-commerce.

23 milioni di italiani hanno scelto l’usato nel 2021

Sono infatti quasi 23 milioni gli italiani che hanno scelto questa forma di economia circolare e il 66% di chi ha comprato ha guardato alla second hand come primo canale di riferimento, dimostrando, specialmente per le vendite, in crescita rispetto all’anno precedente, di considerare questa modalità come un modo intelligente e smart di fare spazio, dare valore agli oggetti e guadagnare. Il tutto all’insegna della sostenibilità, che rimane il primo valore di riferimento dell’economia dell’usato (54%).

I dati emergono dall’ottava edizione dell’Osservatorio Second Hand Economy condotto da Bva Doxa per la piattaforma Subito che ha analizzato comportamenti e motivazioni degli italiani rispetto alla compravendita dell’usato.

L’usato genera 24 miliardi di euro, 1,4% del Pil

La second hand in Italia nel 2021 ha generato un valore economico di 24 miliardi di euro, pari all’1,4% del Pil nazionale. La spinta più significativa deriva dal volume degli affari online che costituisce quasi il 50% del totale (49%) ed è passato da 5,4 miliardi di euro nel 2014 a 11,8 nel 2021, con una crescita netta di 1 miliardo di euro anno su anno. È quindi proprio grazie all’online che il valore totale della second hand nel 2021 è tornato a livelli pre-pandemia (24 miliardi nel 2019, 23 nel 2020).

L’usato è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili

La second hand mantiene il terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%), con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 per Laureati (68%), Gen Z (66%), 35-44 anni (70%) e Famiglie con bambini (68%). Il mercato dell’usato cresce principalmente grazie al digitale perché offre un’esperienza d’acquisto sempre più simile a quella dell’’e-commerce, rispondendo alle mutate esigenze dei consumatori. L’online, infatti, costituisce quasi il 50% del volume d’affari totale, passando dai 5,4 miliardi di euro del 2014 agli 11,8 del 2021, con una crescita netta di 1 miliardo di euro anno su anno.

Perché si sceglie l’usato? Perché è sostenibile e circolare

Sul podio dei valori di riferimento associati al mondo dell’usato troviamo: è una scelta sostenibile (54%); permette di dare una seconda vita agli oggetti (50%); è un modo intelligente di fare economia circolare (48%). Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020) che si attesta al primo posto, segue l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e il podio si chiude con la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia che rende molti oggetti più accessibili (43%).

Perché si vende? Per guadagnare e fare decluttering

Perché invece si vende l’usato? Per chi vende la prima motivazione, per ben il 79% degli intervistati, è liberarsi da oggetti che non si usano più, seguita dal riuso e all’essere contro gli sprechi (44%) mentre per il 39% dei rispondenti si vende usato per guadagnare. Nel 2021 le principali motivazioni che hanno portato alla compravendita di usato sembrano essere di ordine pratico, legate al risparmio/guadagno e all’idea di fare spazio.

A tale proposito, dopo due anni di forte cambiamento e incertezza, il decluttering assume anche un aspetto ‘emotivo, diventando un modo per fare pulizie nella mente e nel cuore, disfandosi di oggetti che ancorano al passato, con benefici in termini di guadagno, leggerezza e proiezione verso il futuro.

Nonostante questo, si mantiene comunque salda l’associazione della second hand alla sostenibilità e alla volontà di ridurre gli sprechi. Dopo due anni di incertezze dovute alla pandemia e con una guerra in Europa, le persone ricercano nei consumi e, in particolare nella compravendita di usato, risposte a bisogni pratici forse a discapito dell’aspetto più ludico e gratificante della ricerca del pezzo unico o dello sfizio; inoltre, sembrano associare sempre più a questo comportamento valori forti legati al rispetto per l’ambiente e alla consapevolezza del proprio impatto ridotto grazie all’economia circolare.

A spingere la second hand economy è l’online

Ben il 69% di chi ha comprato e venduto oggetti usati, infatti, lo ha fatto attraverso questo canale perché più veloce (49%), offre una scelta più ampia (43%) e consente di fare tutto comodamente da casa (41%). Dal 2014 al 2021, cresce dal 30% al 70% il numero di chi si rivolge all’online per acquistare mentre chi vende passa dal 45% al 72% attestando una crescita sia in termini assoluti sia di frequenza.

In particolare, nel 2021 l’online supera l’offline anche come canale più utilizzato per l’acquisto, mentre per la vendita era già assestato e in maniera cross target. La second hand non è una scelta occasionale o esperienza isolata. La frequenza della compravendita di usato continua a crescere insieme al numero di oggetti comprati e venduti.

Dall’Osservatorio emerge che Il 72% di chi ha acquistato e il 69% di chi ha venduto lo fa almeno una volta ogni 6 mesi. Inoltre, il 72% di acquirenti e il 76% di venditori dichiara di avere comprato almeno lo stesso numero di oggetti dell’anno precedente. In pratica una volta scoperto questo mercato e sperimentata l’immediatezza e la facilità di utilizzo, fare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone (15% nel 2021).

Il podio delle regioni dove l’usato conta di più

Sul podio delle regioni in cui l’economia dell’usato genera più valore ci sono: Lazio (3,4 mld di euro), Lombardia (3,3 mld) Campania (2,4 mld).  Osservando la classifica delle prime cinque regioni dove si è guadagnato di più della media nazionale di 1.121 euro nel 2021, troviamo: Campania (1.625 euro); Veneto (1.383); Lombardia (1.339); Toscana (1.208) e Piemonte (1.147)

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