Sommerso ed evasione Governo impotente - QdS

Sommerso ed evasione Governo impotente

Carlo Alberto Tregua

Sommerso ed evasione Governo impotente

giovedì 26 Ottobre 2023

Sommerso 190 mld, evasione fiscale 100 mld, 10,5% del Pil

L’Istat ha accertato che l’economia sommersa viaggia intorno ai 192 miliardi, mentre l’evasione da più parti è stimata in 100 miliardi, di cui una quota importante è il mancato gettito dell’Iva, ma anche dell’Irpef e dell’Ires.

I due fenomeni negativi – sommerso ed evasione – vanno a braccetto perché è proprio l’economia “in nero” che produce evasione, seppure non si sappia bene quale sia la madre e quale la figlia perché ambedue vengono generate da cittadini/e che frodano lo Stato e “fregano” gli altri concittadini/e, che invece pagano tutte le imposte e i cui redditi o giri d’affari sono evidenti, contribuendo al Pil.

Che significa l’economia sommersa di 192 miliardi? Significa che il nostro Pil, se essa emergesse, aumenterebbe di pari cifra. Ulteriore conseguenza positiva sarebbe l’introito delle imposte e quindi maggiori entrate e, per conseguenza, il taglio degli interessi sul debito pubblico, che così diminuirebbe fortemente.

Ora, è vero che la Guardia di finanza compie ogni sforzo per abbattere l’evasione e rintracciare l’economia sommersa, ma è anche vero che un Corpo di appena sessantamila persone è insufficiente a questo improbo compito. Un Governo che volesse tentare di risolvere almeno in parte questi due enormi problemi, dovrebbe non solo incrementare il numero delle unità della GdF, ma anche aumentare le loro retribuzioni e possibilmente stabilire premi di risultato.

Non dobbiamo dimenticare che i sistemi informatici stanno favorendo sommerso ed evasione perché sono sempre più sofisticati e avanzati rispetto ai sistemi di controllo, che sono più lenti nella loro evoluzione.

Vi è anche l’Agenzia delle Entrate -Riscossione, che a tavolino dovrebbe scovare tutte le posizioni economiche sospette che non danno luogo a redditi dichiarati e per conseguenza al pagamento delle relative imposte.
L’Agenzia delle Entrate, diretta dall’ottimo Ernesto Maria Ruffini, sta cercando di completare la sua digitalizzazione, che consentirà attraverso l’esplorazione di centinaia di banche dati di far emergere, come prima si scriveva, tutte le posizioni fiscali sospette di cittadini/e professionisti/e e imprese.

Quello che non viene scritto nei mass media è l’enorme evasione contributiva che l’Inps non riesce a snidare.
A suo tempo è stato istituito l’Istituto nazionale del lavoro (INL), nel quale si trovano gli ispettori del lavoro che dovrebbero essere in giro da mattina a sera, l’intera settimana. Però il loro numero è insufficiente e al suo interno la digitalizzazione non è stata completata. Anche in questo caso le indagini dovrebbero essere fatte al computer per snidare tutte le posizioni sospette e quindi inviare i propri ispettori quasi a colpo sicuro.

L’Inps ha circa 25 mila unità, che costano 1,6 miliardi; ha crediti per 156 miliardi; eroga le pensioni agli aventi diritto, ma soprattutto ha accumulato crediti cospicui che non riesce a incassare, per cui all’evasione contributiva si somma questa massa enorme di crediti ormai invecchiati anche di decenni.
I media dovrebbero porre più attenzione a questa evasione che si somma a quella fiscale.

L’evasione indicata dall’Istat è all’incirca il 10,5 per cento per Pil: immaginate quante risorse avrebbe a disposizione il Governo se solo potesse incassare la metà della imposte che – ripetiamo – i/le cittadini/e non pagano.
Dal che si deduce che vi è un’inefficienza nella capacità di scovare gli evasori fiscali e contributivi che vengono “protetti” da leggi contorte, confuse, sovrapposte, le quali favoriscono oltre ogni modo i due fenomeni in rassegna oggi.

Non sappiamo se tali leggi, tra l’altro lacunose, siano scritte appositamente in questo modo, ovvero se esse siano frutto di incompetenza e/o di ignoranza professionale. È soprattutto stomachevole il meccanismo di richiamo di articoli e commi di altre leggi che creano confusione non solo nella lettura, ma anche nell’interpretazione e nell’applicazione da parte dei giudici, spesso in gravi difficoltà.

La normativa italiana è fra le peggiori d’Europa, ma non sembra che la tecnica di formulazione sia in programma di subire una modifica. Cosicché tutto rimarrà nebuloso. A pro degli evasori.

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