La solitudine di Putin - QdS

La solitudine di Putin

redazione

La solitudine di Putin

Stefano Modena  |
venerdì 13 Gennaio 2023

Il presidente russo, solo, tremendamente solo, con la faccia stanca e triste

In occasione del Natale Ortodosso i circuiti internazionali hanno mostrato le immagini di Vladimir Putin che assiste alla messa. Il presidente russo, solo, tremendamente solo, con la faccia stanca e triste, trasmetteva una sensazione di sfiducia e impotenza, la consapevolezza del pasticcio in cui si è cacciato, senza più sapere in che modo uscirne, e del vaso di Pandora che ha scoperchiato.

Il suo dramma sta nel fatto che non ha alternative, può solo continuare a mandare al massacro i suoi ragazzi, sperando che gli americani si stufino di sostenere Kiev e, a caro prezzo, conquistare almeno un pezzo dell’Ucraina. E deve farlo anche abbastanza in fretta, prima che l’establishment russo decida che è arrivato il momento di trovare qualcuno più adatto di lui a gestire il problema.

Putin si trova stretto tra i “falchi”, la maggioranza, che spingono verso un’escalation militare, fino a minacciare l’utilizzo di testate nucleari, e le “colombe”, minoranza esigua ma importante, che vorrebbe la fine della guerra per ricominciare a fare ottimi affari con gli occidentali. Molte “colombe” sono volate dalla finestra, e si sono schiantate al suolo, le altre si sono rintanate in attesa di tempi migliori. Nel caso la leadership Russa decidesse di cambiare politica lo schema classico è dare tutta la colpa al capo, ma Putin continua a godere di un grande sostegno.

È interprete di ciò che la Russia vuole, la guerra per la sua sicurezza, non impone una linea personale. Comunque non si fida di nessuno, tiene tutti a debita distanza, sia in ufficio che in chiesa. Una solitudine che stride con i cori delle chiese di Kiev, sotto le bombe. In fondo quello che ci resta è l’immagine di un pover’uomo che voleva passare alla storia per aver ridato lustro alla Russia e, invece di essere osannato dall’intero popolo si ritrova a fare gesti rituali a cui non crede neanche un po’. O forse sì, perché chi altri potrebbe pregare per mantenere ciò a cui più tiene: il potere personale.

Stefano Modena
Consulente di corporate governance

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