L’agnello sacrificale - QdS

L’agnello sacrificale

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L’agnello sacrificale

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 09 Novembre 2022

Gianfranco ha carisma, e se lo mettono nell’angolo molla la sua proverbiale pigrizia, spegne il televisore collegato sulla sua Juventus, e ricomincia a costruire gruppi politici, uno alla volta

La resurrezione del destra-centro in Sicilia ha un agnello sacrificale. Si chiama Gianfranco Miccichè, il rais del centrodestra classico, quello del 61-0, di tante battaglie vinte sul campo siciliano da pluricoordinatore di Forza Italia. Pur avendo portato il partito in Sicilia allo stesso livello della corazzata meloniana, il suo partito, nella persona di Renato Schifani, gli ha comunicato che non hanno più bisogno di lui.

Se ne vada a Roma, al Senato, la presidenza, con stanza e segreteria, di una commissione gliela darebbero, basta che si tolga dagli zebedei. Lui aveva addirittura proposto di fare l’assessore, una diminuitio per uno come lui, ma niente non ne vogliono sentire parlare, troppo ingombrante un Assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana.

Ogni sera parlerebbe da un teatro greco diverso, organizzerebbe mostre avanguardiste trasversali, romperebbe il silenzio, non si sa quanto operoso, di una giunta felpata come non mai.

Miccichè di andare a Roma, e dunque perdere la poltrona di capo di Forza Italia nell’isola, in questa maniera non ne vuol sapere. Sembra schierato sul Piave. Già un’altra volta lo fecero fuori da capo di Forza Italia in Sicilia. Quella volta fu Alfano lo spodestatore, e non è detto che non ci abbia messo lo zampino anche stavolta, intanto si è preso un appalto di prestigio con il suo gruppo San Donato, e punta ad allargare la sfera d’influenza sulla Sanità. Ecco perché la lotta è sull’assessore alla Salute in questo momento. Se non si taglia questo nodo gordiano la giunta non nasce. E l’ex Presidente dell’Assemblea Regionale è l’ostacolo da rimuovere.

Miccichè è uno di quelli che lasciare ferito in giro è pericoloso. Già una volta spaccò il PdL, e fondò PdL Sicilia, e a seguire Grande Sud.

Gianfranco ha carisma, e se lo mettono nell’angolo molla la sua proverbiale pigrizia, spegne il televisore collegato sulla sua Juventus, e ricomincia a costruire gruppi politici, uno alla volta. Tanto c’è sempre un secondo tempo, i vincitori di oggi sono quelli che possono incontrare difficoltà domani, i carri dei vincitori prima attirano seguaci che poi spesso si trasformano in delusi, e tra i moderati cresce un rastrello di delusioni e disincanti, si chiama Terzo Polo.

Giovanni Pizzo

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