La Sicilia affonda “Facimme ammuino” - QdS

La Sicilia affonda “Facimme ammuino”

Carlo Alberto Tregua

La Sicilia affonda “Facimme ammuino”

martedì 31 Agosto 2021

Ribaltare il modo di governare

Nel libro pubblicato nel 1966, “A ciascuno il suo”, Leonardo Sciascia scriveva: “Mezzo milione di emigrati… L’agricoltura completamente abbandonata… Le zolfare chiuse e sul punto di chiudere le saline… Gli Istituti regionali che folleggiano… Il Governo che ci lascia cuocere nel nostro brodo… Stiamo affondando, amico mio, stiamo affondando”.

Sono passati cinquantacinque anni e quel testo è ancora attuale, anche perché chi ha governato la Sicilia in tutto questo periodo, non solo il presidente della Regione, ma l’intera classe politica, ha adottato quello che faceva la marineria borbonica e cioé: “Facimme ammuino”. Significa che quelli di prora passano a poppa, quelli di poppa passano a prora, chi sta nei piani inferiori sale sopra e chi sta sopra scende sotto.

Questo turbinio di movimenti, ovviamente, non ha mai prodotto alcun risultato e la nostra Regione – una delle più belle e più ricche tra i tesori dell’Europa – ancora occupa gli ultimi posti nelle graduatorie europee per ricchezza, occupazione, mantenimento del territorio, infrastrutture e per tante altre questioni che più volte abbiamo elencato.

La situazione è grave, ma non seria, citava Ennio Flaiano.
Il Documento regionale di economia e finanza 2022/2024 dipinge una situazione irreale e prospetta un percorso triennale che difficilmente potrà essere realizzato. Sul Documento torneremo prossimamente, ma intanto possiamo anticipare che esso non ispira alcuna fiducia perché i suoi fratelli, approvati nei decenni precedenti e che prevedevano mirabilie, sono miseramente falliti in quanto non attuati.

La nostra Regione è stata governata per decenni da fanfaroni, incompetenti, incoscienti, gente che non ha mai capito il dovere del proprio compito che era quello di fare sviluppare la nostra Isola.
Questo Giornale non è un tribunale e non emette sentenze. Si limita più modestamente a citare indici, numeri, fatti, perché la verità è basata sugli stessi e non sulle fandonie.

La verità ci dice che il reddito medio di ogni siciliano è la metà di quello di ogni lombardo. La verità ci dice che la disoccupazione in Sicilia, soprattutto quella giovanile, è doppia rispetto a quella lombarda.

La verità ci dice che il sistema autostradale, di competenza di Cas e Anas, è in uno stato pietoso, fortemente sottodimensionato. Per costruire nuove strade statali a doppia carreggiata o riparare le autostrade esistenti, ci vogliono decenni: la superstrada Catania-Ragusa, ferma da dieci anni; il completamento della Siracusa-Gela, lontano dalla conclusione; la Nord-Sud, cioé dal Tirreno al Mediterraneo, di cui sono in esercizio una ventina di chilometri. E ancora: il completamento dell’anello autostradale da Gela a Castelvetrano.

Non parliamo delle linee ferroviarie, molte delle quali sono a binario unico e spesso non elettrificate.

Vi è il tremendo problema dei rifiuti che si continuano ad accatastare a cielo aperto. Nessun presidente della Regione è stato capace di contrastare interessi occulti (ma non tanto) dei gestori delle discariche e fare insediare i termocombustori, com’è avvenuto in tutta l’Italia del Nord.

La burocrazia regionale è il cancro della Sicilia, ma non perché i dirigenti e i dipendenti siano persone cattive, tutt’altro; perché manca il Piano organizzativo dei servizi (POS) e, in subordine, il Piano del fabbisogno delle figure professionali e lavorative competenti necessarie per metterlo in atto. Il Piano organizzativo dei servizi prevedrebbe l’inserimento dei fondamentali principi etici e cioé responsabilità, merito e produttività.

E poi, un sistema di controllo automatico sui veri risultati raffrontati con gli obiettivi, cadenzati in un cronoprogramma tassativo.
Qualche lettore potrà ricordare che queste cose le scriviamo da decenni. Restano inascoltate dal ceto politico e istituzionale perché non c’è la convenienza a metterle sul campo.

Qual è la causa? Il sistema clientelare e di raccolta del consenso basato sul favore e non sul merito.

Vorremmo che qualcuno citasse, a mo’ d’esempio, quanti illustri presidenti o assessori regionali si sono avvicendati in nei decenni. Scorsi come l’acqua dei fiumi.

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